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Elezioni, M5s Abruzzo contro D’Alfonso: “Si candida a ‘ministro dell’inciucio’, si dimetta subito”

Elezioni, M5s Abruzzo contro D’Alfonso: “Si candida a ‘ministro dell’inciucio’, si dimetta subito”

PESCARA, 1 febbraio – “D’Alfonso si è candidato al Senato e si è candidato ad essere, da quello che dice lui, un ‘ministro dell’inciucio’, perché il centrosinistra non ha nessuna possibilità di vincere”. Lo affermano gli esponenti del Movimento 5 Stelle Abruzzo, che criticano duramente il governatore: “deve dimettersi da presidente di Regione. Non può farsi campagna elettorale sfruttando le istituzioni, i soldi della collettività abruzzese e il ruolo di Presidente che i cittadini gli hanno affidato per guidare la Regione e non certo per renderla un trampolino di lancio personale verso Roma”.

Il punto della situazione, stamani, nel corso di una conferenza stampa nel comitato M5s di Pescara. Presenti i deputati ricandidati Gianluca Vacca e Daniele Del Grosso, la candidata Daniela Torto, e i consiglieri regionali Sara Marcozzi e Domenico Pettinari.

VACCA: “SI CANDIDA A FARE IL MINISTRO DELL’INCIUCIO”

“D’Alfonso si è candidato al Senato e si è candidato ad essere, da quello che dice lui, un ‘ministro dell’inciucio’, perché il centrosinistra non ha nessuna possibilità di vincere”, dice Gianluca Vacca.

Secondo il deputato, “da quello che dicono i sondaggi, ci sarà un probabile tracollo del centrosinistra. Se lui vuole fare il ministro evidentemente già si sta preparando per fare il ‘ministro dell’inciucio’. Oltretutto proviene dall’area democristiana: chi meglio di lui potrebbe ricoprire questo ruolo?”.

“Siamo convinti che il Movimento 5 Stelle vinca le prossime elezioni ed avrà il prossimo Governo – aggiunge Vacca – Ricordo che con le nostre regole il caso D’Alfonso non esisterebbe: noi abbiamo il limite di due mandati e non possiamo dimetterci o candidarci, mentre svolgiamo un ruolo istituzionale, per altri incarichi”.

 

M5S: “IN ABRUZZO RISULTATI FALLIMENTARI, FUGGE VERSO ROMA”

“Se intende fare il senatore – dicono i grillini – liberasse questa regione, tanto i risultati ottenuti negli ultimi tre anni sono pessimi. Quello di D’Alfonso è stato un Governo regionale fallimentare che ha portato l’Abruzzo ai minimi storici per trasporti, sanità, ambiente e occupazione. Meno 15mila posti di lavoro, undicimila abruzzesi hanno lasciato il territorio per cercare occupazione altrove, 2.500 imprese hanno chiuso. Se questi sono i risultati che intende perseguire anche al Governo del Paese farebbe bene a dimetteri da presidente e a ritirare la sua candidatura”.

“La Regione Abruzzo – aggiungono – è paralizzata in balia della carriera politica di un solo uomo. Sapevamo che sarebbe finita così e lo sapeva anche lui. Il presidente fugge verso Roma per nascondere il nulla che in quattro anni ha prodotto il suo Governo Regionale. Ora l’importante per D’Alfonso è prendere quel posto. E non importa quanto bisogna spararla grossa per avere una poltrona in Senato: dal taglio dello stipendio alle promesse da marinaio fatte ai pescatori. Fino addirittura a smascherare il pessimo lavoro svolto sul riordino sanitario in Abruzzo, che secondo il presidente, appunto, sarebbe risanato solo con la sua candidatura al Senato”.

“Un uomo in affanno – proseguono i pentastellati – che cerca di giustificare goffamente una scelta infelice e prova a raccattare voti sbandierando promesse già disattese. Nonostante non abbia mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale nel 2014, oggi ci riprova con nuove roboanti e irrealizzabili promesse”.

I consiglieri regionali grillini sottolineano inoltre che “Lolli non potrà guidare la Regione al posto di D’Alfonso e quindi quello che il presidente lascerà sarà un Abruzzo senza guida, con le ferite inflitte da un governo regionale pessimo che ha avuto come scopo, sin dall’inizio, il volo verso Roma per il presidente e per alcuni suoi fedelissimi consiglieri”.

“Da senatore promette di tagliarsi lo stipendio – sottolineano Pettinari e Marcozzi – ma in questi quattro anni ha sempre bocciato la proposta del M5s sul taglio ai costi della politica. Un esempio, questo, che vale più di mille parole per spiegare l’inaffidabilità di chi ha già disatteso, deluso e distrutto la regione. Lui questo lo sa bene: l’essersi candidato in un seggio blindato come quello del capolista al plurinominale è l’ultimo colpo di schiena di un uomo che sa di essere politicamente finito come consenso e credibilità”.

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