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Hotel Rigopiano, interrogato ex sindaco Giancaterino: “Sono a posto con la mia coscienza”

Hotel Rigopiano, interrogato ex sindaco Giancaterino: “Sono a posto con la mia coscienza”

PESCARA, 14 dicembre –  “Sono a posto con la mia coscienza, altrimenti non me lo perdonerei mai, visto che a Rigopiano ho perso mio fratello e un sacco di amici, oltre a tante altre persone che conoscevo. Poi c’è la magistratura che svolge il proprio compito e che arriverà a definire, in tempi spero non biblici, le responsabilità penali personali”. Così Massimiliano Giancaterino, sindaco di Farindola dal 2004 al 2009, al termine dell’interrogatorio, durato quasi due ore, che si è tenuto questa mattina negli uffici della Procura di Pescara, nell’ambito dell’inchiesta sul disastro dell’Hotel Rigopiano, che il 18 gennaio scorso è costato la vita a 29 persone.

Giancaterino è indagato in relazione alla mancata adozione del nuovo piano regolatore generale del Comune di Farindola e alla mancata convocazione della commissione valanghe, riunitasi l’ultima volta nel 2005.

L’ex sindaco ha aggiunto:

“Ho fornito i miei chiarimenti e la mia versione dei fatti, che ritengo esaustiva e sono soddisfatto – ha detto l’ex sindaco, subito dopo essere stato ascoltato dal procuratore Massimiliano Serpi e dal pm Andrea Papalia, alla presenza del suo legale Vincenzo Di Girolamo -. Il mio atteggiamento resta sempre di estrema tranquillità, in attesa che la magistratura inquirente compia le sue determinazioni, io ho fornito la mia versione dei fatti che spero possa convincere i magistrati della mia estraneità rispetto a quanto mi viene contestato”.
Sul merito delle contestazioni, Giancaterino spiega di non potere esprimersi “per via del segreto istruttorio”. Fa sapere di non avere prodotto documentazione aggiuntiva e di avere risposto “con tranquillità e sincerità alle domande, per quello che posso ricordare e che so”.

Giancaterino ha osservato:

“Per me è una doppia tragedia, confido nella magistratura e confido si arrivi ad una definizione delle responsabilità”. Lo ha detto, prima di entrare negli uffici della Procura di Pescara, l’ex sindaco di Farindola Massimiliano Giancaterino, che nella tragedia dell’hotel Rigopiano ha perso il fratello Alessandro, dipendente del resort.

 

I legali dell’attuale sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, e del responsabile dell’ufficio tecnico comunale Enrico Colangeli, che questa mattina sarebbero dovuti comparire in Procura a Pescara per essere ascoltati, hanno presentato istanza di differimento degli interrogatori. Gli avvocati dei due indagati, Cristiana Valentini, Massimo Manieri e Goffredo Tatozzi, hanno chiesto un congruo rinvio, per avere a disposizione il tempo necessario ad approfondire l’imponente mole documentale.

Alle 17 sarà interrogato il tecnico geologo Luciano Sbaraglia. Lacchetta, Colangeli, Giancaterino e Sbaraglia sono indagati per omicidio colposo, lesioni plurime colpose e crollo colposo, insieme all’ex sindaco Antonio De Vico che sarà interrogato il 19 dicembre. Secondo l’accusa, se il piano fosse stato approvato, avrebbe impedito l’edificazione del nuovo hotel e quindi il verificarsi del disastro. A Lacchetta e Colangeli, già ascoltati nelle prime fasi dell’inchiesta, viene inoltre contestato il fatto che il 15 gennaio scorso, sulla base delle previsioni meteo, il Comune dispose la chiusura delle scuole, ma i due non si attivarono per sgomberare l’albergo e anzi fu consentito che, nonostante l’allarme, altre persone salissero a Rigopiano.

Colangeli, infine, è indagato anche per abuso e falso ideologico, insieme a Marco Paolo Del Rosso, l’imprenditore che chiese l’autorizzazione a costruire il resort, e Antonio Sorgi, direttore della Direzione parchi territorio ambiente della Regione Abruzzo, in riferimento al permesso rilasciato nel 2006 per la ristrutturazione del complesso alberghiero, quando l’area era soggetta a vincolo idrogeologico.

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