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Abruzzo, borse di studio ai laureati per alta formazione all’estero. Sarà difficile vederli tornare

Abruzzo, borse di studio ai laureati per alta formazione all’estero. Sarà difficile vederli tornare

PESCARA, 4 ottobre – Una borsa di studio da 18mila euro annui, per tre anni, da erogare a favore di uno o più giovani laureati dell’Università d’Annunzio di Chieti-Pescara, per accedere a programmi di alta formazione presso prestigiose università estere. Sono i contenuti al centro dell’intesa che è stata siglata oggi pomeriggio tra il presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio e Mario Rainone, in rappresentanza del rettore dell’ateneo abruzzese.

Già siglata un’intesa simile con l’Università dell’Aquila, che ha consentito ad una giovane laureata di proseguire il proprio percorso formativo ad Oxford, mentre a breve verrà firmato un accordo anche con l’Università di Teramo.

Di Pangrazio spiega:

“Per gli altri due atenei abbiamo reso disponibile una dotazione di 9mila euro annui ciascuno, mentre abbiamo raddoppiato la dotazione per l’Università di Chieti-Pescara, che serve due province e conta complessivamente circa 28mila iscritti”.

Il presidente del Consiglio regionale abruzzese fornisce ulteriori particolari:

“Sarà un’apposita commissione a selezionare gli studenti più meritevoli, con difficoltà economiche, che avranno accesso a queste risorse”.

Il professor Rainone osserva:

“Con il Consiglio regionale c’è un rapporto consolidato che dura da diversi anni. Più ancora dell’entità economica della borsa di studio, è importante il valore simbolico dell’iniziativa, che lancia un segnale di attenzione nei confronti dell’alta formazione post-laurea”.

Il rischio, naturalmente, è quello di contribuire a formare nuove eccellenze, che poi per mancanza di sbocchi occupazionali nel territorio di provenienza, anche per ragioni legate alle logiche baronali che continuano ad imperversare nelle università italiane, saranno costrette a cercare fortuna all’estero e diventeranno una risorsa unicamente per altri Paesi.

Non la pensa così il presidente Di Pangrazio:

“Conosco tanti giovani che ritornano e sono convinto che nelle nostre università, di altissimo livello, ci sia spazio per tanti giovani di talento. Inoltre segnalo che, sulla base degli ultimi dati, in Italia si assiste ad una crescita occupazionale di 146mila unità, con la nostra regione che segna un incremento di 18mila unità. Dunque si può iniziare a guardare con ottimismo al futuro”.

Dati occupazionali comunque controversi, che conteggiano lavoratori attivi anche solo per poche settimane. Quanto all’accessibilità del sistema universitario, basta pensare a quanto emerso con l’inchiesta sull’ateneo di Firenze, per avere un’idea delle incrostazioni e dell’impermeabilità al merito in larga parte delle realtà italiane.

Forse non a caso, negli ultimi 10 anni, hanno lasciato il Paese circa 2 milioni di italiani, che in 9 casi su 10 – stando all’incrocio dei dati Istat, Censis e Aire – sono persone munite di laurea. E’ l’ormai famoso fenomeno della fuga di cervelli.

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