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Fallimento Sogesa, chiesto il processo per l’ex presidente Cirsu Angelo Di Matteo

Fallimento Sogesa, chiesto il processo per l’ex presidente Cirsu Angelo Di Matteo

TERAMO, 27 settembre – L’inchiesta era partita da una sua denuncia. Poi da denunciante si era ritrovato indagato. Ironia della sorte quella dell’’ex presidente del Cirsu Angelo Di Matteo, che adesso rischia il processo insieme ad altre sette persone per il fallimento Sogesa,  la società operativa di Cirsu che si occupava della raccolta dei rifiuti nei comuni soci (Giulianova, Bellante, Roseto, Morro d’Oro, Notaresco e Mosciano).

A sei mesi dall’avviso di conclusione delle indagini il pm Stefano Giovagnoni, titolare del fascicolo, ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per i dei tre membri dell’allora cda di Cirsu e Sogesa Angelo Di Matteo, Diego De Carolis ed Andrea Ziruolo e dei due consulenti Mery Pistillo e Lorenzo Giammattei, accusati di  bancarotta fraudolenta patrimoniale, e per gli ex presidente ed amministratore delegato di Sogesa Gabriele Di Pietro e Giovanni Marchetti e per l’allora presidente del cda e amministratore delegato di Deco spa Paolo Tracanna, accusati  di bancarotta preferenziale.

Sul tavolo la sorte toccata a Sogesa, che  nata come società mista pubblico privata, fallisce appena otto mesi essere diventata una società a capitale interamente pubblico in seguito all’acquisto, da parte di Cirsu, delle quote di Aia (società del gruppo Deco).  Ed è proprio in seguito alla trasformazione di Sogesa in una società a capitale interamente pubblico che, secondo l’accusa, inizia l’iter che porterà la società al fallimento.

All’epoca, infatti, Sogesa avrebbe vantato nei confronti di Cirsu crediti per oltre tre milioni di euro. Crediti disconosciuti dal Cirsu, la cui governance a quel punto coincideva perfettamente con quella di Sogesa, che con un accordo transattivo e una consulenza richiesta ad hoc avrebbe occultato, secondo gli inquirenti, i reali importi dovuti a quest’ultima riconoscendole crediti per appena 431mila euro circa. Un duro colpo per le casse di Sogesa, che di lì a poco sarebbe stata dichiarata fallita. Da qui l’accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale per Diego De Carolis, all’epoca presidente del cda di Sogesa e consigliere del cda di Cirsu, per Angelo Di Matteo, all’epoca consigliere del cda di entrambe le società e per Andrea Ziruolo all’epoca consigliere del cda del di Sogesa e presidente del cda di Cirsu.

Accusa contestata in concorso anche ai consulenti Mery Pistillo e Lorenzo Giammattei, incaricati dalle due società di valutare l’entità dei credito vantati da Sogesa nei confronti di Cirsu e che per la Procura avrebbero contribuito con il loro elaborato all’occultamento da parte di Cirsu dei crediti effettivamente vantati da Sogesa. Crediti che per gli inquirenti erano effettivamente quantificabili in circa tre milioni di euro.

Ma non solo. Perché la Procura contesta l’accusa di bancarotta, questa volta di tipo preferenziale, anche all’ex presidente del cda di Sogesa Gabriele Di Pietro e all’ex amministratore delegato di Sogesa Giovanni Marchetti perché prima della procedura fallimentare, in un momento in cui Sogesa versava già in uno stato di decozione finanziaria, avrebbero eseguito pagamenti in favore di Deco per oltre 689mila euro. Accusa contestata in concorso anche all’allora presidente del cda e amministratore delegato di Deco spa che secondo l’accusa era a conoscenza dello stato Di dissesto in cui versava all’epoca Sogesa, partecipando l’azienda al capitale della società attraverso L’Aia.

Sempre a Di Pietro e Marchetti viene contestata una seconda ipotesi di bancarotta preferenziale perché nello stesso periodo avrebbero eseguito pagamenti per oltre 320mila euro nei confronti di altre due società.

A far partire le indagini, circa due anni fa, era stato un esposto dell’allora presidente Cirsu Angelo Di Matteo, con cui si chiedeva di indagare sui rapporti tra Sogesa e il socio privato nel periodo 2007-2010. Indagini che all’inizio avevano portato all’iscrizione, nel registro degli indagati, degli ex presidenti del cda del consorzio Luciano D’Amico e Lunella Cerquoni, la cui posizione a maggio  2016  era stata archiviata. Archiviazione chiesta dalla stessa Procura di Teramo.

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