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Gli imprenditori chiedono di aprire la ‘vertenza Abruzzo’: “Rischio deindustrializzazione”

Gli imprenditori chiedono di aprire la ‘vertenza Abruzzo’: “Rischio deindustrializzazione”

PESCARA, 3 maggio – Tasso di disoccupazione elevatissimo, raddoppiato rispetto al 2008, drammatico andamento dei numeri riguardanti la cessazione delle attività economiche, soprattutto per quanto riguarda le piccole e medie imprese, contrazione degli investimenti e rischio reale di deindustrializzazione in alcuni territori. Le associazioni di categoria tracciano un quadro impietoso dell’economia abruzzese e, nel lanciare l’allarme, chiedono alla Regione di avviare un confronto con il Governo nazionale volto ad aprire una “vertenza Abruzzo”.

Servono risposte immediate, dicono i rappresentanti degli imprenditori, perché “l’Abruzzo continua a soffrire fortemente il persistere di una crisi strutturale complessa e perdurante, conseguenza anche di trasformazioni e situazioni di carattere globale e nazionale, che ha determinato e ancora sta determinando effetti devastanti sul tessuto sociale ed economico regionale”.

Va quindi avviato un immediato confronto tra Governo regionale e nazionale, con l’obiettivo di “affrontare la complessità della situazione del nostro territorio anche con l’ausilio di risorse aggiuntive specifiche”.

Ecco allora un documento unitario sottoscritto da Ance, Confapi, Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e Confindustria.

Nel documento viene fatto il punto sulla situazione economica abruzzese, definita “drammatica”. Nonostante una leggera ripresa negli ultimi anni del Pil regionale, sono estremamente preoccupanti i dati sulla natimortalità delle imprese: nel periodo 2010-2016 c’è stato un saldo negativo tra iscrizioni e cancellazioni di 5.834 unità nel settore dell’agricoltura, di 2.528 nel settore manifatturiero, di 3.338 nel settore delle costruzioni, di 5.191 nell’artigianato, di 6.041 nel commercio e di 2.200 nel turismo.

A compromettere il quadro, secondo le associazioni, hanno contribuito anche ulteriori fattori ed emergenze di carattere locale, quali la questione sanità, con le relative conseguenze sul piano fiscale e di bilancio, il sisma del 2009, i terremoti pià recenti e il maltempo dei mesi scorsi.

“A ciò – dicono i firmatari del documento – si accompagna anche una azione politica ed amministrativa carente rispetto alle difficili situazioni da affrontare”.

I rappresentanti delle imprese abruzzesi denunciano inoltre “la non giustificabile carenza di personale in settori strategici della macchina amministrativa e la farraginosità delle procedure burocratiche che spesso finiscono con l’ostacolare anziché incentivare gli investimenti e l’attività stessa delle imprese” e citano uno studio che vede l’Abruzzo quale “fanalino di coda nella spesa dei fondi strutturali europei nella programmazione 2014-2020”.

Esprimendo “grande preoccupazione e forte senso di disagio per la insufficienza di azioni politiche e amministrative finora messe in campo”, le associazioni chiedono una “maggiore responsabilizzazione e un deciso cambio di passo per cogliere gli obiettivi contenuti nel ‘Patto per lo Sviluppo’ del 9 luglio 2016”.

Se da un lato serve una “più puntuale riflessione” su questioni quali Masterplan e fondi strutturali europei, dall’altro “restano ancora irrisolte e non affrontate una serie di problematiche”, tra cui fiscalità, semplificazione amministrativa, infrastrutture materiali e immateriali, servizi di qualità. Aspetti su cui “la Regione è assolutamente in ritardo rispetto agli standard delle regioni più avanzate”.

Al Governo regionale viene chiesto di avviare un confronto con quello nazionale “per avere rassicurazioni e decisioni su alcuni temi di assoluta emergenza quali: erogazione fondi nazionali per piani di investimento e contrattazione programmata; investimenti per servizi reali; infrastrutture e grandi assi di comunicazione; sisma, maltempo e dissesto idrogeologico e attivazione strumenti conseguenti; ammortizzatori sociali”.

La Regione, invece, “dovrà mettere in campo tutti i necessari provvedimenti, più volte sollecitati, in quelle materie che possono agevolare la tenuta del tessuto sociale ed economico in tutte le sue componenti e articolazioni settoriali: agricoltura, artigianato, commercio, industria, turismo”.

Tra le priorità vi sono le politiche per l’internazionalizzazione, quelle attive del lavoro, la riorganizzazione degli enti strumentali, l’accesso al credito, la riduzione della fiscalità aggiuntiva, la liberalizzazione dei servizi pubblici locali ed un piano speciale per il turismo.

Priorità che, secondo le associazioni, “restano sempre le stesse e non solo non trovano soluzione, ma, in alcuni casi, registrano preoccupanti arretramenti”. Lanciando un appello anche ai sindacati, affinché condividano “spirito e proposte del documento”, i rappresentanti degli imprenditori auspicano una “risposta immediata” dalle istituzioni e sottolineano che

“la società civile, il mondo produttivo e che lavora, hanno bisogno di risposte immediate e concrete, di un contesto amministrativo, infrastrutturale e di servizi e che possa garantire stabilità e certezze nel lavoro e nella produzione e che, soprattutto, accompagni gli sforzi che in questo momento le imprese stanno sostenendo”.

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