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Teramo: a processo per diffamazione, invia minacce a pm, giudice e avvocato. Udienza “blindata”

Teramo: a processo per diffamazione, invia minacce a pm, giudice e avvocato. Udienza “blindata”

TERAMO, 26 settembre  – Due anni fa la sparatoria al Tribunale di Milano. Ieri l’accoltellamento al Tribunale di Perugia. Episodi che hanno avuto l’effetto di innalzare il livello di allerta in tutti i palazzi di giustizia italiani, compreso quello teramano. Dove a fronte di alcune lettere dai toni ritenuti minacciosi nei confronti di giudice, pm e avvocato, inviate alle forze dell’ordine da parte di un  imputato in un processo per diffamazione aggravata, questa mattina è scattato un vero e proprio spiegamento di forze davanti l’aula di udienza e all’ingresso del tribunale.

L’udienza, che ha visto una decina tra carabinieri e poliziotti restare fuori dall’aula per un paio d’ore, era relativa ad un processo per diffamazione aggravata che vedeva imputato un 55enne teramano che, secondo l’accusa, aveva diffamato l’avvocato di ufficio che lo aveva difeso in un precedente procedimento penale. Reato per il quale l’uomo, al termine dell’udienza odierna, è stato condannato dal giudice Enrico Pompei, a due mesi, pena sospesa. Il pm di udienza aveva chiesto la condanna a sei mesi.

La vicenda che aveva visto l’uomo finire in Tribunale, era iniziata quando l’avvocato d’ufficio che lo aveva rappresentato in un altro processo gli aveva chiesto il pagamento della parcella. L’uomo, che ha sostenuto di non avere le possibilità economiche per pagare e ritenendo eccessiva la somma rispetto alle prestazioni legali rese, si era rifiutato di farlo e quando l’avvocato aveva iniziato le pratiche per recuperare la somma, il 55enne aveva scritto diverse missive indirizzate a Forze dell’Ordine, ordine degli avvocati e persino al presidente della Repubblica in cui avrebbe utilizzato frasi ritenute offensive nei confronti del legale. Che, a quel punto, lo aveva denunciato, con l’uomo finito a processo con citazione diretta a giudizio firmata dal pm Luca Sciarretta.

Processo che evidentemente l’uomo riteneva ingiusto, tanto da scrivere diverse lettere con toni che hanno destato preoccupazione, così da far svolgere l’udienza odierna in un Tribunale quasi “blindato”. Il difensore dell’uomo ne aveva chiesto l’assoluzione puntando sull’esimente del diritto di critica e, in subordine, il minimo della pena.

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