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Intrigo internazionale con base a Pescara, sfilano i testimoni nel processo sulla tentata truffa allo Ior

Intrigo internazionale con base a Pescara, sfilano i testimoni nel processo sulla tentata truffa allo Ior

PESCARA, 7 novembre – Sono sfilati oggi in aula, a Pescara, i primi testimoni del processo sulla presunta maxi truffa ai danni dello Ior, la banca vaticana. Un intrigo internazionale, che parte da Pescara e si estende alla Svizzera, al Messico e al Venezuela e che vede imputati, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, l’argentino di origini pescaresi Aldo Eduardo Sanchez, la commercialista barese Mariagiovanna Calafiore e poi Javier Limon Segovia, Sergio Briffault Sanchez, Jaqueline Sanchez Lopez e Fernando Capace. L’inchiesta risale al 2013. La maggior parte degli imputati si trova oggi all’estero, tra Messico e Venezuela e solo Calafiore, questa mattina, era presente in aula.

Gli imputati, secondo gli investigatori, avrebbero cercato di mettere in atto il raggiro tramite la fondazione pescarese Ivec (In veritate et Charitate), presieduta dall’ex arcivescovo di Pescara Francesco Cuccarese. Alla base ci sarebbe stata la donazione di vecchi titoli numismatici, spacciati per milionari ma in realtà inutilizzabili, per un valore complessivo di circa 900 milioni di dollari.

“Quei titoli di Stato messicani sono assolutamente fuori corso – ha spiegato oggi Alex Vitula, uno dei consulenti della Procura, davanti al tribunale collegiale presieduto dal giudice Rossana Villani – e hanno un valore esclusivamente collezionistico, che si aggira tra i 50 e i 100 euro. Un solo titolo ammonta ad un valore di circa 500 euro”.

Oltre a Vitula sono stati ascoltati l’ispettore capo Cinzia di Cintio e l’ispettore Angelo D’Onorfrio, della squadra mobile di Pescara, che hanno preso parte alle indagini.

“L’inchiesta è nata quasi per caso – ha riferito D’Onofrio, ripercorrendo le varie tappe dell’inchiesta -. Mi trovavo nella sala d’aspetto del notaio Rozzi per ragioni personali, quando vidi Carrozza e Cuccarese insieme, con una documentazione voluminosa e pensai ci fosse qualcosa di poco chiaro, dal momento che avevamo già avviato un’altra indagine su queste persone poco tempo prima. Successivamente chiesi l’autorizzazione ad acquisire gli atti – ha proseguito D’Onofrio – e trovammo dei riscontri a quei sospetti”.

Dalle carte sequestrate spunta fuori una procura, in favore di Sanchez, ad operare per fini benefici per contro della fondazione Ivec.

“Alla base c’erano i 20 titoli messicani, emessi nel 1930 – ha rimarcato l’investigatore -. In seguito, attraverso intercettazioni e pedinamenti abbiamo scoperto come gli imputati stessero cercando di piazzare quei titoli presso privati. In particolare abbiamo avuto riscontro di tre tentativi effettuati in Svizzera – ha aggiunto D’Onofrio – ma non sappiamo se siano andati a buon fine”.

La presunta truffa, secondo l’accusa, si basava su un procedimento utilizzato dall’alta finanza, i cosiddetti programmi ad alto rendimento, forme di investimento che consentono a chi è in possesso di patrimoni milionari di ottenere in brevissimo tempo rendite bancarie elevatissime. L’organizzazione avrebbe puntato ad ottenere, grazie al patrimonio milionario che sarebbe stato lasciato in garanzia, rendite elevatissime, facendo credere all’ex vescovo di Pescara che le risorse sarebbero state impiegate per opere benefiche, come la costruzione di un ospedale pediatrico a Gerico, in Palestina.

Nel 2010 Cuccarese scrisse al direttore generale e al presidente dello Ior, spiegando che “benefattori molto vicini ad un cardinale messicano ci hanno fatto una donazione con atto notarile di titoli del tesoro della federazione messicana, emessi prima della seconda guerra mondiale attraverso la Fondazione della Bbva Bancomer di Città del Messico” e che “il governo messicano ha emanato un decreto con il quale ha stabilito che detti titoli possono essere usati come collaterali per opere umanitarie o per fondazioni caritatevoli come la nostra, e solo in questo caso prenderebbero in esame eventuali liquidazioni”. Per questo il vescovo chiese anche allo Ior l’apertura di un conto titoli e la possibilità di metterli a garanzia per avere un finanziamento o per ottenere un’apertura di credito in percentuale. In seguito agli accertamenti degli inquirenti, però, i titoli risultarono inutilizzabili.

Sulla vicenda, questa mattina, sono stati ascoltati anche il perito Domenico D’Orazio e l’agronomo Ubaldo Pini, che fu avvicinato da Aldo Sanchez per fare da mediatore.

“Ho lavorato a lungo in Africa nel settore dei cereali e avevo conoscenze nelle banche, poiché mi occupavo dei contratti – ha spiegato Pini -. Un giorno si presentò da me Sanchez, insieme a due messicani e ad altre persone, proponendomi la commercializzazione di alcuni titoli di Stato. Inizialmente quei titoli sembravano avere i requisiti idonei – ha detto ancora Pini -. In seguito, dopo avere accertato che alcuni attestati che avevo richiesto erano falsi e dopo avere scoperto certe  frequentazioni di Sanchez, mi sganciai”.

Il giudice Rossana Villani ha fissato al prossimo 12 giugno l’udienza per la conclusione dell’istruttoria, con l’audizione degli ultimi quattro testimoni e la discussione finale.

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