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Bimbo travolto da un treno a Pescara, condannati i genitori e il nonno

Bimbo travolto da un treno a Pescara, condannati i genitori e il nonno

CHIETI, 10 ottobre – Sono stati condannati a tre anni e sei mesi di reclusione, per concorso in omicidio colposo, il padre ed il nonno di Francesco Pio Spinelli, il bimbo di 3 anni travolto e ucciso da un treno nel tardo pomeriggio del 24 maggio del 2014, nei pressi della stazione ferroviaria San Marco di Pescara. Oltre a Virgilio e Cristoforo Spinelli, è stata condannata anche la madre del piccolo, Loreta De Rosa, che inizialmente era accusata di abbandono di minore. Il reato è stato pero derubricato in omicidio colposo. Questa la sentenza pronunciata in mattinata dalla Corte d’assise di Chieti, presieduta da Geremia Spiniello. I genitori della vittima hanno accolto in silenzio la decisione dei giudici.

Il pm Andrea Papalia, nel corso della sua requisitoria, aveva chiesto la condanna ad un anno e sei mesi per tutti e tre gli imputati. Occorrerà attendere le motivazioni, che saranno rese pubbliche tra novanta giorni, per comprendere le ragioni che hanno spinto i giudici ad elevare l’entità della pena.

Il bambino, sulla base di quanto ricostruito dall’accusa, si allontanò da casa attraverso un buco presente nella recinzione dell’abitazione nella quale risiedeva l’intero nucleo familiare. L’accesso al varco, normalmente coperto da un frigorifero, sarebbe stato liberato da qualcuno che non è stato possibile identificare nel corso del dibattimento, ma che sicuramente aveva la forza per spostare l’elettrodomestico. Al piccolo furono fatali i pochi minuti durante i quali la madre si era allontanata, per oltrepassare la fessura e raggiungere i binari della ferrovia, lungo i quali era in transito un treno regionale proveniente da Roma Tiburtina.

Secondo la difesa, rappresentata dall’avvocato Luca Sarodi, si trattò di un incidente che si sarebbe potuto evitare se le Ferrovie dello Stato avessero predisposto una adeguata protezione dei binari.

“E’ qualcosa di assurdo e sicuramente le nostre ragioni saranno accolte in appello – ha tuonato Sarodi dopo la lettura della sentenza -. Sono state inflitte delle condanne pesantissime al padre, che non era neanche presente, essendo uscito per andare a lavorare, al nonno, accusato in qualità di proprietario della casa di non essersi assicurato che la recinzione fosse in sicurezza, e alla madre, che si era allontanata pochi minuti per andare in bagno, sapendo che i suoi piccoli non correvano pericoli, in quanto il varco nella recinzione era coperto da un frigofero”.

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