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Hotel Rigopiano, Giorgia e Vincenzo raccontano: “Ci hanno estratto per i piedi”

Hotel Rigopiano, Giorgia e Vincenzo raccontano: “Ci hanno estratto per i piedi”

GIULIANOVA, 25 gennaio – Nelle orecchie un boato e poi le voci dei soccorritori. Negli occhi ancora il buio. Giorgia Galassi e Vincenzo Forti trovano voce e parole per raccontare, dopo essere stati ascoltati anche dai Carabinieri di Pescara. Sono tra le 11 persone che si sono salvate della valanga dell’Hotel Rigopiano e mettendo insieme i ricordi raccontano la loro storia.

Il prima:

 “Quando è arrivato il terremoto eravamo tutti spaventatissimi ci siamo radunati nella hall per aspettare lo spazzaneve. Loro ci hanno tranquillizzati e ci hanno detto di aspettare nella sala vicino al camino. Nessuno ha avvertito del pericolo valanga”, dicono i due fidanzati.

Nel resort hanno dormito una sola notte:

“Siamo arrivati martedì (il giorno prima la valanga del 18 gennaio, ndr.) alle 16. I vigili locali ci hanno bloccato al bivio di Farindola, ci hanno detto di aspettare lo spazzaneve e poi siamo passati –  racconta Vincenzo – Dopo il terremoto avevo le valige in macchina, volevo andare via anche se ci dicevano di stare tranquilli – ricordano i due fidanzati perché quell’albergo aveva resistito agli altri terremoti”

L’inferno è cominciato così:

“Poco prima della valanga eravamo vicini con Francesca Bronzi sul divanetto di vimini bevendo un tè ma in tre minuti ci siamo ritrovati sotto le neve”, racconta Giorgia.

Sono precipitati nel buio:

  “Vincenzo è stata la mia forza. Ha un carattere forte e trova sempre un motivo per andare avanti. Io e Vincenzo non ci siamo separati nemmeno un’ ora. Non abbiamo mai mollato. In quei momenti non puoi pensare sennò impazzisci ma concentrarsi che prima o poi qualcuno arriva”, dice Giorgia. “Ci passavamo il ghiaccio per bere e dividevamo a metà e ci parlavamo”.

A ripararli è stato un divanetto che ha fatto da scudo, creando un angolo riparato, fino all’arrivo dei soccorritori:

“Abbiamo sentito rumori poi il nome di Mauro e abbiamo gridato di gioia -, continua Giorgia – I soccorritori ci hanno tenuto su, ci parlavano. Ripetevano ‘siamo qui e non ce ne andremo fino a quando non vi tiriamo fuori’. Hanno fatto un buco nel divanetto e ci hanno tirato fuori per i piedi”.

Sotto la neve sono rimasti cinquanta ore, fino a quando la ragazza non ha potuto dire: “Sono Giorgia, sono viva”. Ed è stato come rinascere.

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