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D’Alfonso sul caso Penne: “Ho fatto solo il mio dovere e lo rifarei”

D’Alfonso sul caso Penne: “Ho fatto solo il mio dovere e lo rifarei”

PESCARA, 2 marzo  – Understatement e fatti in fila uno dopo l’altro. Luciano D’Alfonso convoca in fretta e furia la sua conferenza stampa per dire la sua sulla questione “inchiesta Penne”. In apparenza è fermo, addirittura ironico. Ma non rinuncia a colpire e soprattutto a mandare messaggi, nemmeno molto coperti. E tanto per non lasciare spazio a equivoci chiarisce: “Quello che ho fatto lo rifarei”. E precisa che tutto comincia da una mail.

Già l’esordio fa capire l’aria che tira: si scusa per aver utilizzato una sede istituzionale, avrebbe preferito un luogo neutro e dichiara di “essere pronto a corrispondere anche i costi di utilizzo” della sala regionale. E il segnale è evidente.

“Si invoca una fattispecie e una condotta presumibilmente rilevante che è quella della corruzione, che anche nel mio linguaggio significa la rottura delle leggi ed è la gravità della condotta rubricata che mi spinge a dare il mio contributo”, dice D’Alfonso.

Chiarisce i contenuti del suo mandato e li aggancia al fatto specifico:

“Ho il compito di aiutare i comuni e se un comune mi rappresenta una questione amministrativamente affrontabile io mi sento non convocato, ma precettato. Questo per i comuni di ogni colore politico. Non mi sento inseguito, non mi sento perseguitato, mi sento solo caratterizzato da una grande volontà di perseguire l’interesse pubblico. Non sono scandalizzato che si facciano riletture giuspenalistiche sulla base di documenti che di volta in volta si acquisiscono, sono a volte impensierito dei danni che vengono prodotti dalla rappresentazione sulla stampa“.

Ecco alla fine il problema è sempre quello: i danni e la stampa. Un passaggio solo, rapido ma sostanziale, poi prosegue:

Io arrivo a pensare che a volte la rottura delle leggi sia a volte necessaria per  raggiungere interessi pubblici: per esempio aprire un Tribunale prima che sia collaudato, io l’ho fatto. Aiutare un comune a rispettare il patto di stabilità io l’ho fatto e lo farò sempre. Nel caso specifico la fattispecie riguarda la messa in esercizio del piano di alienazione demaniale idoneamente deliberato dal comune che per quanto riguarda il bene, un fondaco, c’era il problema del visto del ministero beni culturali, e questo visto doveva essere espresso entro il 30 dicembre. Il sindaco e l’assessore mi interessano, leggo la documentazione, anche del revisore dei conti, mi prodigo. Ho potuto ritrovare una mail, fatta su espressa mia volontà, firmata da Ruffini riguardante questo dossier, una mail che rappresenta il bisogno di sollecitudine per questo parere. solo casualmente questa mail è connessa a una mail ricevuta da noi dal vicesindaco di Penne”.

E ricorda che anche un parlamentare ha posto il problema del rispetto dei tempi in un’interrogazione alla Camera. A D’Alfonso dispiace che in questa vicenda siano capitati proprio il  suo segretario particolare, Claudio Ruffini e il funzionario con cui c’è stata l’interlocuzione e di cui non conosce il volto. La mail ha per il governatore una “forza chiarificatrice”

“So che quando si rompono le regole – prosegue D’Alfonso – perché si integri un reato c’è bisogno di un interesse privato. Quando si concorre con un comune a fare l’interesse pubblico ho difficoltà a reperire un reato. Se mi capitano circostanze di questo tipo normalmente sono portato a replicare condotte di questo tipo. Escludo la presenza di un interesse privato che riguarda questa fattispecie. Mi sono informato questa mattina per sapere chi fosse l’acquirente, che non conosco”.

Il presidente della Regione ritiene che in tutta questa vicenda ci siano:

“Tutti gli ingredienti per una condotta lecita, una condotta secondo il mio linguaggio dovuta, una condotta meritoria. Mi aspetto un’istruttoria per diventare cittadino onorario di Penne. Nell’arco di 25 anni avrò fatto cento di queste cose, per i Comuni, per le scuole, per alcune università. Qui l’aspettativa era di velocizzazione”.

La sua meraviglia è solo per il fatto che sia stato:

“scomodato un potentissimo istituto del diritto penale della corruzione. Quello che ho fatto è stato sollecitare l’espressione del parere che consentiva la vendita. Non mi meraviglio, ritengo che l’accertamento della verità ci sia tutto, secondo l’ordinamento, il resto verrà fuori”.

Sul piano personale il suo messaggio lo lancia così:

“La mia esigenza oggi è quella che si sappiano i fatti e si sappia anche la rilettura giuspenalistica, se si conosce solo la rilettura giuspenalistica mia sorella mi si preoccupa. E come è noto io ho una zia, una sorella, un nonno, ho dei figli e ci vorrei tenere e non me li vorrei perdere sul piano della stima”.

E chi ben conosce le vicende passate può ben capire dove si annidino la sfida e il sorriso.

 

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