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Rifiuti, Wwf e Legambiente attaccano: “Governo delegittimato vuole inceneritore in Abruzzo”

Rifiuti, Wwf e Legambiente attaccano: “Governo delegittimato vuole inceneritore in Abruzzo”

PESCARA, 21 marzo – Dura presa di posizione di Wwf e Legambiente Abruzzo dopo l’impugnazione, da parte del Consiglio dei Ministri, del nuovo Piano regionale di gestione integrata dei rifiuti (Prgr), vicenda che ha generato non poche polemiche.  “Un’Esecutivo pro inceneritore delegittimato dalle urne – attaccano le associazioni – contesta il Piano rifiuti della Regione. Un Governo che ferma il Parco della Costa teatina e vuole l’inceneritore a tutti i costi. L’economia circolare, invece, resta l’unica grande opportunità per il territorio”.

Nel corso di una conferenza stampa, i rappresentanti regionali di Wwf e Legambiente, Luciano Di Tizio e Giuseppe Di Marco, definiscono “veramente singolare” il fatto che “un Governo che non ha dato seguito a un atto dovuto, ‘dimenticando’ per anni in un cassetto la perimetrazione del Parco Nazionale della Costa Teatina disegnata da un commissario ad acta appositamente nominato, si ricordi invece dell’Abruzzo, dopo essere stato politicamente delegittimato dall’esito delle votazioni, con un intervento illogico e dall’aria addirittura punitiva rispetto alle aspettative della Regione e della stragrande maggioranza dei cittadini”.

Se il Cdm ha contestato che il Piano è stato approvato con legge e non con provvedimento amministrativo, le associazioni ambientaliste, citando alcuni esempi, sottolineano che “si è sempre fatto così, anche con i precedenti Piani e nessuno da Roma aveva mai obiettato nulla”.

“È singolare – osservano – che i vari governi che si sono succeduti nel tempo e i loro solerti funzionari se ne siano accorti solo oggi, quando l’Abruzzo ha osato cancellare la previsione di un inceneritore nel territorio regionale, scelta che i palazzi romani avrebbero voluto imporre al territorio”.

La seconda osservazione del Cdm, infatti, riguarda proprio la decisione di non prevedere un inceneritore nel territorio regionale, “imposto sulla base delle risultanze numeriche sulla quantità di rifiuti prodotti nel territorio che risultano al Ministero e che la Regione ha contestato con i propri più aggiornati rilievi”.

“La prospettiva dell’economia circolare presente nel nuovo piano regionale – affermano Di Tizio e Di Marco – rappresenta la grande opportunità per rottamare definitivamente nell’immediato l’inceneritore e in prospettiva le discariche, così come l’esperienza dei comuni virtuosi nella nostra Regione ci racconta di 144 Comuni ‘ricicloni’ che superano il 65% di raccolta differenziata (il 47% del totale). Il piano, seguito nel suo intero iter e attenzionato anche nelle sue criticità con le nostre osservazioni, resta comunque l’occasione per armonizzare la gestione dei rifiuti con una maggior tutela della salute e dell’ambiente e per favorire una migliore sostenibilità economica dell’intero sistema a vantaggio dei cittadini e dei comuni”.

“L’incenerimento – aggiungono – non può mai essere una soluzione: i dati scientifici disponibili dicono in larghissima maggioranza che nessun filtro riesce ad azzerare i rischi per la salute che provengono da questo tipo di impianti. Non dimentichiamo che le ceneri residuali, che rappresentano una percentuale importante del materiale bruciato, vanno comunque smaltite in una discarica speciale. Se nonostante queste evidenze si vuol puntare egualmente sugli inceneritori, vuol dire semplicemente che si hanno più a cuore gli interessi economici di chi li costruisce e gestisce che non la salute pubblica e la reale soluzione dei problemi”.

“Ci auguriamo che tutta la politica regionale sia attenta a questi bisogni e si attivi in contrasto all’impugnativa del governo per garantire un Abruzzo libero da inceneritori e discariche, tenendo al centro le politiche dell’economia circolare. Nello stesso tempo, possa questo momento essere un ulteriore attenzionamento a quei parametri utili a far crescere le corrette filiere di gestione dei rifiuti che ci permettono una migliore qualità di vita. Il tutto – concludono le due associazioni ambientaliste – in tempi rapidi per non incorrere nell’ennesima procedura di infrazione europea”.

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