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Processo sui veleni di Bussi, i due pg: “Condotte gravi, confermare le pene richieste in primo grado”

Processo sui veleni di Bussi, i due pg: “Condotte gravi, confermare le pene richieste in primo grado”

L’AQUILA, 11 gennaio – I procuratori generali della Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila, Romolo Como e Domenico Castellani, al termine delle loro requisitorie, hanno confermato le richieste di condanna formulate dai pubblici ministeri nel processo di primo grado sulla mega discarica dei veleni di Bussi sul Tirino. Castellani, nel corso della sua requisitoria, ha rimarcato “la gravità delle condotte” e ha invocato le condanne per i reati di disastro ambientale e avvelenamento dell’acqua.

Il primo a prendere la parola, in mattinata, è stato Como. Subito dopo è iniziata la requisitoria del suo collega, che nel pomeriggio ha formulato le richieste. Le richieste, per 18 dei 19 imputati, variano da un massimo di 12 anni e 8 mesi di reclusione ad un minimo di 4 anni. Confermata invece la richiesta di assoluzione per Maurizio Piazzardi.

“La gravità delle condotte perpetrate per anni – ha detto oggi Castellani – non consentono la sussistenza delle attenuanti generiche”.

La condanna più grave, a 12 anni e 8 mesi di carcere, è stata chiesta nei confronti di Carlo Cogliati, amministratore delegato pro tempore di Ausimont. Dodici anni sono stati chiesti per Guido Angiolini, amministratore delegato di Montedison dal 2001 al 2003, e per Luigi Guarracino. E ancora, tra le pene più alte, 11 anni sono stati chiesti per Leonardo Capogrosso, coordinatore dei responsabili dei servizi Pas degli stabilimenti facenti capo alla Montedison-Ausimont di Milano; per Salvatore Boncoraglio, responsabile protezione ambientale e sicurezza della sede centrale di Milano; per Carlo Vassallo, direttore dello stabilimento di Bussi dal 1992 al 1997; per Nazzareno Santini, direttore dello stabilimento dal 1985 al 1992; per Maurizio Aguggia e Giuseppe Quaglia.

Le altre richieste di condanna sono: 10 anni e 4 mesi per Camillo Di Paolo, Vincenzo Santamato, Giancarlo Morelli, Angelo Domenico Alleva e Mauro Molinari, e 7 anni per Luigi Furlani, Alessandro Masotti e Bruno Parodi. Per Nicola Sabatini, infine, l’accusa ha chiesto una condanna a 4 anni per il disastro ambientale e l’assoluzione per l’avvelenamento dell’acqua.

Questi alcuni dei passaggi più significativi della requisitoria di Castellani:

“Si doveva ignorare il problema ambiente, palesarlo sarebbe stato il fallimento per le imprese. Il ministero dell’ambiente in fase di indagini preliminari ha quantificato il danno ambientale in 9 miliardi di euro”.

Castellani ha parlato di strategia d’impresa finalizzata ad aggirare la problematica, in quanto tutti erano al corrente dell’inquinamento fin dal 1972. L’altro procuratore generale, Romolo Como, che nella requisitoria pronunciata stamani ha parlato di “mancanza di seria perizia super partes di esperti di livello internazionale”, al termine dell’udienza ha confermato che sarebbe stato appropriato fare una perizia sull’avvelenamento e l’inquinamento, “ma – ha chiarito – disporre nuove prove è una facoltà della Corte d’Assise, non posso chiederlo io”.

Como ha inoltre criticato, anche davanti ai giornalisti, dopo averlo fatto nell’udienza a porte chiuse, la formula piena dell’assoluzione.

Il processo che vede 27 parti civili, riprenderà il 16 e continuerà anche il giorno dopo per le arringhe difensive. A questa fase del procedimento all’Aquila si è arrivati dopo il pronunciamento dello scorso marzo dalla Cassazione, che ha convertito in appello tutti i ricorsi presentati alla Suprema Corte. Il presidente del collegio giudicante, Luigi Catelli, d’intesa con le parti, ha fissato un fitto calendario di udienze: la sentenza è prevista il 31 gennaio.

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