L'Aquila
Stai leggendo
Da Sulmona a Berlino inseguendo un sogno, la tragedia della giovane Fabrizia

Da Sulmona a Berlino inseguendo un sogno, la tragedia della giovane Fabrizia

SULMONA, 20 dicembre – “Future is not a place you go, it’s a place you dream and imagine”. Un retweet che descrive in poche righe il sogno di Fabrizia Di Lorenzo, la 31enne di Sulmona uccisa  nell’attentato di lunedì scorso a Berlino. Un sogno brutalmente spezzato dalla furia cieca del terrorismo di matrice islamista.

Fabrizia è una delle migliaia di ragazze che ogni anno lasciano l’Italia per andare a studiare o lavorare all’estero. Giovane, preparata, solare, Fabrizia dopo una laurea triennale alla Sapienza di Roma, in Mediazione linguistico-culturale, aveva conseguito la magistrale all’Alma Mater di Bologna in Relazioni internazionali e diplomatiche, e un master alla Cattolica. Subito dopo, nel 2013, si era trasferita a Berlino, nei pressi di Breitscheid Platz, praticamente a due passi dal luogo dell’attentato. Proprio a Berlino, due anni addietro, aveva collaborato con alcune riviste, tra le quali Berlino Magazine, una pubblicazione online di cultura e attualità, che per tutta la giornata di oggi ha lanciato un appello sulla rete nel disperato tentativo di trovarla in vita.

E a Berlino Fabrizia viveva la sua vita, divisa tra il lavoro in un’azienda di trasporti (la Logistic 4 Flow), l’amore per la cultura e quell’impegno in favore del multiculturalismo e della lotta alle discriminazioni. Un attivismo che emerge dai numerosi tweet che amava condividere con i suoi follower e che spaziavano dalla condivisione di interventi di filosofi come Bauman a considerazioni sulle occasioni mancate dal suo Paese natale. Lavoro, impegni ma anche serate con gli amici, come tutte le ragazze della sua età. E quelle passeggiate in una frenetica ed ombrosa Berlino, immortalate nelle foto postate su Twitter.

Passeggiate come quella che Fabrizia stava facendo proprio nel momento in cui il destino l’ha catapultata suo malgrado nel luogo dell’attentato. Felice e spensierata, non avrebbe mai potuto immaginare che quel giro tra i mercatini di Natale sarebbe stato il suo ultimo sguardo sul mondo. Era in cerca di regali per amici e parenti, Fabrizia, che giovedì sarebbe tornata in Abruzzo, a Sulmona, per passare le feste in famiglia e per rivedere le amiche di sempre. Quelle amiche che adesso si sentono “disperate, nello sconforto”, e non riescono a credere che “Fabrizia non ci sia più”.

Fabrizia, figlia di quella generazione abituata a viaggiare, a spostarsi, a vivere in un mondo sempre più multiculturale, interconnesso e globale. Figlia di un sogno che in pochi istanti si è trasformato in tragedia. Una storia, quella di Fabrizia, comune a quella di migliaia di italiani che ogni anno scelgono di andare a vivere all’estero e che non può non riportare alla mente la polemica legata alle dichiarazioni del ninistro del Lavoro Poletti.

Se 100mila giovani se ne sono andati dall’Italia, non è che qui sono rimasti 60 milioni di ‘pistola’. Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi“, aveva detto Poletti, salvo poi tornare sui propri passi e correggere il tiro sostenendo di essersi espresso male.

Parole certamente avventate, alla luce delle difficoltà di tanti giovani italiani. Parole tragicamente stonate, alla luce di quanto accaduto alla povera Fabrizia.

Mi sento...
Felice
0%
Orgoglioso
0%
Euforico
0%
Ok
11%
Triste
78%
Arrabbiato
11%