Il Tar boccia il Comune sullo stadio Adriatico. Forum H2O: “No al ricorso al Consiglio di Stato”
PESCARA, 11 gennaio – Il Tar rigetta il ricorso del Comune di Pescara contro la decisione della Sovrintendenza di bloccare il progetto per il nuovo stadio Adriatico, in parte vincolato come ben culturale. Forum H2O e l’associazione Pescara PuntoZero, chiedono al Comune di non fare ricorso al Consiglio di Stato, anzi di promuovere la conoscenza e la diretta gestione dell’immobile.
Al Comune di Pescara tenere lo stadio costa troppo, così aveva ipotizzato la cessione a un privato, il Pescara Calcio, con un progetto che prevedeva la realizzazione di una struttura moderna, con annesso centro commerciale e mille posti auto.
Ma dalla Sovrintendenza è arrivato lo stop: lo stadio, inaugurato nel 1955 e realizzato dall’architetto Luigi Piccinato, contiene elementi di pregio, il famoso colonnato, ed è un esempio di particolare perizia nell’utilizzo del cemento armato.
Da parte sua il Comune ribatte che la struttura è stata già soggetta a modifiche, nel 1977 e nel 2009 in occasione dei Giochi del Mediterraneo, e che quindi modifiche sono già state fatte. Dall’Aquila rispondono che quelle modifiche non hanno inciso sulla parte vincolata, limitandosi ad integrarla, per aumentare gli spazi disponibili per il pubblico.
E, nei fatti è quest’ultima tesi quella sposata dal Tar, che nella sentenza afferma:
“Ciò che il provvedimento (della Sovrintendenza n.d. r.)ha ritenuto rilevante è che lo Stadio abbia mantenuto la sua “riconoscibilità” complessiva nonostante le successive modifiche, che non sono state ritenute tali da determinare l’alterazione degli elementi caratteristici dell’impianto (nella comunicazione di avvio si cita al riguardo “la sperimentazione tecnica nell’uso delle particolarissime strutture di sostegno della curva Maiella”, considerazione ripresa nella “Relazione storico scientifica” a “testimonianza della particolare perizia nell’uso del cemento armato”)”.
E ancora:
“Poiché il vincolo ha riguardato l’immobile nel suo complesso, mentre non hanno ricevuto alcuna menzione le componenti oggetto del dedotto “considerevole incremento di superfici e volumi” (di cui, peraltro, il ricorso non chiarisce la portata né che rilevanza abbiano avuto tali lavori “di riqualificazione ed adeguamento” sulle caratteristiche originarie della struttura), deve ritenersi che queste ultime non sono vincolate in quanto tali e che non fosse perciò richiesta una specifica motivazione che le prendesse in specifica considerazione. Deve perciò ritenersi che in astratto nulla osti all’ottenimento, da parte del Comune, dell’autorizzazione a eseguire ipotetici interventi che abbiano ad oggetto tali elementi in quanto irrilevanti rispetto ai tratti caratteristici dell’impianto così come delineati nel provvedimento. Il vincolo, quindi, di per sé non impedisce né lavori compatibili con i valori tutelati, come specificati nel provvedimento e negli atti dallo stesso richiamati, né l’affidamento della gestione dell’impianto a terzi”.
In sostanza sullo stadio si può lavorare e può anche essere gestito dal Pescara calcio, nei limiti del rispetto della parte storica della struttura.
“E di questo l’amministrazione dovrebbe essere contenta – affermano Forum H2O e associazione – In un paese normale chiunque festeggerebbe l’individuazione di un nuovo bene culturale di interesse nazionale. Come quando si ritrova una statua antica e tutti manifestano orgoglio. A Pescara, no, l’Amministrazione Comunale equipara evidentemente la difesa dell’opera dell’ingegno di Piccinato, autore del progetto dello Stadio negli anni ’50 del secolo scorso, ad un “laccio e lacciuolo” per i loro propositi cementificatori e propone ricorso ai giudici”.
Le associazioni considerano le proposte di modifica della struttura:
“folli, in particolare quella di trasformarlo nell’ennesimo centro commerciale con 1000 posti auto, in uno dei pochi quartieri un po’ vivibili della città dove stanno prendendo piede anche alcuni negozi di vicinato”.
Il riconoscimento di bene culturale, secondo la tesi comunale, porterebbe ad un “inevitabile progressivo degrado dell’immobile”, ed è questo che non piace alle due associazioni, che scrivono:
“Non devono essersi resi conto che è quasi una ammissione di incapacità, se vogliamo, visto che un amministratore è chiamato a saper gestire un bene, non a mandarlo in rovina. Siamo fiduciosi, però, in un ravvedimento operoso da parte dell’Amministrazione Alessandrini. Si abbandoni l’idea di trasformare lo Stadio in un centro commerciale e non si proponga appello al Consiglio di Stato. L’Assessore Civitarese ci ha presentato delle linee guida per una riqualificazione urbana volta a far diventare Pescara la città del benessere. Per ora sono mere indicazioni. Ecco, rinunciare al ricorso al Consiglio di Stato sarebbe un primo segnale che si vuole cambiare rotta e andare veramente in quella direzione abbandonando progetti faraonici che farebbero solo gli interessi dei costruttori”.