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Quarto fronte d’inchiesta per D’Alfonso, indagati anche 3 assessori. Le opposizioni attaccano

Quarto fronte d’inchiesta per D’Alfonso, indagati anche 3 assessori. Le opposizioni attaccano

PESCARA, 22 febbraio – E’ il quarto filone d’inchiesta, nel giro di pochi giorni, che vede il nome del presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, iscritto nel registro degli indagati. L’inchiesta è quella aperta dalla Procura dell’Aquila su una serie di appalti pubblici gestiti dalla Regione.

Nell’ultimo filone venuto alla luce, relativo all’appalto da un milione e mezzo di euro per la riqualificazione del parco comunale Villa delle Rose di Lanciano, risultano indagate 27 persone, tra le quali gli assessori regionali Marinella Sclocco, Silvio Paolucci e Dino Pepe, accusati di falso ideologico per avere partecipato alla riunione dell’esecutivo e votato la delibera di giunta numero 367 del 3 giugno 2016. Insieme a loro sono finiti nel mirino della Procura aquilana il dirigente dello staff di D’Alfonso, Franco Bernardini, oltre a funzionari regionali, professionisti esterni e imprenditori.

Ieri D’Alfonso, in Consiglio regionale, ha ribadito la sua più totale estraneità ai fatti contestati, ma le opposizioni si lanciano all’attacco del governatore.

Gianluca Castaldi, senatore abruzzese del Movimento 5 Stelle, rimarca:

“Non c’è pace per la Regione Abruzzo. Dopo il presidente D’Alfonso finiscono indagati anche i tre assessori Paolucci, Sclocco e Pepe. Naturalmente attendiamo che l’inchiesta faccia il suo corso, ma intanto torniamo a ripetere che l’Abruzzo ha bisogno di una classe politica all’altezza, onesta e trasparente. Riportiamo al centro gli interessi dei cittadini abruzzesi, solo così possiamo pensare di risollevare questa Regione”.

Mauro Febbo, consigliere regionale di Forza Italia, entra nel merito del caso Villa delle Rose:

“All’indomani dell’approvazione della delibera numero 367 del 3 giugno 2016, precisamente il 16 giugno, unitamente all’onorevole Fabrizio Di Stefano e al candidato a sindaco di Lanciano Enrico D’Amico, tenemmo una conferenza stampa proprio per denunciare il contenuto di una delibera di giunta nella quale non vi era né il parere di bilancio e né l’impegno di spesa ma, cosa ancora più grave, il progetto del Central Park era demandato al direttore generale per la cantierabilità. La preoccupazione era ed è dettata proprio dalla lettura di decine di delibere di giunta, nelle quali mancano gli impegni di spesa del settore Bilancio, rendendo praticamente fumo gli atti amministrativi, senza dimenticare che a queste delibere non viene neanche data la pubblicità che norme e regolamenti impongono. Il 16 giugno a Lanciano si era voluto sottolineare un vizio legislativo e amministrativo riscontrato in quel provvedimento così come era stato fatto in tante altre precedenti occasioni dal sottoscritto”.

Dichiarazioni che hanno innescato l’immediata replica del coordinatore della maggioranza in Consiglio regionale, Camillo D’Alessandro:

“Il 3 giugno scorso, con la delibera numero 367, la Giunta regionale ha deciso di adottare il progetto preliminare-studio di fattibilità denominato Riqualificazione urbana e realizzazione di un parco pubblico ‘Villa delle Rose’ nella città di Lanciano e di ritenerlo strategico per la riqualificazione urbana del centro cittadino di Lanciano. Nel provvedimento è stato precisato che ‘il costo complessivo dell’opera assomma ad euro 1.500.000 dei quali l’80% dovrà, nel rispetto delle leggi vigenti, delle norme e delle procedure, essere posto a carico della Regione Abruzzo, mentre il restante 20% a carico del Comune di Lanciano’. Al punto 6 del dispositivo si legge che ne viene trasmessa copia ‘al Direttore del Dipartimento della Presidenza e al Segretario particolare della Presidenza affinché conseguano i pareri occorrenti per la copertura finanziaria e la cantierabilità dell’opera’. Inoltre è espressamente previsto che l’atto deliberativo, al momento della sua adozione, ‘non comporta alcun impegno di spesa’. Nel Masterplan per l’Abruzzo ci sono 61 milioni dedicati al completamento delle piste ciclabili e l’intervento su Lanciano troverà copertura su questo capitolo in ragione della ciclopista che innerverà il Parco. Ci dispiace che a Febbo dispiaccia che noi lavoriamo a favore dei territori, in questo caso di Lanciano, che ha l’ambizione di tornare ad essere città bella, accogliente e punto di riferimento per un territorio ampio. Capisco anche che sia nemico di Lanciano, forse vuole punire la città per aver perso le elezioni, ma noi abbiamo un altro compito, quello di favorire il bene comune, e proseguiremo su questa strada”.

Febbo non ci sta e a stretto giro controbatte:

“Il collega D’Alessandro non fa tesoro degli errori commessi e, cercando giustificazioni dove è impossibile trovarle, ha perso l’ennesima occasione per rimanere in silenzio. Non è solo Mauro Febbo ad aver sollevato legittimi e fondati dubbi sulla delibera di Giunta numero 367, ma sono altri a certificarlo. Ribadisco oggi come ieri che si trattava di una delibazione, cioè carta scaccia, in quanto mancante sia del parere di bilancio sia dell’impegno di spesa ma, cosa ancora più grave, il progetto del Central Park era demandato al direttore generale per la cantierabilità. D’Alessandro poi continua con la solita stucchevole filastrocca del Febbo ‘nemico’, ora di Lanciano e ieri di Ortona sulla vicenda dragaggio del porto. Purtroppo per le città e per lui, che continua a inanellare una serie infinita di pessime e brutte figure proprio ai danni delle stesse due realtà, i fatti mi stanno dando ragione”.

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