Spilla 80mila euro ad una donna con problemi psichici, a processo a Teramo per circonvenzione d’incapace
TERAMO, 5 aprile – Quando quell’uomo si era presentato come un rappresentante di case d’alta moda lei gli aveva creduto. E nel corso degli anni aveva acquistato da lui ben 80mila euro di prodotti tra borse, scarpe, accessori, vestiti. Prodotti tutti recanti marchi contraffatti e pagati dalla vittima anche quattro, cinquemila euro ad articolo. Una vicenda che questa mattina ha fatto finire davanti al giudice un 50enne teramano accusato di aver circuito una donna, oggi 48enne, approfittando della fiducia che quest’ultima riponeva in lui e di alcuni problemi di natura psichica di cui la signora soffriva da tempo. L’uomo (di cui non forniamo le generalità per non rendere identificabile la vittima) deve rispondere di circonvenzione di incapace.
La vicenda contestata all’uomo, con la prima udienza del processo che questa mattina ha visto sfilare come testimoni i familiari della vittima, risale ad un periodo che va dal 2012 al 2014 quando i due si sarebbero conosciuti attraverso la moglie dell’imputato, che all’epoca lavorava come donna di servizio a casa della 48enne.
A quel punto l’uomo, spacciandosi per rappresentante di prodotti d’abbigliamento, scarpe, borse ed accessori per case di alta moda, avrebbe spillato alla donna, nel corso degli anni, ben 80mila euro vendendole come originali numerosi prodotti con marchi contraffatti di Armani, Dolce e Gabbana, Versace.
Circostanze confermate questa mattina dai parenti della donna, con il nipote che ha raccontato di come in un’occasione la zia avrebbe acquistato dall’imputato una borsa con marchio contraffatto a cinquemila euro.
Ma non solo. Perché in un’occasione l’imputato sarebbe riuscito a farsi consegnare dalla donna anche 7mila euro per fungere da “mediatore” nella vendita di un’immobile situato ad Ascoli Piceno di proprietà della vittima.
Spese che ben presto avrebbero portato la donna a restare senza soldi, tanto da dover chiedere un prestito proprio all’uomo. Che, sempre secondo l’accusa, dopo averle dato 1600 euro ne avrebbe preteso la restituzione in parte attraverso il pagamento di ricariche telefoniche per un totale di 900 euro ed in parte attraverso la consegna di oggetti in argento, francobolli e monete in oro che la donna aveva ricevuto in eredità dai genitori.
Oggetti che l’uomo si sarebbe fatto consegnare, dicendo alla donna che li avrebbe venduti coprendo così il debito da lei contratto attraverso il ricavato della vendita stessa.
A far partire le indagini, nel 2014, era stata la denuncia presentata da una delle sorelle della donna.
Dopo l’audizione dei testi il processo è stato rinviato a giugno per la seconda udienza. La parte offesa è rappresentata dall’avvocato Antonio Di Gaspare.