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Regione Abruzzo, rimpasto di giunta: entra D’Ignazio. Lolli: “Il presidente resta D’Alfonso”

Regione Abruzzo, rimpasto di giunta: entra D’Ignazio. Lolli: “Il presidente resta D’Alfonso”

PESCARA, 9 aprile – E’ il vice presidente della giunta abruzzese, Giovanni Lolli, ad ufficializzare il nuovo rimpasto al vertice della Regione Abruzzo. Nella squadra di governo, ormai prossima alla scadenza del mandato, entra Giorgio D’Ignazio, fedelissimo di Paolo Tancredi, eletto con il Nuovo Centrodestra e poi approdato nella lista Civica Popolare di Beatrice Lorenzin, che alle ultime elezioni politiche si è schierata con il centrosinistra senza raccogliere grandi consensi. Proseguono, dunque, le grandi manovre ed i riposizionamenti, sulla scena politica regionale, in vista del ritorno alle urne.

Lolli, in conferenza stampa a Pescara, alla presenza del presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio e del sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli, che è stato uno dei principali sponsor dell’operazione, ha detto:

“D’Ignazio non è una sostituzione ma un allargamento e un arricchimento della maggioranza”.

Il vice presidente della giunta regionale ha tenuto a ricordare che ci sono due assessori dimissionari, Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo:

“Con loro la discussione è in corso, pongono ragioni molto serie, questioni di funzionamento della Giunta e questioni programmatiche. Non sono i soli a porre queste questioni. C’è anche una componente politica importante che è Leu. Siccome non sono abituato a cacciare i conigli dal cappello e ritengo ragionevoli e fondate le argomentazioni di questi nostri amici e compagni, abbiamo deciso in questi giorni di dare vita ad un tavolo di approfondimento su tre temi principali: sanità, lavoro e politiche sociali”.

Un aggiustamento della linea di governo che, quando siamo ormai al termine della legislatura, appare piuttosto tardivo. E’ chiaro che la partita si giocherà tutta sul tema delle candidature, sui futuri scenari all’interno del centrosinistra e sulle strategie per provare ad arginare l’emorragia dei consensi, certificata anche dai risultati delle ultime politiche, nell’ambito delle quali l’azionista di maggioranza della giunta abruzzese, ovvero il Pd, ha raccolto addirittura 5 punti percentuali in meno rispetto al dato nazionale:

“Non sarà un lavoro lungo, non dobbiamo scrivere piani quinquennali, ma fare un programma breve e incisivo, di poche cose concrete, per comporre insieme un piano di fine legislatura. Una settimana, dieci giorni al massimo. All’esito di questo lavoro, vedremo come meglio distribuire deleghe e funzioni dentro la Giunta”.

E alla domanda su eventuali nuove entrate ed uscite dalla giunta, Lolli ha risposto:

“Ci sarà questo rapido approfondimento programmatico. All’esito indicheremo il posto in giunta con relative deleghe, ma decideremo anche altro: una distribuzione effettiva di deleghe anche nei consiglieri di maggioranza. Sono deleghe reali, come quelle che sono state esercitate da Camillo D’Alessandro per i trasporti. La piccola novità che vorrei introdurre è che questo approfondimento lo facciamo come maggioranza, con tutti, con i dimissionari e con quelli che sono entrati e poi lo sottoponiamo all’interlocuzione con le forze della società, i sindacati, i rappresentanti delle imprese, le associazioni”.

Il numero due di D’Alfonso in Regione ha affermato:

 “Non è in discussione la permanenza nel centrosinistra, né nel caso dei due assessori dimissionari né nel caso di Leu. La discussione è di carattere programmatico, e per Leu sul piano della discontinuità. Tutti pongono un problema di collegialità. Io questa idea di collegialità ce l’ho nel sangue”.

Un’idea di collegialità, che sembra l’esatto opposto di quanto messo in pratica per l’intera durata della legislatura, nel segno di una gestione personalistica e accentratrice da parte di D’Alfonso. L’impressione è che provare a correggere il tiro oggi sia un po’ come chiudere il recinto quando i buoi sono già scappati.

E poi, in fondo, è anche da verificare se c’è davvero tutta questa voglia di correggere il tiro. Lolli, d’altronde, non si sogna neanche lontanamente di mettere in discussione l’operato del governatore abruzzese e non accenna la minima auto-critica sulla scelta di D’Alfonso di prolungare i tempi di permanenza, nonostante l’incompatibilità:

“Il presidente della Regione è Luciano D’Alfonso, che esercita gli oneri giuridici della presidenza fino a quando non eserciterà l’opzione. Naturalmente in questo periodo ci saranno funzioni che toccheranno a me. Il fatto che ci sia io qui è la risposta a tanti interrogativi e dubbi. Il presidente a tutti gli effetti, esercitando fino in fondo i diritti che la legge gli consente, sarà Luciano D’Alfonso, che ha già dichiarato più volte la sua intenzione di esercitare la sua nuova funzione di senatore. E in questo periodo toccherà a me lo svolgimento di molte delle funzioni di governo dell’azione amministrativa. Poi una precisazione senza equivoci: io non ho nessuna idea di poter esercitare un’azione di leadership forte come è stata la sua. L’unica cosa che posso fare è lavorare in squadra. Noi da oggi in poi ci comporteremo come una squadra e, ogni lunedì mattina, recependo l’indicazione del presidente Di Pangrazio, ci riuniremo insieme, giunta e maggioranza”.

Sui tempi delle nuove elezioni regionali Lolli si è limitato a dire:

“C’è un presidente del Consiglio regionale che è garante dei diritti dei Consiglieri regionali, a partire da Luciano D’Alfonso. Si rispetteranno integralmente le leggi regionali e del Senato. Nel momento in cui D’Alfonso si dimetterà, entro tre mesi bisogna votare”.

Infine Lolli si è soffermato sulla figura di D’Ignazio:

“Questa scelta avviene in un momento difficile per il centrosinistra. Non stanno saltando sul carro del vincitore. Siamo noi che abbiamo chiesto a D’Ignazio di entrare in giunta”.

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