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Mazzocca presenta il Piano regionale dei rifiuti, ma sugli inceneritori è guerra aperta con il M5s

Mazzocca presenta il Piano regionale dei rifiuti, ma sugli inceneritori è guerra aperta con il M5s

PESCARA, 29 novembre – Nessun inceneritore sul territorio abruzzese, riorganizzazione dei servizi di raccolta dei rifiuti, basati su sistemi domiciliari e in particolare sul porta a porta, introduzione del modello basato sul recupero di materia”. Sono i punti fermi del nuovo Piano di gestione dei rifiuti 2017-2022, elaborato dalla Regione Abruzzo e presentato questa mattina, in conferenza stampa a Pescara, da Mario Mazzocca, sottosegretario alla presidenza della Regione con delega all’Ambiente e da Franco Gerardini, dirigente del settore Rifiuti dell’ente.

Uno dei nodi più spinosi, che hanno a che fare con il nuovo Piano, è legato all’ipotesi di realizzazione di un inceneritore in Abruzzo, che era stata prevista dallo Sblocca-Italia. Un tema rispetto al quale, una settimana fa, il Movimento 5 Stelle aveva accusato il governo regionale di tenere un comportamento bipolare. Mazzocca, già da diversi giorni, va ripetendo che in Abruzzo non si farà mai alcun inceneritore ed oggi è tornato a ribadirlo:

“La Regione Abruzzo esclude qualsiasi ipotesi di realizzazione di un inceneritore nel proprio territorio, non condividendo le scelte delineate nel decreto Inceneritori, che individua i deficit registrati a livello impiantistico per i diversi contesti territoriali e le modalità del loro soddisfacimento. In base alle previsioni del Piano, infatti, si ribadisce la non sussistenza di condizioni oggettive per prevedere un impianto di incenerimento in Abruzzo, in quanto sostenibile né tecnicamente né economicamente”.

La questione è essenzialmente legata ai quantitativi:

“Il Governo, nei dati allegati al decreto, che vanno aggiornati annualmente – continua Mazzoca – ha indicato per l’Abruzzo, basandosi su cifre in parte vecchie e in parte calcolate erroneamente, 121mila tonnellate di rifiuti da avviare a incenerimento, ma il dato corretto, anche secondo il Piano, è pari a 57.600 tonnellate, 20mila delle quali saranno incenerite in Molise in base all’accordo interregionale già in vigore. Non ci sono le condizioni tecniche e giuridiche per realizzare un inceneritore in Abruzzo e per la prima volta si avvia concretamente sul territorio regionale la stagione dell’economia circolare”.

La consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Sara Marcozzi, interpellata da ABR24, resta però sulle sue posizioni e continua a denunciare il rischio-inceneritore:

“Tra i tre scenari che la società Oikos aveva prospettato alla Regione, non è stato scelto quello fondato sul recupero di materia spinto, ovvero sul riciclo dei rifiuti senza incenerimento, ma quello basato sul recupero di materia e al contempo sulla produzione di combustibile da rifiuti da incenerimento. Il fatto che attualmente i quantitativi in Abruzzo siano bassi e tali da poter essere inceneriti in Molise non basta, perchè se in futuro dovesse verificarsi un innalzamento del fabbisogno, il Governo potrà imporre alla Regione Abruzzo di incenerire, dal momento che questa ipotesi risulterebbe prevista dal Piano regionale dei rifiuti.  Piemonte, Veneto e Liguria, invece, hanno modificato i rispettivi piani, in modo da uscire dall’elenco nazionale dello Sblocca-Italia e dunque scongiurando definitivamente il rischio di nuovi inceneritori. E’ questa l’unica strada da seguire”.

Parole bollate come “false e propagandistiche” da Mazzoca, che aggiunge:

“Si tratta di un inganno, un tradimento nei confronti dei cittadini, da parte di chi o non ha letto le carte o le ha lette ed ha volutamente mentito per alimentare la cultura del sospetto. Sono futili chiacchiere degne del novello partito del torchietto”.

Marcozzi, nel botta e risposta a distanza, lancia il guanto della sfida:

“Sono pronta, in qualsiasi momento, a tenere un confronto pubblico con Mazzocca su questo argomento”.

Tornando al Piano dei rifiuti, sono previsti 76 milioni di euro di investimenti, di cui 36 già attuati, per circa 160 tra progetti e impianti pubblici, quali centri di riuso, centri di raccolta differenziata e piattaforme ecologiche. In realtà il Piano andava approvato già entro il 2013 e infatti l’Abruzzo adesso rischia di essere sottoposto all’ennesima procedura di infrazione. L’amministrazione regionale sta cercando di accorciare i tempi, ma in ogni caso il testo non approderà in Consiglio regionale prima del marzo prossimo.

Secondo Mazzocca, il nuovo strumento di cui si doterà la Regione “consentirà di avviare la stagione dell’economia circolare in Abruzzo”. E’ infatti prevista la riorganizzazione dei servizi di raccolta, privilegiando soprattutto il porta a porta, per raggiungere entro il 2022 l’obiettivo minimo del 70% di raccolta differenziata. Nel 2015 il dato risulta fermo al 49%. L’esponente del governo regionale ritiene che, rispetto alla situazione attuale, con il piano si dovrebbe arrivare ad una “contrazione della produzione complessiva, ad un considerevole aumento dei quantitativi di rifiuti avviati a recupero di materia, al contenimento dell’avvio a recupero energetico e ad una significativa contrazione dello smaltimento in discarica”.

La Regione, inoltre, individua il modello del recupero di materia, sia attraverso il porta a porta, sia attraverso il recupero “possibile” dei rifiuti indifferenziati, anche attraverso “adeguamenti impiantistici che potranno consentire la qualificazione del rifiuto attraverso l’intercettazione delle componenti valorizzabili”. Il nuovo Piano disegna un modello gestionale basato su prestazioni medie attribuite al complesso delle filiere di trattamento. Gli impianti di Trattamento meccanico-biologico (Tmb) con recupero di materia spinto prevedono “lavorazioni finalizzate ad estrarre dal rifiuto indifferenziato residuo frazioni recuperabili in forma di materia (es. plastiche, carta, metalli) quantificabili in circa il 15% del flusso trattato”.

Geradini infine rimarca:

“Il piano punta al massimo recupero di materia dai rifiuti indifferenziati. Chiediamo l’impegno forte dei cittadini e un salto culturale per attuare le migliori pratiche ambientali. Il 75% dei materiali verrà recuperato, mentre oggi prevale lo smaltimento. E’ una filosofia assolutamente nuova quella su cui puntiamo. Tutta questa programmazione è la migliore risorsa per evitare qualsiasi realizzazione di impianti di incenerimento. Solo ciò che non recuperiamo, cioè 57.600 tonnellate su oltre 520mila previste nel 2022, va in discarica o a recupero energetico”.

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