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Alba Adriatica, epidemia di gastroenteriti: in aula scontro di consulenze

Alba Adriatica, epidemia di gastroenteriti: in aula scontro di consulenze

ALBA ADRIATICA, 12 marzo – Scontro di consulenze, questa mattina in aula, nel processo per l’epidemia di enteriti e gastroenteriti che nel 2010 portò in ospedale numerose persone, tra cui molti bambini, che si trovavano in vacanza ad Alba Adriatica.Dopo che nella scorsa udienza erano stati ascoltati i periti nominati dal Tribunale, per i quali tutti gli impianti di depurazione “incriminati” (quelli di Villa Rosa-Alba Adriatica, Corropoli, Sant’Omero, Nereto e Sant’Egidio alla Vibrata), negli anni 2007-2010, “erano proporzionati e funzionali alla corretta attività di depurazione delle acque reflue”, seppur con configurazioni impiantistiche obsolete che avrebbero “richiesto una gestione del servizio depurativo particolarmente attenta e minuziosa”,  questa mattina in aula si sono scontrati i periti della Procura e quelli della difesa, che hanno confermato quanto riportato nelle relative consulenze.

E così se per il consulente della Procura sono finiti sotto accusa i depuratori, ed in particolare quello di Villa Rosa-Alba Adriatica, che secondo il tecnico all’epoca era “sovraccaricato”, per i consulenti degli imputati non vi fu alcun malfunzionamento a cui imputare l’epidemia di enteriti e gastroenteriti.

Epidemia per la quale sono a processo l’ex presidente della Ruzzo Reti Giacomo Di Pietro e altre cinque persone che all’epoca si trovavano ai vertici della Ruzzo e della controllata Spt:Gian Mario Fabbi, Domenico Giambuzzi, Enrico Maria Giuseppe Bisanzio,  Alfonso Cuccodrillo e Domenico De Flavis. Imputati che, a vario titolo ed in base alle diverse posizioni, devono rispondere di accuse che vanno dal disastro ambientale all’epidemia colposa fino alle lesioni.

Secondo l’accusa, vi sarebbe infatti un nesso di causalità tra quell’epidemia di enteriti e gastroenteriti e l’inquinamento del Torrente Vibrata e, di conseguenza, del tratto di mare antistante Alba Adriatica. Inquinamento che, secondo il consulente di parte della Procura, sarebbe stato causato dal malfunzionamento dei sei depuratori della Val Vibrata, gestiti all’epoca proprio dalla Ruzzo Reti.

Non così per i consulenti della difesa e per i consulenti del Tribunale.

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