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Abruzzo, economia: per il Cresa rallenta la flessione delle imprese manifatturiere

Abruzzo, economia: per il Cresa rallenta la flessione delle imprese manifatturiere

L’AQUILA, 10 aprile – L’andamento congiunturale delle imprese manifatturiere abruzzesi durante il 2017 è stato parzialmente incoraggiante, in quanto è rallentata la flessione delle imprese attive e le esportazioni hanno mostrato risultati positivi. E’ quanto emerge dai dati elaborati dal Cresa nell’ultimo fascicolo relativo alla congiuntura economica abruzzese e dal quale emerge come nonostante nel 2017 le imprese attive abbiano registrato risultati congiunturali negativi, questo ultimi siano stati meno pesanti di quelli tendenziali. Andamento attribuibile all’incremento delle imprese di nuova iscrizione, avvenuto nel secondo semestre dopo il calo della prima parte dell’anno, e alla diminuzione delle imprese cancellate durante tutti i trimestri, ad eccezione dell’ultimo nel quale tradizionalmente si concentrano le cessazioni.

Il calo delle imprese attive, secondo i dati del Cresa, ha riguardato tutte le province, mostrando però un recupero durante il corso dell’anno, e quasi tutti i settori, soprattutto il legno, l’elettromeccanica ed elettronica, i mezzi di trasporto e il chimico-farmaceutico, ad eccezione di quello alimentare. Migliore il trend delle esportazioni, dove sono stati registrati aumenti sia dal punto di vista congiunturale che tendenziale, con incrementi in miglioramento nel corso dell’anno.

Per quanto riguarda i numeri del sistema cooperativo, al  31 dicembre 2017  secondo le elaborazioni del Cresa quest’ultimo vedeva attive 1.612 cooperative (2,0% del totale italiano e 1,3% delle imprese abruzzesi) con la prevalenza delle società cooperative (74,3%) rispetto alle società cooperative a responsabilità limitata (16,1%) e alle cooperative sociali (7,6%). Le cooperative si concentrano a Chieti (519 pari al 32,2% del totale regionale) e L’Aquila (455 cioè il 28,2%) seguite da Teramo (324) e Pescara (314) ed operano principalmente nella sanità e assistenza sociale (235) e nel noleggio e agenzie di viaggio (229), seguite da agricoltura (188) ed edilizia (181). Tra le province emergono L’Aquila per le cooperative agricole ed edili, Teramo per quelle del noleggio-agenzie di viaggio e della sanità-assistenza sociale, Pescara per quelle dei servizi, Chieti per le cooperative operanti nelle attività manifatturiere, nel trasporto e magazzinaggio.

Le cooperative femminili abruzzesi, alla stessa data, erano 469 (29,1% del sistema cooperativo regionale, superiore al 23,8% nazionale), concentrate a Chieti (149) seguita da L’Aquila (132) e Teramo (100). Tra il 2009 e il 2017 le cooperative abruzzesi sono lievemente diminuite (-1,2% rispetto al +1,9% italiano) a causa del calo rilevato in tutte le province (Pescara: -8,2%; Teramo: -5,3%; Chieti: -1,5%) ad eccezione dell’Aquila (+8,1%).

Un discorso a parte merita poi la situazione delle lavoratrici abruzzesi, che secondo le elaborazioni del Cresa  si caratterizza rispetto a quelle italiane per un maggior livello di istruzione (64,8 abruzzesi rispetto a 61,7 italiane hanno un titolo di studio secondario superiore su 100 donne di età tra 25 e 64 anni) a cui si accompagna una minore frequenza degli abbandoni scolastici. Ciò però non impedisce un minore tasso di occupazione (44,6 abruzzesi rispetto a 48,1 italiane su 100 donne tra 15 e 64 anni), una maggiore disoccupazione (15,2 abruzzesi rispetto a 12,8 italiane cercano occupazione su 100 donne nel mercato del lavoro), una minore presenza di donne lavoratrici con figli.

Anche la qualità del lavoro femminile in Abruzzo, secondo il Cresa, presenta poi problemi più pesanti che in Italia a causa della minore stabilizzazione dei precari (su 100 occupate in lavori instabili 6,3 abruzzesi rispetto a 18,7 italiane dopo un anno svolgono un lavoro stabile), il maggior peso di precari permanenti (su 100 lavoratrici a tempo determinato 23,9 abruzzesi rispetto a 21,1 italiane hanno iniziato l’attuale lavoro da almeno 5 anni), la maggiore diffusione dei contratti part time di tipo involontario (su 100 lavoratrici part time 21,6 abruzzesi rispetto a 19,4 italiane non sono riuscite a trovarlo full time), la maggiore numerosità di lavoratrici sovraistruite (su 100 lavoratrici 29,2 abruzzesi rispetto a 25,2 italiane posseggono un titolo di studio superiore a quello necessario per svolgere le mansioni assegnate) e i più pesanti divari retributivi (ponendo pari a 100 la retribuzione maschile in Abruzzo le donne percepiscono il 37,3% in meno rispetto al 31,4% in meno delle italiane).

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