Digitale e economia sempre più interdipendenti

PESCARA, 5 novembre – Facendo un salto indietro con la memoria ci sembrava impossibile, appena venti anni fa, poter condividere documenti, effettuare meeting virtuali e addirittura lavorare completamente da “remoto”. Tutto ciò grazie all’evoluzione dell’industria 4.0 è ora possibile, e l’economia è sempre più legata al digitale, e sempre meno all’analogico, anche nel settore dei servizi. Vediamo lo stato di forma dell’economia digitale in Italia e in Abruzzo.

Il digitale nell’intrattenimento

L’intrattenimento è sempre stato uno dei macro settori trainanti dell’economia italiana, ma anche qui il digitale ha palesemente rivoluzionato l’offerta e la maniera di fruirne. Se pensiamo ad esempio a tutto ciò che riguarda il mondo dei casinò online, fra roulette, tavoli di poker e svariati tipi di slot, si comprende che, grazie al digitale, i produttori di software hanno potuto garantire ai propri utenti un intero casinò virtuale con tanto di partite live. Ciò ha ovviamente fatto alzare l’asticella riguardante la spesa nazionale nel settore, in crescita ogni anno del 10% e l’Abruzzo è assolutamente in linea con la tendenza nazionale, piazzandosi al quinto posto con la Sicilia dietro Lombardia, Campania, Lazio e Veneto.

Parlando di intrattenimento ci viene ovviamente subito in mente la televisione, che è anch’essa cambiata in seguito a quella che viene definita la “quarta rivoluzione industriale”. Le trasmissioni diventano sempre più on-demand, e l’utente crea la propria programmazione in base alla propria agenda, potendo usufruire dei servizi in streaming messi a disposizione ormai dalla maggior parte dei canali: dalla televisione nazionale RAI, passando per Mediaset, e terminando con i colossi Sky e Netflix, quest’ultimo con quattro milioni di utenti in Italia, e ancora NOW Tv e Infinity.

L’Italia digitale pronta per l’incontro fra domanda e offerta

Digitale si traduce ovviamente anche in shopping online, e senza scomodare il “mostro sacro” dei negozi virtuali Amazon, è questa una realtà che funziona anche in Italia. Funziona sì, ma potrebbe farlo ancora meglio: non tutte le imprese, infatti, soprattutto le medie e le piccole a conduzione familiare, hanno colto le opportunità che potrebbero derivare da un investimento digitale. Nel contempo sono tante le figure che si formano e crescono in Italia in questo settore, che comprende laureati in informatica, ma anche traduttori online nel mondo dell’editoria o dei giochi, copywriter, specializzati in pubblicità virtuale o sui social e tanti altri ruoli.

Il tessuto economico italiano è in un momento propizio per un virtuoso “incontro a metà strada” fra l’offerta, creata dalla necessità di molte aziende di virtualizzare i propri servizi, e la domanda dei tanti specializzati nel settore digitale in Italia. I tanti HUB nati sul territorio italiano molti dei quali con il supporto delle Università volti a per formare giovani sviluppatori, ma anche tecnici della sicurezza informatica, o esperti in contenuti ottimizzati per i motori di ricerca, sono una risorsa enorme per l’economia italiana che può, in un colpo solo, veder ridurre drasticamente il tasso di disoccupazione, e allo stesso tempo risolvere i problemi legati al ritardo nella digitalizzazione di alcune fasce e categorie sociali. 

Come tutte le rivoluzioni industriali che l’umanità ha attraversato, l’industria 4.0 ha creato non soltanto nuove figure lavorative, nuovi settori e nuovi canali, ma ha anche modificato letteralmente il modo di intendere il lavoro, che sta diventando sempre più flessibile e smart

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