Teramo
Stai leggendo
Teramo, presunta truffa con le azioni Tercas: in aula il consulente della Procura

Teramo, presunta truffa con le azioni Tercas: in aula il consulente della Procura

TERAMO, 11 dicembre – Nel processo in corso a Teramo sulla presunta truffa con le azioni Tercas, che secondo l’accusa sarebbero state vendute prospettandole ai clienti come un’operazione di  pronti contro termine, oggi è stato il giorno del consulente della Procura Igor Catania, ascoltato sulla relazione tecnica da lui prodotta sulla scorta della documentazione esaminata.

Consulente che in aula ha sottolineato come vi fosse una sostanziale asimmetria tra quanto percepito dai clienti sul tipo di investimento sottoscritto, sulla base delle informazioni che hanno dichiarato di aver ricevuto dalla banca, e l’investimento effettivamente effettuato. Ma non solo. Perché secondo il consulente, dall’esame dei documenti ed in particolare dei questionari Mifid relativi alla profilazione dei clienti e alla loro propensione al rischio, sarebbe emersa una dicomotomia tra gli obiettivi di investimento, e quindi il relativo profilo di rischio, e le informazioni generali fornite dagli stessi clienti nella prima parte dei medesimi questionari anche in relazione alla fascia di reddito.

“Da quello che ho constatato sulla base della documentazione – ha detto Catania – è emersa una sostanziale asimmetria su quanto percepito dai clienti e l’effettivo investimento sottoscritto. L’investimento riguardava infatti l’acquisto di azioni proprie di Banca Tercas, che su una scala da 1 a 5 hanno un rischio pari a 5 (ndr elevato). Mentre gli investitori hanno percepito di sottoscrivere un prodotto diverso, che è quello dei pronti contro termine e quindi un investimento a basso rischio, con una scadenza predeterminata e un taso di interesse prestabilito”.

Il consulente ha fatto riferimento nella sua testimonianza anche ad alcune note manoscritte sugli ordini di acquisto di alcuni clienti, in cui vi era segnata la scadenza al 2012 e il tasso al 3 per cento ed a un caso in cui a margine del relativo documento di era un foglio di calcolo in cui era scritta una somma che avrebbe rappresentato proprio il tasso del 3 per cento sulla somma investita.

“Ho poi esaminato i vari questionari Mifid ed ho riscontrato una dicotomi anche qui – ha continuato il consulente – Nella seconda parte del questionario, dove si identificano gli obiettivi di investimento e i profili di rischio, quasi tutti i clienti sono risultati con un obiettivo temporale dell’investimento a lungo e medio termine, con una propensione al rischi alta o elevatissima, e con l’obiettivo principale di guadagnare molto pur correndo de rischi. Un profilo di investitore il cui rischio mal si concilia con le informazioni generali fornite dagli stessi clienti con le informazioni generali”.

Nella prima parte del questionario, in particolare, secondo il consulente della Procura, la maggior parte dei clienti con le relative risposte avrebbe infatti evidenziato una prevalente propensione al risparmio e un profilo lavorativo non compatibile con investimenti ad alto rischio.

“Molti clienti che avevano acquistato i prelativi pacchetti erano pensionati e dipendenti – ha aggiunto ancora Catania – in due casi pensionati ultraottantenni, con una propensione soprattutto all’accumulo patrimoniale, con una netta incompatibilità tra il profilo dell’investitore e il suo profilo di rischio”.

Lo stesso consulente ha dichiarato, in risposta ad una domanda del pm, di aver valutato l’andamento del titolo e come in quel periodo il titolo risultasse in perdita:”Tra giugno 2011 e giugno 2012 – ha detto – il titolo  ha perso il 7, 23 per cento del valore”.

“In sostanza, quello che è emerso, è che la prospettazione fornita al cliente, rispetto ai riscontri che ho acquisito, crea un ambiente opaco dove all’investitore è rappresentata formalmente una tipologia di investimento a basso rischio con rendimento garantito – ha concluso Catania – mentre diversamente gli atti formali che sono stati sottoscritti dagli investitori riguardano un’altra tipologia di prodotto, che è quello delle azioni proprie”.

Conclusioni fortemente contestate dalle difese degli imputati, con l’udienza che è successivamente proseguita con l’audizione di un correntista che all’epoca aveva acquistato il relativo prodotto azionario.

“Un giorno l’allora direttore della filiale di Nereto mi ha chiamato in ufficio e mi ha detto che la banca proponeva quell’operazione ai clienti – ha dichiarato l’uomo – e mi ha detto che non dovevo guardare quello che c’era scritto, che era un’operazione a fiducia e che se avevo fiducia nella banca la facevo altrimenti no. Mi è stato detto che era un investimento con un rischio zero”.

L’uomo ha sostenuto che fino a quel momento aveva fatto si altri investimenti ma in obbligazioni o pronto contro termine, in altre parole investimenti a basso rischio e che non aveva alcuna propensione ad investimenti ad alto rischio.

Una testimonianza rispetto la quale le difese degli imputati interessati dallo specifico capo di imputazione hanno cercato di far emergere, attraverso i propri testi, la presunta inattendibilità. Sul banco dei testimoni, infatti, come teste della difesa, è salito il direttore della filiale di San Benedetto  di un altro istituto di credito dove lo stesso correntista Tercas è cliente da tempo.

“Da noi ha un portafoglio diversificato – ha detto – E’ nostro cliente da anni, prima presso la filiale di Teramo e adesso a San Benedetto ed ha depositi importanti. Sul profilo di rischio non ricordo, ma sicuramente ha un profilo moderato o dinamico”.

Lo stesso teste, a domanda del pm, ha chiarito come l’uomo fosse un cliente con una propensione al risparmio e una propensione al rischio bilanciate.

Nel corso dell’udienza odierna sono stati ascoltati anche altri testi della difesa, con la prossima udienza fissata per il 18 dicembre.

A processo, davanti al giudice Flavio Conciatori, oltre all’ex dg Antonio Di Matteo, all’ex responsabile pro-tempore dell’area finanza della Tercas Lucio Pensilli e all’allora responsabile pro-tempore dell’area commerciale Alessio Trivelli, ci sono per questa vicenda altre 25 persone tra dirigenti, direttori di filiali e semplici impiegati, tutti accusati di truffa in concorso: Piero Lattanzi, Franco Maiorani, Fabrizio Di Bonaventura, Maria Gabriella Calista, Maria Lucia De Laurentiis, Silvana De Sanctis, Rosanna Arcieri, Christian Torreggianti, Carlo Pavone, Giancarlo Stacchiotti, Franca Marozzi, Marco Nardinocchi, Pietro Sciaretta, Nicola Celli,Monica Di Luciano, Elena Malatesta, Valentina Angelozzi, Luca Ettorre, Rosanna Rastelli, Maria Carmela Valentini, Danilo Ranalli, Marinella Petrini, Luisa Maria Ferri, Lidia Mazzocchitti, Enrico Robuffo.

Imputati ai quali l’accusa contesta di aver venduto delle azioni facendole passare invece per cosiddetti ‘pronti contro termine’, investimenti ad un anno con un rendimento garantito.

I fatti contestati ai 28 imputati imputati risalgono al 2011, con l’inchiesta partita dalle denunce di alcuni risparmiatori. Inizialmente tra gli indagati figurava anche l’ex presidente Tercas Lino Nisii, la cui posizione era stata successivamente stralciata ed archiviata insieme a quella di altri tre dirigenti.

Mi sento...
Felice
0%
Orgoglioso
0%
Euforico
0%
Ok
0%
Triste
0%
Arrabbiato
0%