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L’Aquila e il capoluogo, Biondi: “Sciacallaggio politico”

L’Aquila e il capoluogo, Biondi: “Sciacallaggio politico”

L’AQUILA, 17 novembre – Se è una partita vera si vedrà. Per il momento la provocazione lanciata da Enzo Cantagallo, grande Pescara uguale Pescara capoluogo, ha avuto l’aspro merito di scoprire con anticipo ambizioni (tante), argomenti (pochi) divisioni e affinità che potrebbero segnare l’ultimo anno e spiccioli di amministrazione, in Regione e al Comune di Pescara. L’Aquila, il capoluogo, potrebbero solo un pretesto, da trasformare in occasione.

La mossa del centrodestra pescarese, che è riuscita a far approvare un ordine del giorno sul capoluogo in consiglio comunale, potrebbe non essere solo una granata lanciata per sparigliare il nemico, quanto una miccia innescata per recuperare uno spazio politico, dopo l’elezione a sindaco di Pierluigi Biondi. Che ha spostato gli equilibri a favore delle aree interne.

La contromossa è un fronte compatto senza screzi e senza distinguo. Oggi il Consiglio comunale ha approvato, all’unanimità, un ordine del giorno nel testo del documento, sottoscritto da tutti i capigruppo di partiti e sigle presenti in Consiglio comunale, è scritto:

“Fermamente convinti che su alcune questioni prevalga il senso di appartenenza alla città piuttosto che al colore politico, esprimiamo la massima disponibilità istituzionale e politica nei confronti di qualsiasi azione il sindaco voglia porre in essere a tutela della dignità costituzionale, statutaria regionale e storica della nostra città”.

Sul documento approvato ieri dall’assemblea pescarese il sindaco dell’Aquila non fa sconti:

“Ritengo  che l’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale di Pescara sia un atto da non sottovalutare, che però è figlio di una politica antistorica, risibile, che non vuole bene ai territori, nascondendosi dietro la volontà di esaltare i territori stessi. Una politica che non fa bene non soltanto alla città dell’Aquila, non fa bene alla città di Pescara e all’intero Abruzzo. Credo che questa necessità, del tutto elettoralistica, della peggiore specie, sia finalizzata a riscaldare animi che dovrebbero dedicarsi a cose ben più importanti e nobili. Così come ritengo che questa città è una città che soffre, che ha i nervi scoperti, che ha delle sensibilità spiccate, sta sforzandosi faticosamente di ritrovare un senso di appartenenza comunitario sia sollecitata da certe scelte e questo è ancor più criminale intellettualmente: stimolare degli istinti reconditi di una città che sta facendo tanti sforzi, con impegno e sacrificio è una forma di sciacallaggio politico inaccettabile con responsabilità trasversalmente diffuse”.

Il cuore del discorso di Biondi è squisitamente politico e, letto tra le righe, è un avvertimento anche per i compagni di squadra:

“Non daremo una risposta uguale e contraria a all’atto approvato dal Consiglio comunale di Pescara che, ripeto, non va sottovalutato, perché altrimenti legittimeremmo una scelta di quel genere. Noi oggi stiamo facendo una cosa diversa, tutti insieme mentre su quel documento una parte dell’assise civica pescarese si è divisa. Riteniamo che la conflittualità tra aree costiere e aree interne non abbia più motivo di esistere perché i territori devono muoversi in maniera complementare, prestando attenzione per avere un riequilibrio delle aree interne rispetto a quelle della costa. Questo territorio, per scelte più o meno recenti, quindi con responsabilità diffuse, è stato spoliato di alcune funzioni fondamentali e ancora oggi c’è il tentativo di far valere la forza dei numeri rispetto a una forza della dignità dei territori e delle persone”.

Per Biondi la forza dei numeri non è necessariamente vincente:

“La forza è rappresentata dai numeri e non possiamo nasconderci dal fatto che Pescara e l’area adriatica siano una zona con una espansione demografica importante, con una vivacità economica diversa dalla nostra. Però noi dobbiamo far valere un’altra forza: quella della qualità, dell’efficienza dei servizi, della capacità di offrire ai residenti e chi ci viene a trovare un concetto di accoglienza, di apertura. Ed è ciò che si sta facendo all’Aquila dal post sisma, con meriti diffusi: diversi governi sono alternati e si sono create le condizioni perché la città sopravvivesse al terremoto del 2009”.

Insomma, per quanto la partita possa, dalla storia,  essere derubricata a semplice provocazione interna, per la cronaca il sindaco dell’Aquila non intende distrarsi:

“Siccome la prassi, che non si avvererà mai ma su cui manterremo alta l’attenzione, vuole che una modifica degli assetti istituzionali passi attraverso una modifica allo Statuto regionale da oggi inizierà un monitoraggio costante perché se qualcuno, irresponsabilmente, si farà venire questa idea per la testa ci troverà pronti a respingere gli attacchi. Forse non si accorgono che quello che è successo oggi rafforza la città dell’Aquila perché il Consiglio comunale si ritrova tutto unito, perché ci dà una svegliata rispetto a quello che sta accadendo e poi da oggi l’attenzione non sarà più solo su una proposta fantasiosa come quella di spostare il capoluogo ma perché bisognerà ripensare quale sarà la qualità dell’offerta sanitaria, capire perché in alcune aree si tagliano ospedali e posti letto e su altre no, perché qui la spesa per le cure riabilitative è dimezzata rispetto ad altri territori, perché si tenta ancora oggi di togliere qualche ufficio con ipotesi di accorpamento ma in realtà tutto ciò somiglia terribilmente a uno scippo. Noi siamo più forti e paradossalmente la provocazione ha avuto l’effetto opposto. Ringrazio questo Consiglio comunale per la responsabilità che ha dimostrato, che ci qualifica ulteriormente e, forse, è proprio per questo che noi siamo il Capoluogo”

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