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Occupazione, per l’Abruzzo è crisi profonda. Ronci: “Serve una politica per la crescita”

Occupazione, per l’Abruzzo è crisi profonda. Ronci: “Serve una politica per la crescita”

PESCARA, 18 giugno – Una flessione di diciottomila unità con un decremento percentuale del 3,7% di gran lunga superiore allo 0,4% rilevato come dato nazionale. Sono i numeri del trimestre nero dell’occupazione in Abruzzo, secondo lo studio elaborato da Aldo Ronci e relativo ai primi tre mesi di quest’anno.

“Quello dei 464 mila occupati annotati nel p trimestre 2017 è il peggiore dato trimestrale registrato negli ultimi dieci anni  – sottolinea Ronci – e la pesante e allarmante flessione subita in valore percentuale (-3,7%) pone l’Abruzzo al terzultimo posto della graduatoria nazionale”.

Considerando la posizione professionale, il colpo più duro è quello che arriva dagli autonomi, che perdono dodicimila unità, contro le seimila dei lavoratori dipendenti. Ma anche in questo secondo caso, la decrescita percentuale dell’1,7% è di gran lunga superiore allo 0,6% della media nazionale.

Gli autonomi abruzzesi decrescono dell’ 8,5% in contro tendenza rispetto al dato nazionale che cresce dello 0.4%. (0%). La flessione degli autonomi abruzzesi dell’ 8,5% è il peggior risultato tra le regioni italiane.

La suddivisione per attività economiche regala un’unica magra soddisfazione, quella di un +11 nei servizi, per il resto ovunque c’è un segno meno: decrementi più consistenti nelle costruzioni (-10), e nel commercio e nelle attività ricettive (-9), più lievi nell’ industria (-5) e nell’ agricoltura (-5).

“Da sottolineare – rileva Ronci – le vistose  flessioni percentuali nelle costruzioni (-24%) che è il peggior risultato a livello nazionale e nell’agricoltura (-18,8%), più lievi nel commercio e nelle attività ricettive (-7,8%) e nell’ industria (-4,9%%); tutte comunque di gran lunga inferiori alle flessioni nazionali”.

I lavoratori autonomi hanno influenzato pesantemente la flessione nell’ industria (-5 mila su -6 mila) e hanno da soli determinato il decremento nel commercio e nelle attività ricettive (-9 mila su -9 mila).

Il tasso di occupazione in Abruzzo nel I trimestre 2017 è stato del 53,9%, valore che rimane ancora più basso del 57,2% nazionale registrando uno spread negativo di 3,3 punti percentuali.

Dall’altra parte in Abruzzo, nel IV trimestre 2016 i disoccupati ammontavano a 73 mila unità e nel I trimestre 2017 diventano 74 mila registrando un incremento di mille unità. I disoccupati hanno registrato un incremento dell’ 1,4% in contro tendenza rispetto al dato nazionale che ha segnato una decrescita dello 0,7%.

Il tasso di disoccupazione, in Abruzzo nel I trimestre 2017, è stato del 13,7% mentre in Italia ha segnato il 12,1%%. Il dato assegna all’Abruzzo uno spread dell’ 1,6%.

Poi ci sono gli inattivi che passano da 304 mila del IV trimestre 2016 a 316 mila del I trimestre 2017 registrando un incremento di 12 mila unità. In termini percentuali  l’incremento degli inattivi è stato del 4,2% valore di molto superiore a quello medio nazionale che è stato dello 0,5%.

Il tasso di inattività, in Abruzzo nel I trimestre 2017 è stato del 37,4%, valore più alto del 34,7% nazionale evidenziando uno spread negativo di 2,7 punti.

Dati che, certamente, nella loro asetticità lasciano poco spazio alle rassicurazione: la consistente flessione di 18 mila occupati subita dall’Abruzzo nel I trimestre 2017 è il peggiore dato trimestrale registrato negli ultimi dieci anni e la pesante e allarmante flessione subita in valore percentuale pari al 3,7% pone l’Abruzzo al terzultimo posto della graduatoria nazionale.

A questo, sottolinea ancora Ronci, si aggiungono altri elementi, che non lasciano ben sperare:  frenano le esportazioni, che crescono di soli 24 milioni contro i 264 del I trimestre di un anno fa e, in valore percentuale, l’incremento è stato di appena l’1,2% (contro una media nazionale del 9,9%).

Le imprese scendono di 972 unità, per una decrescita dello 0,66%.

“I dati esposti – conclude Ronci – confermano lo stato di grave crisi in cui si versa l’economia abruzzese ed evidenziano un sistema produttivo locale molto fragile. Per tornare a crescere serve una politica attiva che punti soprattutto a far cambiare passo al sistema produttivo endogeno abruzzese e per fare ciò si deve assolutamente riuscire a migliorare la competitività delle imprese in particolare delle micro imprese. L’ultimo bando della Regione Abruzzo, il cui obiettivo è quello di contribuire a sostenere la ripresa economico-finanziaria ed occupazionale delle aree di crisi, non marcia nemmeno esso in questo senso in quanto: prevede una dotazione finanziaria di appena 16.000.000 di euro; è rivolto alle sole aree di crisi non complessa; non è diretto ad incentivare in maniera esclusiva la competitività”.

 

 

 

 

 

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