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Colpo di scena nel delitto Bucco, in una lettera anonima indicazioni sui possibili assassini

Colpo di scena nel delitto Bucco, in una lettera anonima indicazioni sui possibili assassini

PESCARA, 7 dicembre – Colpo di scena nel delitto Bucco, il caso del 53enne di Pescara, ucciso con tre coltellate nella sua abitazione di via Leopardi il 14 novembre del 2012, ancora senza un colpevole. In una lettera anonima, recapitata il primo dicembre scorso ad uno degli avvocati dei familiari della vittima, si forniscono indicazioni piuttosto circostanziate su tre individui che potrebbero avere a che fare con l’omicidio.

Nella missiva si fa riferimento a due persone molto alte, che risiedono nella zona e che frequentavano sia casa di Bucco che “il baretto”. Il “baretto” è il locale del porto, finito al centro delle indagini degli inquirenti, essendo un punto di ritrovo sia per le vittima che per alcuni degli indagati, ed essendo uno degli ultimi luoghi nel quale è stato visto Bucco prima della sua morte.

Nella lettera, oltre ai due individui di statura alta, si parla anche di una terza persona, con barba e capelli lunghi, “tipo rozzo”, che come gli altri due frequentava casa di Bucco e “il baretto”. Su questa terza persona viene fornito un altro particolare che, se trovasse riscontri, potrebbe risultare di grande rilievo: viene infatti indicato il luogo di lavoro e si spiega che “da quando è successo il fatto non si è più visto”. Non è chiaro, però, se il riferimento al fatto che non si sia più visto sia legato al luogo di lavoro o più in generale alla frequentazione del bar del porto.

La lettera è stata recapitata in busta chiusa ed è facile immaginare che il primo passo degli inquirenti sarà la ricerca di eventuali impronte che consentano di risalire al mittente. Il messaggio è scritto in un italiano piuttosto approssimativo, che fa pensare più ad una persona del posto, dotata di un basso livello culturale, che ad uno straniero: l’anonimo informatore, infatti, scrive “da quanto è successo il fatto” anziché “da quando”, “barretto” anziché “baretto”. Errori che sembrerebbero di tipico stampo dialettale abruzzese.

Naturalmente occorre pesare con la massima cautela l’attendibilità della lettera: potrebbe trattarsi di un mitomane, ma anche di una persona realmente informata dei fatti, magari frequentatrice dell’ormai famoso “baretto” e alle prese con uno scrupolo di coscienza. Da non sottovalutare, infatti, che una settimana prima dell’invio del messaggio, nel tribunale di Pescara, c’era stata l’udienza per discutere la richiesta di archiviazione presentata dal pm Gennaro Varone.

Inoltre, proprio le notizie filtrate in quell’occasione, con i legali della famiglia Bucco, Alberto Faccini Caroppo ed Enrico Della Cagna, che avevano chiesto di indagare più a fondo sull’altezza dell’assassino, sulla scorta della tesi sostenuta dall’avvocato di uno degli indagati, potrebbero avere acceso la lampadina nella mente dell’informatore, che fa infatti riferimento a due persone molto alte. Il gip Nicola Colantonio si era riservato di decidere in merito alla richiesta di archiviazione, ma a questo punto è altamente probabile che siano riaperte le indagini.

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