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Processo Bussi, le difese: “Mai vista in Italia condanna per avvelenamento doloso nell’industria”

Processo Bussi, le difese: “Mai vista in Italia condanna per avvelenamento doloso nell’industria”

L’AQUILA, 30 gennaio – Si avvicina alle battute finali il processo, davanti alla Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila, sulla cosiddetta mega discarica dei veleni della Montedison a Bussi sul Tirino. Gli imputati sono accusati di avvelenamento e disastro ambientale. Il 3 febbraio è prevista l’udienza conclusiva, mentre oggi si sono tenute le ultime arringhe degli avvocati delle difese.

L’avvocato Carlo Sassi difende 4 dei 18 imputati, ovvero Nazzareno Santini, direttore dello stabilimento dal 1985 al 1992, Carlo Vassallo, direttore dello stabilimento di Bussi dal 1992 al 1997, Leonardo Capogrosso, coordinatore dei responsabili dei servizi Pas degli stabilimenti facenti capo alla Montedison-Ausimont di Milano, e Nicola Sabatini, 90 anni, vice direttore pro tempore della Montedison di Bussi dal 1963 al 1975. Questi alcuni passaggi delle tesi sostenute dal legale:

“L’avvelenamento doloso è assimilabile alla strage come pena, mai in Italia c’è stata una condanna per avvelenamento doloso in un contesto lecito come quello dell’industria. I prelievi dal 1992 sono stati nei parametri nonostante la normativa si fosse inasprita, i valori degli anni Novanta sono in linea persino alla normativa in vigore dieci anni dopo. È difficile, perciò, sostenere un’accusa così grave. Tutte le analisi, dopo il ’92, solo in minima parte superano i valori. E quelli sballati rientrano nella fascia di errore analitico, quindi ammissibile. Questa è la condotta equivalente a mettere una bomba in una piazza affollata?”.

Sassi ha fatto più volte ricorso ad argomentazioni polemiche nei confronti dell’accusa e nel corso del suo intervento si è spesso rivolto, in maniera piuttosto decisa, verso l’avvocato dello Stato Cristina Gerardis, tanto che il collegio giudicante lo ha invitato a indirizzare lo sguardo alla corte.

Il legale ha poi affermato che si sta cercando di inserire nel dibattimento alcuni documenti che, però, non figurano agli atti del processo. Il riferimento è allo studio svolto nell’estate 2015 dall’ Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente (Arta), in seguito alla chiamata di alcuni privati cittadini che abitano a valle del sito Montedison. Uno studio citato proprio dalla Gerardis, nel suo lungo intervento, durante le udienze precedenti. Sulla base dei risultati contenuti nel report, frutto dei controlli effettuati, emergono valori delle sostanze tossiche e cancerogene nelle acque sotterranee vicine alla mega discarica di Bussi sul Tirino aumentati anche di 14 volte in un anno e la presenza di piante che contengono fino a cinque sostanze potenzialmente portatrici di cancro.

Le difese, che hanno ancora una volta rigettato ogni accusa, hanno contestato anche la richiesta di accertamenti integrativi e di una maxi perizia chiesta nella requisitoria dalla procura generale.

A questa fase del procedimento si è arrivati dopo il pronunciamento dello scorso marzo della Cassazione, che ha convertito in appello tutti i ricorsi presentati “per saltum” alla Suprema Corte. In Corte d’Assise a Chieti, il 19 dicembre 2014, 19 imputati erano stati assolti dall’accusa di aver avvelenato le falde acquifere, mentre il reato di disastro ambientale fu derubricato in colposo e quindi prescritto.

L’indagine della procura di Pescara sulla mega discarica dei veleni prese il via nel 2007 con la scoperta da parte del Corpo Forestale dello Stato di circa 185mila metri cubi di sostanze tossiche e pericolose in un’area di 4 ettari nei pressi del polo chimico di Bussi.

L’esito della sentenza di primo grado ha provocato alcune inchieste giornalistiche che hanno prodotto indagini da parte della procura di Campobasso nei confronti del giudice Camillo Romandini, presidente del Collegio in Assise, per presunte pressioni sui giudici popolari. A seguito dell’indagine, il ministero della Giustizia ha aperto un procedimento disciplinare nei confronti del giudice, mentre la procura generale della Cassazione sta svolgendo le indagini del caso.

 

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