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Fanghi da Ortona al Cerrano, Pineto: “Stiamo valutando azioni legali per bloccare lo scarico”

Fanghi da Ortona al Cerrano, Pineto: “Stiamo valutando azioni legali per bloccare lo scarico”

PINETO, 11 febbraio – Dopo l’ok definitivo della Regione Abruzzo al  Comune di Ortona per lo sversamento in mare di 342.694 metri cubidi fanghi derivanti dai lavori di escavazione dei fondali del Bacino Portuale di Ortona, con il materiale che finirà a circa 7 chilometri a sud dalla zona antistante l’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, i sindaci dei comuni interessati annunciano battaglia. Tanto che il Comune di Pineto, dopo aver ribadito come già in sede di conferenza di servizi aveva espresso, insieme ai Comuni di  Montesilvano, Città Sant’Angelo e Silvi e  all’Area Marina Protetta, il proprio parere negativo, annuncia possibili azioni legali.

“Con forte amarezza – commenta il sindaco di Pineto Robert Verrocchio – siamo venuti a conoscenza che le attività di scarico possono procedere regolarmente, come se la contrarietà formalmente manifestata non avesse alcun peso o comunque non avesse suscitato una benché minima riflessione da parte dell’organo che ha concesso l’autorizzazione. Tra l’altro la stessa autorizzazione è stata rilasciata senza attivare una procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale, da subito richiesta dall’Amp, proprio perché il parco marino è classificato sito di interesse comunitario”.

Da qui la decisione di valutare una battaglia legale:

“In queste ore stiamo valutando azioni legali utili al blocco dello scarico in mare. Una decisione giudiziaria a noi favorevole comporterebbe, tra l’altro, la spiacevole conseguenza della perdita del finanziamento per il Comune di Ortona, città che comunque necessita della sistemazione del porto. Nel contempo chiederemo un incontro con la Regione e proseguirà il dialogo con gli altri Enti coinvolti, ovviamente a partire dall’Area Marina Protetta”.

Area Marina Protetta che, come sottolineato dal presidente del consorzio di gestione Leone Cantarini  sin dal primo momento, ossia da luglio 2017, “si è attivata per produrre tutti gli elementi a convincimento che quel lavoro non doveva farsi. Pertanto, porterà avanti, con tutti i Comuni interessati, ogni azione tesa ad evitare il deposito“.

“Come primo passo – conclude Cantarini – chiederemo un incontro con la Regione per eseguire ulteriori approfondimenti scientifici e per valutare possibili soluzioni alternative che evitino lo scarico in mare, quindi da subito sarà richiesto l’annullamento dell’autorizzazione in regime di autotutela”.

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