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Presunte timbrature illegali alla Asl, il processo alle ultime battute

Presunte timbrature illegali alla Asl, il processo alle ultime battute

TERAMO, 19 maggio – Nuova udienza, questa mattina, nell’ambito del processo per le presunte timbrature illegali alla Asl di Teramo, che vede imputati due dirigenti e tre dipendenti dell’azienda sanitaria. Davanti ai giudici  Sergio D’Ostilio, tecnico coordinatore della prevenzione del Sian (servizio igiene alimenti e nutrizione) ed ex vicesindaco di Bisenti, Algesirio Volpi, tecnico della prevenzione del Sian, e Guido De Carolis, tecnico del servizio di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, accusati di aver timbrato il cartellino, in numerose occasioni, in un ufficio diverso dalla propria sede di lavoro. A processo, insieme a loro, anche i dirigenti del Sian Maria Maddalena Marconi e del settore prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro Valerio Benucci, accusati di averli autorizzati illegittimamente a timbrare in altre sedi rispetto a quella di lavoro.

Tutti devono rispondere di truffa aggravata in concorso.

Nel corso dell’udienza odierna, con il processo che si avvia alle ultime battute, sono stati ascoltati diversi testi della difesa, alcuni dei quali hanno sottolineato come per esigenze di economicità del servizio anche in altre Asl i tecnici impegnati nei prelievi sul territorio venivano autorizzati a firmare in uffici diversi da quello centrale.

Il fascicolo che ha portato i tre a processo, a firma del pm Davide Rosati, era stato aperto nel 2012 dopo alcune segnalazioni giunte sul tavolo della Procura e nel 2013 aveva portato alle misure, poi revocate, dell’obbligo di dimora a Bisenti per D’Ostilio, della sospensione dal servizio per Volpi e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per De Carolis.

Gli imputati si sono sempre difesi sostenendo come fosse stata la stessa Asl, che si è costituita parte civile nel processo, ad autorizzarli a timbrare in uffici periferici per questioni di economicità del servizio. Ma secondo l’accusa oltre ad aver interpretato in maniera onnicomprensiva quelle autorizzazioni, che sarebbero state invece limitate ad alcune occasioni legate ad esigenze di particolari servizi, i tre dipendenti avrebbero continuato a timbrare il badge fuori sede anche dopo la revoca delle autorizzazioni, disposta dalla stessa Asl.

Tutto con un danno per l’azienda sanitaria di diverse migliaia di euro.

A D’Ostilio, inoltre, viene contestata anche l’accusa di peculato per un presunto indebito utilizzo dell’auto aziendale che, secondo l’accusa, avrebbe utilizzato usualmente e che sarebbe risultata costantemente parcheggiata sotto la sua abitazione.

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