TERAMO, 30 aprile – Prima si è detto sollevato del fatto che la base del Pd avesse scelto di appoggiare la candidatura di Gianguido D’Alberto. Poi, ad appena 24 ore da quella dichiarazione, Giovanni Cavallari ha deciso di fare una piccola giravolta, strizzando l’occhio a quella che, prendendo in prestito il titolo di un film, ha definito come “la carica dei 101”. Tradotto, quegli iscritti del Pd che alle consultazioni di sabato avevano scelto, perdendo,  di puntare sul suo nome.

“Dopo le prime riflessioni a caldo, fatte non appena ufficializzato il risultato delle consultazioni interne al Pd, ho avuto modo di approfondire la mia analisi – scrive Cavallari in una nota stringata – Meno del 50 per cento degli aventi diritto si è recato a votare e, fra questi, il 60 per cento circa ha preferito seguire una strada diversa dalla mia. Però, tra gli iscritti di questo partito, ce ne sono almeno 101 che avrebbero voluto me come sindaco. A loro mi rivolgo, per ringraziarli di aver avuto il coraggio di andare liberamente contro corrente”.

Un ringraziamento al quale segue un invito chiaro ad appoggiarlo, nonostante quella che dovrebbe ormai essere la linea ufficiale del Pd:

“A loro mi rivolgo, e non solo, per ribadire che la mia porta è aperta e sono pronto ad accogliere tutti quelli che vorranno condividere il mio progetto  – conclude Cavallari –  per governare la città con il rigore e la sobrietà che riporteranno la nostra Bella Teramo al centro della provincia. Avanti tutta!”

Difficile che l’invito di Cavallari venga raccolto, a meno di non uscire fuori dal Pd. Perché a dettare le regole post consultazioni, nei giorni precedenti, era stato lo stesso commissario del partito teramano  Sandro Mariani. E lo aveva fatto dichiarando che chi avesse appoggiato il candidato risultato “perdente” di fatto sarebbe stato messo alla porta.