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Emergenza maltempo, il Consiglio provinciale di Pescara attacca la Prefettura. Saltano i tagli all’ente

Emergenza maltempo, il Consiglio provinciale di Pescara attacca la Prefettura. Saltano i tagli all’ente

PESCARA, 23 febbraio – Polemica pacata, tra maggioranza e opposizione, nel corso della seduta straordinaria del Consiglio provinciale di Pescara sulle emergenze sisma e maltempo, convocata su richiesta del centrodestra. Al centro della discussione finisce soprattutto il piano neve della Provincia che di fatto, a cavallo tra il 17 e il 19 gennaio scorsi, non ha funzionato: in quei giorni ci sono stati soltanto i 29 morti dell’Hotel Rigopiano, le due vittime di Brittoli e un’intera provincia è risultata paralizzata, con strade bloccate, paesi isolati e gli esigui mezzi dell’ente impossibilitati a risolvere la situazione.

La seduta odierna, in ogni caso, è iniziata con una buona notizia per le Province. E’ stato il presidente Antonio Di Marco a comunicarla all’assemblea in apertura dei lavori:

“Questa mattina il presidente nazionale dell’Upi, Achille Variati, mi ha fatto sapere che il ministro Boschi ha annunciato l’intenzione di eliminare il taglio di 650 milioni di euro previsto per le Province e questo ci consentirà di iniziare a fare i bilanci del 2017.  E’ chiaro che tali risorse non saranno sufficienti per realizzare le cose necessarie su scuole e viabilità, per le quali serviranno all’incirca altri 450 milioni di euro”.

Ci saranno, dunque, le condizioni finanziarie minime per andare avanti. L’Abruzzo, tuttavia, è diventata una terra problematica, caratterizzata da numerose criticità e ancora alle prese con gli ingenti danni causati dall’ondata di maltempo del gennaio scorso. Per questa ragione Di Marco annuncia di essere intenzionato a chiedere un maggiore impegno ai parlamentari del Pescarese:

“Per sabato mattina alle 10.30 ho convocato tutti i parlamentari della provincia di Pescara, per chiedere una seria assunzione di impegni, sia sulle ultime criticità che sulla più generale condizione di dissesto idrogeologico in cui versa il territorio. Soltanto nei Comuni del comprensorio, dunque senza contare le scuole e le strade provinciali, registriamo danni per 60 milioni di euro. Dunque non c’è solo l’emergenza della provincia di Teramo, ma ci sono anche i problemi delle province di Pescara e Chieti che a Roma sarà importante far pesare. Per questo chiederò a tutti i parlamentari di sottoscrivere una dichiarazione d’intenti, nella quale si mettono nero su bianco i bisogni del territorio”.

Subito dopo prendono la parola gli esponenti del centrodestra, riuniti nel gruppo Forze di Libertà. Tra polemiche e affondi, i toni restano sempre civili. Si discute soprattutto del piano neve e di cosa non ha funzionato nel corso dell’emergenza. Le divergenze restano, ma su un punto sembra esserci un’analisi comune: all’intero Consiglio provinciale non è piaciuto l’operato della Prefettura di Pescara.

Il consigliere di opposizione Maurizio Giancola osserva:

“Tutta questa vicenda è la dimostrazione che le Province servono, soprattutto considerando che il contraltare di questi enti certamente non brilla. Sull’operato della prefettura di Pescara, infatti, preferirei stendere un velo pietoso”.

Un assist che più tardi verrà raccolto dallo stesso Di Marco:

“C’era una sala operativa che gestiva tutta l’emergenza e che non ha ben compreso le nostre richieste. Capisco bene quanto detto da Giancola ed è qualcosa di non molto distante dal mio pensiero. La verità è che se non si entra nei territori e se non si conoscono i territori, diventa tutto molto più difficile”.

Il resto è il solito gioco delle parti, con l’opposizione di centrodestra che accusa e la maggioranza di centrosinistra che si difende sostenendo che di più era impossibile fare.

Giancola rimarca:

“A differenza di Teramo, nel nostro comprensorio non ci sono state visite da parte delle massime cariche dello Stato e questa è la dimostrazione di una mancanza di peso politico, non solo della Provincia ma anche da parte dei parlamentari. Non ci è piaciuto il piano neve e non ci è piaciuta la comunicazione fatta sul piano neve, che il 6 gennaio è stato spacciato come il non plus ultra, enfatizzando i 90mila euro di finanziamenti arrivati dalla Regione, e che pochi giorni dopo si è rivelato fallimentare. Nel presentare quel piano si era posta particolare attenzione sulle strade di Rigopiano e Passolanciano: a Rigopiano sappiamo cosa è accaduto e nel secondo caso le strade sono rimaste chiuse per diversi giorni”.

Un intervento che dà vita ad un batti e ribatti. La consigliera di maggioranza Silvina Sarra dice:

“Il piano neve è stato redatto tra novembre e dicembre, in condizioni meteorologiche normali e rispetto alle quali le risorse erano adeguate”.

Giancola risponde:

“Il piano si sarebbe potuto adeguare ed è stato illustrato a pochi giorni dall’emergenza. Terremoti e valanghe non si possono prevedere, ma il maltempo sì. Si poteva essere più onesti dicendo che la Regione ci ha dato solo 90mila euro, quando ne occorrevano almeno 200 o 300mila”.

Sul piano neve dice la sua anche il consigliere di opposizione Lorenzo Silli:

“Faccio un discorso da tecnico, visto che lavoro al 118 e mi occupo di maxi emergenze. Abbiamo dei target di 7 minuti per arrivare sui luoghi dove servono i soccorsi e se a Rigopiano sono servite 12 ore significa che nulla ha funzionato. Al 118 siamo una squadra e se una squadra non arriva sul campo per la neve perde 3-0 a tavolino. Noi in quei giorni abbiamo perso 31-0”. Il riferimento è alle 29 vittime di Rigopiano e alle due di Brittoli.

La replica è affidata all’esponente della maggioranza Vincenzo Catani:

“La scellerata riforma Delrio ci ha tolto fondi, noi avevamo 40mila con i quali non saremmo stati in grado di fare nulla. Dobbiamo ringraziare la Regione perchè quei 90mila euro che ci hanno consentito di tamponare l’emergenza non erano dovuti. Certo, si poteva fare meglio, ma il bollettino del 17 gennaio annunciava una nevicata di 12-13 centimetri l’ora, mentre nella notte tra il 17 e il 18 gennaio si sono verificati accumuli di 2-3 metri di neve in tre ore”.

La parola torna al presidente Di Marco:

“Alla fine di questa esperienza abbiamo speso 450mila euro, che vanno a debito di bilancio e che la Regione dovrà appianare. La Provincia ha ancora i mezzi acquistati ai tempi del presidente De Dominicis e da allora non ha più potuto rinnovare la propria dotazione. Dal 2014 sono stati risparmiati un bel po’ di soldi, visto che svolgiamo il nostro in carico in Provincia gratuitamente e dunque intendo chiedere al Governo che quei soldi restino a noi. Se così fosse, sarebbe possibile acquistare tante nuove turbine”.

Il gruppo di centrodestra Forze di Libertà, tramite il capogruppo Vincenzo D’Incecco,  ha poi presentato una risoluzione per chiedere al presidente della Provincia di mettere in atto una serie di provvedimenti a favore delle aree colpite dalle emergenze delle settimane scorse e in particolare per attrarre maggiori risorse.

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