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Atri, battuta di caccia al cinghiale in un’area di interesse comunitario: scatta la denuncia in Procura

Atri, battuta di caccia al cinghiale in un’area di interesse comunitario: scatta la denuncia in Procura

ATRI, 26 settembre – Il piano regionale di abbattimento selettivo dei cinghiali continua ad essere al centro di polemiche e di denunce. L’ultima in ordine di tempo è quella presentata in Procura da un imprenditore agricolo, secondo il quale il 19 settembre una battuta di caccia sarebbe avvenuta all’interno di una zona definita Sic ( sito di interesse comunitario ), confinante con la Riserva Naturale dei Calanchi di Atri. Un episodio grave e reso ancora più inquietante, secondo chi ha sporto denuncia, dalla totale assenza di cartelli che indicassero lo svolgimento dell’attività di caccia, con forti rischi per l’incolumità pubblica.

Nella denuncia-querela inviata alla Procura di Teramo l’imprenditore agricolo, dopo aver ricordato come il piano approvato dalla stessa Regione escluda dalle varie attività “i territori ricompresi sia nei nelle aree protette di istituzione nazionale, regionale o provinciale, di competenza specifica dei rispettivi gestori, sia nelle aree della Rete Natura 2000, quali Zos e Sic”,  ripercorre tutte le tappe della presunta battuta di caccia non autorizzata sottolineando come dalle 7 alle 18 del 19 settembre abbia assistito “impotente al transito di diversi fuoristrada, sulla strada adiacente la propria abitazione, situata all’interno del territorio Sic, in direzione di un fondo di sua esclusiva proprietà, il cui accesso risultava impedito da una catena”.

In particolare l’uomo racconta di aver notato diverse persone, armate di carabine e accompagnate da diversi cani da caccia, inoltrarsi  a piedi all’interno del fondo, oltre a  tre fuoristrada (una panda 4×4 di colore bianco; un fuoristrada Toyota di colore bianco; un fuoristrada di colore grigio) che sarebbero passati “su campi agricoli coltivati a fieno, nel pieno del sito di interesse comunitario”, lasciando  diversi solchi nel terreno e danneggiando le coltivazioni.

Ma non solo. Perché secondo l’imprenditore agricolo non sarebbe stato presente alcun cartello a segnalazione dello svolgimento della battuta di caccia, nonostante si udissero numerosi colpi di fucile.

Una situazione a fronte della quale sua moglie, preoccupata, avrebbe allertato le autorità competenti, che avrebbero risposto che la battuta di caccia si stava svolgendo in piena legittimità. Da qui la decisione di segnalare la vicenda anche al presidente della riserva naturale, che a sua volta avrebbe contattato le amministrazioni competenti e comunicato alla signora di aver ricevuto rassicurazioni sull’interruzione delle operazioni di caccia.

Operazioni che sarebbero state interrotte solo alle 18. Una chiara violazione delle norme per l’imprenditore agricolo, che adesso ha presentato denuncia in Procura per chiedere che vengano accertati eventuali reati.

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