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Ospedale unico a Teramo, la Cgil: “Serve un confronto con il territorio”

Ospedale unico a Teramo, la Cgil: “Serve un confronto con il territorio”

TERAMO, 21 aprile – Nel dibattito sull’ospedale unico nel teramano interviene anche la Cgil, che nel chiedere condivisione sulle scelte e ed un dibattito franco ed aperto con istituzioni, operatori del settore ed associazioni esprime un secco no contro su un’eventuale ipotesi di project financing, considerato una sorta di “cavallo di Troia” per l’ingresso del privato nella sanità teramana. A riaccendere la discussione è una conferenza stampa tenuta questa mattina, nella sede teramana del sindacato, dal segretario generale Giovanni Timoteo e dai segretari provinciali della Fp Cgil Pancrazio Cordone, della Filcams Emanuela Loreteno e della Fiom Mirco D’Ignazio.

“Da tempo assistiamo ad una discussione insistita sulla stampa che fa apparire la scelta di un ospedale unico in Provincia di Teramo come definitiva, con l’unica variabile ancora da decidere che sembra essere la localizzazione della nuova struttura – ha sottolineato Timoteo – Sembra che questo sia l’unico, ultimo problema della sanità teramana. La soluzione esaustiva che garantirà la tutela della salute dei cittadini oggi e nel futuro”.

Una lettura non condivisa dal sindacato, che chiede quali analisi  dei bisogni sanitari siano state registrate,  quali i criteri adottati, con la partecipazione di chi.

“Eppure parliamo della riorganizzazione del servizio sanitario che per i prossimi decenni dovrà garantire la salute dei cittadini – hanno commentato i rappresentanti della Cgil – Noi riteniamo che questo modo di procedere non sia accettabile e non sia rispettoso della comunità teramana”.

Da qui l’invito a  Regione e Asl per un confronto diffuso sul  territorio con istituzioni, operatori del settore, associazioni per definire, con spazi, modi e tempi ben codificati e condivisi, un progetto di riordino che con il coinvolgimento e la partecipazione di tutta la comunità provinciale  possa rispondere concretamente alle esigenze di prevenzione,cura,  tutela della salute di tutta la popolazione.

“Per quanto ci riguarda l’abbiamo già detto in precedenza, noi siamo convinti che la buona sanità non è fatta di muri nuovi ma di buone pratiche e da un’organizzazione che metta al centro i bisogni dei cittadini – hanno continuato –  l’unico risparmio in sanità è quello che fornisce una migliore qualità della vita ai cittadini. Se all’interno di questa impostazione si convenisse che l’ospedale unico è un punto di equilibrio, efficienza, eccellenza ci confronteremo anche noi in modo oggettivo”.

Un confronto che non contemplerebbe in ogni caso l’ipotesi di un project financing.

“Una formula con la quale si permette l’ingresso del privato nella conduzione delle strutture sanitarie,  con canoni pagati dal pubblico per 25-30 anni – ha sottolineato Emanuela Loretone – con la concessione allo stesso di tutti i servizi collaterali al servizio sanitario come ristorazione, pulizia, manutenzione”.

Col risultato,  aggiungono ancora i responsabili della Cgil, “che il privato ha profitti certi e garantiti e la collettività si farà carico di un debito che nei prossimi decenni peserà sulla spesa sanitaria delle future generazioni condizionando la tutela della salute delle stesse“.

La Cgil cita ad esempio le esperienze già maturate in  Piemonte, Liguria, Veneto, Friuli, “e che hanno portato la Corte dei Conti veneta a censurare severamente questa formula“.

“Per questo, soprattutto in un territorio che già in passato, nella sanità, ha avuto una presenza del privato marginale – hanno concluso i sindacalisti – riteniamo che questa esperienza sia da evitare”.

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