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Studio Cna, in Abruzzo perse oltre 4mila imprese negli ultimi 5 anni

Studio Cna, in Abruzzo perse oltre 4mila imprese negli ultimi 5 anni

PESCARA, 7 febbraio – Mentre l’Abruzzo è piombato in campagna elettorale, in vista delle elezioni politiche, e con mezza giunta regionale in corsa per un posto in parlamento, a partire dal presidente D’Alfonso, i numeri smentiscono la narrazione “rose e fiori” che gli amministratori regionali dem tendono a proporre ai cittadini. Questa mattina l’ultimo grido d’allarme, lanciato da Cna, che ha presentato lo studio compiuto da Aldo Ronci, su dati Movimprese, dal quale emerge come in Abruzzo, negli ultimi 5 anni, il numero delle imprese attive sia diminuito di 4.206 unità.

Nello specifico, il numero delle imprese abruzzesi attive è sceso da 131.072 del 2012 a 126.866 del 2017, evidenziando una flessione del 3,21%, valore doppio rispetto al -1,71% nazionale.

Nel 2017 il saldo tra nuove iscrizioni delle imprese e cancellazioni mette comunque in luce un incremento di 563 unità, che si traduce in una crescita dello 0,38%, più modesta rispetto al dato nazionale del +0,75%. Se però al saldo si somma il dato relativo alle cancellazioni d’ufficio, anche nel 2017 il numero delle imprese attive in Abruzzo subisce una flessione, che ammonta a 197 unità rispetto all’anno precedente.

Il quadro è ancora più critico nel settore dell’artigianato, considerando che in Abruzzo nel 2012 erano attive 34.909 imprese, scese a quota 30.451 nel 2017, con un decremento di 4.458 unità, che in valori percentuali si traduce in una flessione del 12,77% (contro il -7,73% registrato a livello nazionale).

Il saldo tra iscrizioni e cessazioni, nell’artigianato abruzzese, nel 2017 evidenzia un decremento di 600 unità, frutto di 1.668 iscrizioni e 2.268 cancellazioni. La flessione maggiore riguarda la provincia di Chieti (-221 imprese). A seguire L’Aquila (-160), Pescara (-138) e Chieti (-81). I decrementi percentuali delle quattro province abruzzesi sono tutti superiori al dato nazionale (-0,84%).

Le imprese artigiane, in Abruzzo, hanno subito variazioni negative in quasi tutte le attività economica, ma in particolare nelle costruzioni (-345 unità), nell’industria manifatturiera (-161), nei trasporti (-42) e nella ristorazione (-28). In lieve controtendenza i settori pulizia e giardinaggio (+20 unità) e servizi alla persona (+12).

Savino Saraceni, presidente regionale di Cna Abruzzo, commenta:

“Ogni chiusura è un danno economico per il territorio, ma anche una perdita di saperi, competenze e mestieri. Abbiamo avanzato una serie di proposte alla Regione, che però non ha investito neanche un euro sui nostri progetti per rilanciare l’artigianato”.

Rincara la dose il direttore regionale di Cna, Graziano Di Costanzo, che punta il dito contro la Regione:

“Con la riforma del titolo V della Costituzione le competenze in materia di artigianato sono state demandate esclusivamente alle Regioni. In Abruzzo c’è la legge 23 del 2009 che non è mai stata finanziata e noi a fine anno avevamo chiesto alla Regione, in virtù degli avanzi di bilancio, di finanziare con 7 milioni di euro la nostra proposta articolata in 10 punti, che avrebbe generato un impatto su 3.000 imprese e creato tra i 500 e i 700 posti di lavoro. Non abbiamo avuto riscontri. La realtà è che si presta molta attenzione alla grande e media impresa, dimenticando che in Abruzzo il 54% degli occupati lavora in aziende che hanno tra 0 e 9 dipendenti”.

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