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Teramo, nuova vita per l’ex Manicomio: pubblicato il bando. 30 mln per il recupero della struttura

Teramo, nuova vita per l’ex Manicomio: pubblicato il bando. 30 mln per il recupero della struttura

PESCARA, 1 giugno – Il bando di gara per il recupero funzionale dell’ex manicomio Sant’Antonio abate di Teramo, questa mattina è stato inviato telematicamente, “in diretta” dalla sede di Pescara della Regione, in pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. Il “click” alla trasmissione è stato dato dal presidente della giunta regionale Luciano D’Alfonso, su invito del rettore dell’Università di Teramo Luciano D’Amico, nel corso di una conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli del progetto, finanziato dalla Regione con 30 milioni di euro nell’ambito del Masterplan.

L’ex manicomio di Teramo, chiuso definitivamente dal 1998, dopo due decenni dall’entrata in vigore della legge Basaglia, ha una superficie di oltre 11mila metri quadrati e insiste nel cuore del centro storico della città. Fu inaugurato nel 1881 all’interno dell’ospizio di Sant’Antonio Abate, attivo sin dal 1323. Una struttura prestigiosa, dunque, che oggi versa in uno stato di profondo degrado. Di qui il progetto di recupero dell’edificio, che assume una valenza strategica nella riqualificazione e nel rilancio complessivo del centro storico di Teramo.

La durata stimata degli interventi è fissata in 3 anni, al termine dei quali l’immobile diventerà sede di una serie di strutture e spazi culturali dell’ateneo, che è stat individuato soggetto attuatore dell’intervento.

L’ex manicomio sorge in una posizione strategica di accesso all’antica cinta muraria, che connette direttamente all’asse dell’attuale Corso Cerulli e al sistema delle maggiori piazze del centro storico. Nell’intervento è prevista anche la riapertura di alcune vie, chiuse all’epoca proprio per le esigenze di sicurezza dell’allora ospedale psichiatrico, e la restituzione alla pubblica fruizione di due piazze di pregio.

Il procedimento per la riqualificazione della struttura prese il via nel settembre 2015 con il primo incontro preliminare a Palazzo Chigi, cui sono seguiti i successivi atti adottati da Regione, Università e Asl di Teramo (proprietaria dell’immobile, concesso in uso all’ateneo sulla base di una convenzione), propedeutici all’appalto formalizzato oggi.

“E’ oggettivamente un investimento straordinario per il quale abbiamo lavorato oltre due anni dal momento in cui abbiamo creato le condizioni per recuperare risorse, rendere disponibile il bene da cantierare e fare in modo di attivare il procedimento che attivasse il progetto migliore possibile e la cantierizzazione – afferma D’Alfonso – Trenta milioni di euro per questo bene che è atteso da decenni, a favore di Teramo e per l’intero Abruzzo. Si tratta di un’opera di archeologia sociale, un’opera che ha fatto in modo che nell’800 da quelle mura, da quegli spazi, partisse l’attività di una delle più importanti industrie sociali non solo abruzzesi”.

“Sono 11mila metri quadrati a favore di una nuova capacità di protagonismo di Teramo, non solo rispetto all’Abruzzo, ma rispetto a tutta la nuova nascente Macroregione Adriatico Ionica – aggiunge il governatore – Uno spazio che ospiterà nuove attività dell’università, uno spazio che di sicuro conferirà leadership a Teramo. Mi auguro che il cambio del vertice del rettorato non faccia conoscere nessuna posa, nessuna ferma. Si tratta di un bene cercato da decenni come bene che torna a funzionare. Questo è uno degli obiettivi del Masterplan che Palazzo Chigi sta monitorando. Al 30 di giugno verranno a verificare se è partita la procedura di gara”.

“Con questo atto – dice D’Amico – non avviamo solo il recupero funzionale di un complesso importantissimo, ma avviamo il risanamento e il rilancio del centro storico, per le funzioni che verranno svolte nel manicomio e per come verrà urbanisticamente restituito, per le attività che potranno essere sviluppate a Teramo e quindi a vantaggio di tutta la regione”.

“Metteremo a disposizione della città tutte quelle strutture comuni che hanno una funzione prevalentemente didattica, ma che possono poi avere anche una seconda vita – aggiunge – Penso all’auditorium, all’aula magna e al teatro di ateneo, alle piazze che verranno restituite alla città, abbattendo i muri di recinzione. Si ricuce il tessuto urbano del centro storico di una delle città più importanti della nostra regione e questa ricucitura è un’operazione anche di restituzione o consolidamento di un’identità della città e del territorio, perché attraverso la rifunzionalizzazione realizzeremo una struttura in cui sarà possibile leggere la storia dell’Abruzzo oltre che della città”.

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