Teramo, chiuse indagini su sistema Gran Sasso: indagati vertici Infn, Strada dei Parchi e Ruzzo Reti
TERAMO, 28 settembre – Chiuse le indagini sul sistema Gran Sasso, innescate dai vari sversamenti di sostanze inquinanti registrati nel tempo. La Procura di Teramo ha iscritto nel registro degli indagati i nomi dei 10 persone, tra vertici dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), di Strada dei Parchi e della Ruzzo Reti, tutti accusati di inquinamento ambientale.
Nello specifico, sono stati raggiunti da avviso di garanzia il presidente dell’Infn Fernando Ferroni, il direttore dei Laboratori Stefano Ragazzi, il responsabile del servizio ambiente dei Laboratori Raffaele Adinolfi Falcone, il presidente di Strada dei Parchi Lelio Scopa, l’amministratore delegato di Strada dei Parchi Cesare Ramadori, il direttore generale di Strada dei Parchi Igino Lai, il presidente della Ruzzo Reti Antonio Forlini, il responsabile dell’Unità operativa di esercizio della Ruzzo reti Ezio Napolitani e il responsabile del servizio acquedotto della Ruzzo Reti Maurizio Faragalli.
Tutti, come si legge nel capo di imputazione, “ciascuno tenendo nei rispettivi ambiti di competenza le condotte colpose di seguito specificate, abusivamente cagionavano o non impedivano ed, in ogni caso contribuivano a cagionare o a non impedire un permanente pericolo di inquinamento ambientale e, segnatamente, il pericolo di compromissione o deterioramento significativo e misurabile delle acque sotterranee del massiccio del Gran Sasso”.
In particolare la Procura contesta ai vertici dell’Infn di aver mantenuto in esercizio i laboratori senza aver verificato se vi fosse “un adeguato isolamento idraulico delle opere di captazione e convogliamento delle acque destinate ad uso idropotabile ricadenti nella struttura rispetto alle limitrofe potenziali fonti di contaminazione” e quindi senza attuare le misure “atte a scongiurare il rischio di contaminazione delle acque sotterranee”, così come di aver omesso di adottare “le misure necessarie per l’allontanamento della zona di rispetto delle sostanze pericolose detenute ed utilizzate nelle attività dei laboratori”.
Nell’inchiesta, oltre ai vertici dei laboratori, sono finiti anche quelli di Strada dei Parchi e Ruzzo Reti. Rappresentanti di Strada dei Parchi che, secondo l’accusa, avrebbero mantenuto in esercizio le gallerie autostradali, come si legge ancora nel capo di imputazione, “senza verificare l’esistenza di un adeguato isolamento delle superfici dei tunnel autostradali e delle condutture di scarico a servizio delle gallerie rispetto alla circostante falda acquifera”.
Di conseguenza, sempre secondo la Procura, la società avrebbe omesso di attuare le misure, quali il completamento delle opere di impermeabilizzazione delle platee autostradali, necessarie a scongiurare il rischio di contaminazione della falda acquifera e quindi delle acque sotterranee.
Ai vertici della Ruzzo Reti, infine, viene contestato di non aver verificato se “vi fosse un adeguato isolamento delle opere di captazione e convogliamento delle acque sotterranee destinate ad uso idropotabile” ricadenti nelle strutture dei Laboratori e nei tunnel autostradali, “rispetto alle potenziali fonti di contaminazione” e di conseguenza di non aver attuato le relative misure atte a scongiurare il rischio di immissione in rete di acque contaminate. Alla Ruzzo viene anche contestato di non aver assicurato “il mantenimento di adeguate condizioni igieniche e di efficienza delle strutture acquedottistiche”, di non aver vigilato “sulla funzionalità dei sistemi di rilevazione precoce di eventuali contaminazioni”.
A Ragazzi e Adinolfi Falcone viene contestato anche il reato di getto di cose pericolose per alcuni sversamenti di cloroformio, così come confermato dalle analisi dell’Arta su alcuni campioni di acqua prelevati tra il 2016 e il 2017. Reato contestato anche a Scopa, Ramadori e Lai per lo sversamento di Toluene, così come confermato sempre dagli accertamenti dell’Arta eseguiti su alcuni campioni prelevati il 4 e il 5 maggio del 2017. “Contaminazione derivante – si legge nel capo di imputazione – dall’utilizzo di vernici nei lavori di rifacimento della segnaletica autostradale”.
Nell’ambito dell’inchiesta è stato disposto anche il sequestro delle opere di captazione delle acque destinate all’immissione in acquedotto situate in corrispondenza dei laboratori. A firmare il provvedimento, chiesto dalla Procura di Teramo, il gip Roberto Veneziano, con il sequestro operato nel primo pomeriggio ad opera del Noe.
Per il gip infatti, come si legge nel provvedimento, “l’inibizione d’uso delle captazioni idropotabili interne ai laboratori comporterebbe una notevole riduzione del rischio di contaminazione diretta delle acque destinate al consumo umano ad opera delle sostanze inquinanti utilizzate” nei laboratori stessi.
Nello stesso provvedimento il gip sottolinea come residuerebbe, “in assenza di una completa impermeabilizzazione delle superfici dei laboratori e di un adeguato isolamento delle relative condutture di scarico, il rischio di contaminazione sempre ad opera delle sostanze inquinanti impiegate nelle attività” dei laboratori della falda acquifera “che alimenta il sistema acquedottistico attraverso le captazioni poste al di sotto della pavimentazione autostradale”. Di conseguenza, proprio per limitare qualsiasi rischio, per il gip “appare necessario – fintantoché non sarà completata l’impermeabilizzazione delle superfici dei laboratori e messe in sicurezza le relative condutture di scarico – limitare quanto più possibile l’utilizzo, e comunque la detenzione nei locali sotterranei dei Laboratori di sostanze contaminanti nonché garantire un monitoraggio continuo delle acque a scarico”.