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Città Sant’Angelo, bimba schiacciata da statua all’Outlet Village: una condanna e 5 assoluzioni

Città Sant’Angelo, bimba schiacciata da statua all’Outlet Village: una condanna e 5 assoluzioni

PESCARA, 31 maggio – Il 21 settembre del 2011, in una delle piazzette del Città Sant’Angelo Outlet Village, una bimba di 5 anni fu uccisa da una statua di bronzo che le crollò addosso. Questa mattina il processo ai responsabili del centro e ad altre figure coinvolte nell’inchiesta, tutti accusati di omicidio colposo, si è concluso con una condanna e cinque assoluzioni.

Il giudice monocratico del tribunale di Pescara, Francesco Marino, ha infatti condannato il responsabile e legale rappresentante del centro commerciale, Ubaldo De Vincentiis, originario del Belgio e residente a Montesilvano, a sei mesi di reclusione, pena sospesa.

Assolti, invece, “perché il fatto non costituisce reato”, gli altri imputati:  Gianluigi Rinaldo e Maurizio Campanai, che sono stati direttori del centro dal 2009 in poi; Lorenzo Rosi, legale rappresentante della società Pescara Outlet, con sede a Reggio Emilia e proprietaria della statua; Giacomo Billi, responsabile tecnico della società; Massimiliano Rossi, responsabile della sicurezza e della prevenzione del centro. Il pm, nella sua requisitoria, aveva chiesto condanne a tre anni e otto mesi per tutti gli imputati.

De Vincentiis e due società, ritenute responsabili civili, sono stati inoltre condannati a pagare un risarcimento danni, a favore delle parti civili, che complessivamente si aggira intorno ai 650 mila euro.

La bimba, di origine russa e residente a Parigi, era arrivata in Abruzzo dalla Francia, insieme alla famiglia, per trascorrere una breve vacanza. Quel giorno la piccola si fermò a giocare con la sorellina in una piazzetta del centro commerciale, quando una statua di bronzo, raffigurante un giocoliere, crollò sulla bimba, colpendola al capo e uccidendola.

L’accusa aveva sostenuto che gli imputati avessero causato “la morte della bambina per imprudenza, negligenza e imperizia – come riporta il capo di imputazione – nonché violando gli obblighi di cura e custodia connessi alla proprietà, alla disponibilità e all’utilizzo della statua”.

In particoalre De Vincentiis, Rinaldo, Rosi e Billi, sempre a giudizio dell’accusa, non avrebbero “provveduto al corretto montaggio e posizionamento in sicurezza, mediante fissaggio e ancoraggio con appositi bulloni, della statua al relativo basamento di marmo al momento dell’acquisto” o comunque non avrebbero verificato “che le operazioni fossero effettuate correttamente”.

Secondo il pm, inoltre, i sei imputati avrebbero “omesso di controllare le condizioni di messa in sicurezza, lasciando che la statua rimanesse solo poggiata e non ancorata al basamento sul quale era posta, senza adottare alcun accorgimento per segnalare il pericolo o alcuna misura per evitarlo”.

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