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Hotel Rigopiano, parenti vittime: “Raggio di sole su cuori lacerati”. Feniello: “Non la passino liscia”

Hotel Rigopiano, parenti vittime: “Raggio di sole su cuori lacerati”. Feniello: “Non la passino liscia”

PESCARA, 16 maggio – “Oggi un raggio di sole ha colpito i nostri cuori lacerati dal dolore. Era ciò che ci aspettavamo, una risposta dallo Stato contro una parte di esso che non ha funzionato e non ha garantito i principi sanciti dalla Costituzione ai suoi cittadini. Ora non ci aspettiamo processi sommari, ma solo verità e giustizia. Quella vera e che nasce da quella parte buona e sicura dello Stato che funziona”. Il Comitato ‘Vittime di Rigopiano’ commenta così la notizia dell’iscrizione sul registro degli indagati degli ultimi tre presidenti della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, Gianni Chiodi e Ottaviano Del Turco, nell’ambito dell’inchiesta sull’hotel di Farindola travolto e distrutto da una valanga il 18 gennaio del 2017. 

Il comitato, costituito dai parenti di chi ha perso la vita nella tragedia dell’hotel, sottolinea che “la nostra perseveranza alla ricerca della verità e delle responsabilità in ogni ordine e grado ha dato i suoi frutti”.

“Sedici mesi di presenza ferma e costante con dignità e rispetto delle istituzioni, quelle buone e che meritano tutto il nostro rispetto, alla fine ci hanno dato ragione ed hanno premiato la nostra tenacia. Un grazie a tutti gli inquirenti che hanno dimostrato che il nostro Paese ha ancora tanto valore da rendere ai suoi cittadini”, dicono i familiari delle vittime.

IL PAPA’ DI STEFANO FENIELLO: “NON DEVONO PASSARLA LISCIA”

“Questa volta non devono passarla liscia”, scrive su Facebook Alessio Feniello, papà di Stefano, una delle 29 vittime della tragedia, che da mesi chiedeva che tutti i responsabili, e in particolare il presidente di Regione, finissero sotto inchiesta.

Il giovane, durante la delicata fase dei soccorsi, era stato inizialmente dato per vivo, con tanto di comunicazione formale della Protezione civile ai genitori, che ne attendevano il ritorno e che hanno saputo solo alla fine che Stefano era morto.

“Questa novità – afferma l’avvocato Camillo Graziano, legale della famiglia Feniello – fa capire che se l’indagine è durata così tanto è per un motivo: hanno valutato tutto a tutti i livelli. E’ stato quindi necessario arrivare ad un anno e mezzo dai fatti. E’ stata fatta una valutazione a 360 gradi e per questo i tempi si sono dilatati. Il fatto che si vada a mettere sotto inchiesta anche le passate Giunte regionali – aggiunge il legale – significa che le omissioni sono riferibili a tutta la dirigenza passata della Regione Abruzzo. Faccio i complimenti alla Procura e ai Carabinieri Forestali, che non hanno tralasciato nulla. E’ stato fatto un lavoro di grande attenzione”.

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