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Supplemento d’inchiesta parlamentare sul caso Bussi. D’Alfonso: “Bene, ma 50 milioni sono pochi”

Supplemento d’inchiesta parlamentare sul caso Bussi. D’Alfonso: “Bene, ma 50 milioni sono pochi”

BUSSI, 13 gennaio – Sarà avviato un supplemento di inchiesta parlamentare sul caso del sito industriale di Bussi, all’interno del quale è stata scoperta la discarica di rifiuti tossici più grande d’Europa. Mentre va avanti la vicenda penale, che dovrebbe portare ad una sentenza alla fine del mese, si riapre dunque anche il fronte dell’inchiesta parlamentare: due filoni che viaggiano in parallelo e che si intrecciano con la partita sulla bonifica e la reindustrializzazione dell’area.

Ad annunciare l’avvio di nuovi approfondimenti, questa mattina, è stato Alessandro Bratti,  del Pd, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle Attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlate, a margine dell’incontro pubblico che si è tenuto questa mattina nella sala consiliare di via Caduti sul lavoro a Bussi. Presenti all’incontro, oltre ad una rappresentanza di senatori e deputati componenti la commissione, esponenti del ministero, la  Regione Abruzzo con il presidente D’Alfonso, il sindaco di Bussi e alcuni rappresentanti di Arta, Confindustria, sindacati e associazioni ambientaliste.

Bratti ha motivato l’apertura di un supplemento d’inchiesta “alla luce delle tante novità emerse nel corso dell’incontro che si è tenuto nella sala consiliare di via Caduti sul lavoro a Bussi, soprattutto per dare la mano in un momento delicato come l’attuale”. Inoltre ha rimarcato:

“Nelle vicende come questa ci sono sempre due verità, quella giudiziaria che spetta ai magistrati e quella che va raccontata. Noi proviamo a farlo seguendo passo dopo passo quello che sta succedendo. Questo sicuramente aiuta tutti a fare quello che oggi è stato promesso di fare e mi riferisco alla reindustrializzazione del sito, alla gara d’appalto, alla chiusura del quadro conoscitivo e ai compiti che dovrà svolgere l’Arta regionale. Tutte cose che vanno verificate”.

Paolo Arrigoni, della Lega Nord, membro della commissione ambiente della Camera, ha fatto il punto sul caso Bussi, auspicando un rapido accordo sul programma per la bonifica:

“La relazione ha messo in luce le tante criticità che sono state palesate in questi 10 anni di gestione commissariale inefficiente. Ora dobbiamo guardare avanti, bisogna completare il Piano di caratterizzazione del sito. C’è bisogno che il ministero dell’Ambiente, che oggi ha la responsabilità, abbia una conoscenza completa della vicenda. Occorre fare il punto sulla contabilità speciale che non è ancora chiara e sulle risorse necessarie per completare il processo di bonifica, dopodichè tutti i soggetti istituzionali coinvolti devono fare un accordo di programma secondo la legislazione vigente. Un accordo nell’ambito del quale tutti i componenti devono sapere cosa fare e con quali risorse e soprattutto con dei tempi certi per arrivare alla definitiva bonifica della discarica. Questo lo richiede il mondo economico e un bacino di 700 mila persone che in questi anni è stato esposto a un serio pericolo”.

Un punto sul quale si è soffermato anche il sindaco di Bussi Salvatore La Gatta:

“Sulla bonifica e sulla messa in sicurezza propedeutica alla reindustrializzazione, se non si realizza un accordo di programma, che è lo strumento affinché le istituzioni possano controllare, vigilare e indirizzare sulle opere da realizzare, il rischio è che abbiamo fatto anche oggi un bel convegno, senza però trovare soluzioni efficaci per risolvere il problema”.

Al presidente della Regione Luciano D’Alfonso è “piaciuto molto l’atteggiamento che ha assunto la Commissione d’inchiesta”. Il governatore però ha sottolineato:

“Vogliamo che aumenti la dotazione finanziaria, nata tra virgolette, in relazione al terremoto – conclude il Presidente della Regione -. Cinquanta milioni sono pochi e questo incontro serve anche per richiamare le attenzioni dello Stato ad aumentare la dotazione finanziaria”.

Sulla vicenda è intervenuto anche Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo, il quale ha sottolineato:

“La reindustrializzazione non può prescindere da scelte di qualità. Confindustria Abruzzo deve guardare al futuro, a una economia che sia veramente green. Non può continuare a portare avanti un modello industriale ormai a detta di tutti superato, penalizzante e dannoso, come quello che ha determinato il disastro che oggi stiamo vivendo a Bussi e altrove nella regione”.

Luciano Di Tizio, delegato Abruzzo del Wwf, ha messo invece in rilievo un passaggio della relazione di Brutti, che ha insistito sulla necessità di affidare la gestione delle agenzie di tutela ambientale a tecnici, svincolandole dal controllo della politica e sottolineando come da una tale scelta la politica stessa guadagnerebbe in credibilità:

“In Abruzzo si è fatto esattamente il contrario, nominando ancora una volta un direttore scelto per meriti di appartenenza. Nulla da dire sulla persona scelta, che valuteremo sulla base del suo concreto operare, ma resta ancora una volta il vizio di forma di avere scelto un direttore mettendo in secondo piano le competenze tecniche ed eludendo di fatto la legge nazionale che proprio in questi giorni entra in vigore. Purtroppo la Regione ha perso un’altra occasione per cominciare a volare davvero alto”.

Wwf e Legambiente giudicano comunque “positivo l’impegno assunto per arrivare al più presto alla bonifica e alla reindustrializzazione perché, come più volte sottolineato in questi anni e in attesa che la Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila si esprima di nuovo sugli aspetti penali della vicenda, la vera giustizia per i cittadini può essere rappresentata solo e unicamente dalla restituzione di un territorio finalmente libero dai veleni.” 

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