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Teramo, a due anni dal terremoto i comitati di quartiere denunciano la mancata ricostruzione

Teramo, a due anni dal terremoto i comitati di quartiere denunciano la mancata ricostruzione

TERAMO, 30 ottobre – La prima uscita pubblica del neo comitato di quartiere Teramo-Est coincide con il secondo anniversario del terremoto del 30 ottobre, che proprio nel popoloso quartiere di Colleatterrato ha causato i danni peggiori. Un’uscita pubblica alla quale hanno preso parte anche i rappresentanti degli altri comitati, non ultimo quello degli sfollati, oltre ai rappresentanti della consulta provinciale degli studenti, e che ha visto il nei presidente Anna Di Ottavio puntare il dito contro una ricostruzione mai partita.

“Siamo qui a denunciare come la ricostruzione non sia mai iniziata – ha esordito Anna Di Ottavio – e questo per la mancanza di personale tecnico negli uffici preposti, per l’eccessiva burocratizzazione e proliferazione di decreti ed ordinanze spesso contradditorie e poco chiare, per le tecnologie non adeguate. A detta di molti, infatti, la piattaforma Mude non funziona”.

Ritardi, quelli nella ricostruzione, che di fatto hanno peggiorato le condizioni di vita dei numerosi sfollati.

“Secondo i dati dell’assessorato alle politiche sociali ad oggi i nuclei familiari sfollati sul territorio comunale sono 997 in autonoma sistemazione e 99 in sistemazione alberghiera – ha continuato Di Ottavio – La gran parte di questi nuclei sono da ricollocare a Colleatterato, la cui popolazione residente è diminuita di un sesto, dal quale sono andate via circa 2mila persone”.

A registrare i maggiori danni le palazzine di edilizia residenziale pubblica:

“Nel quartiere gli stabili sgomberati di proprietà Ater sono 28: 18 con scheda Aedes danno lieve B, 9 con danno grave E, 1 con danno F – ha incalzato la neo presidente del comitato – Nell’intero comune le pratiche presentate all’ufficio per la ricostruzione sono 138 con danno lieve e 17 con danno grave, numeri che sono di gran lunga inferiori a quelli dei reali danni, a conferma delle difficoltà di lavorare dell’ufficio”.

Una situazione a fronte della quale il rischio di eliminazione o comunque rimodulazione del contributo per l’autonoma sistemazione renderebbe ancora più difficile la situazione delle famiglie sfollate. Senza contare i danni e le ricadute sulle attività commerciali della zona, già duramente colpite dai problemi del post sisma e dalla desertificazione del quartiere.

“Un soluzione potrebbe arrivare dall’assegnazione delle unità abitative acquistate dalla Regione, per le quali non sono comunque ancora stati definiti i relativi criteri,  – ha aggiunto Di Ottavio – soluzione che però favorirebbe la delocalizzazione della popolazione, aggravando ulteriormente le condizioni del quartiere”.

Da qui la creazione di appositi tavoli di lavoro, in collaborazione con gli altri comitati di quartiere, per condividere l’analisi della situazione descritte e trovare soluzioni sulle quali confrontarsi con le istituzioni competenti.

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