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Tragedia di Francavilla, è stata una strage premeditata. Si indaga alla ricerca del movente

Tragedia di Francavilla, è stata una strage premeditata. Si indaga alla ricerca del movente

CHIETI, 26 maggio – Non sembrano esserci dubbi. Si è trattato di un duplice omicidio premeditato. Un tragico piano mortale, portato a termine in ogni suo passaggio. E’ quanto emerso fino a questo momento dalle indagini in merito a quanto avvenuto domenica scorsa, quando Fausto Filippone ha prima ucciso la moglie Marina Angrilli, lanciandola dal balcone di una casa di proprietà a Chieti, poi la figlia Ludovica, di appena 10 anni, buttandola giù da un viadotto dell’A14 e infine si è suicidato gettandosi dallo stesso cavalcavia, dopo sette ore di trattative estenuanti.

Gli elementi raccolti dagli investigatori, fino ad oggi, sembrano escludere un raptus o un gesto estemporaneo. Tutti i dettagli, infatti, sembrano convergere verso l’ipotesi della premeditazione:  c’è la telefonata tra Filippone e lo studente universitario, inquilino dell’appartamento di Chieti in cui si è consumata la prima parte della tragedia. Venerdì, due giorni prima del dramma, Filippone ha chiesto al giovane di lasciare la porta aperta quando sarebbe andato via per il weekend, spiegandogli che doveva fare le pulizie. E’ dal balcone di quella stanza che Marina sarebbe stata spinta, dopo essere salita su una scaletta. Esclusa l’ipotesi della lite: nessuno ha sentito nulla. Una vicina però ha visto i due coniugi, tranquilli, proprio su quel balcone.

A conferma di un piano studiato in ogni suo dettaglio c’è anche il fatto che i parenti della coppia non sapessero che i due erano diretti all’appartamento di Chieti. Filippone, infatti, aveva detto ai familiari di dovere andare a comprare una lavatrice. Altro elemento è la telefonata fatta domenica mattina dal 49enne al poligono di tiro, dove si esercitava per ottenere il porto d’armi, finalizzata a disdire l’appuntamento che aveva per le ore successive. Proprio per ottenere il porto d’armi, cinque giorni prima della tragedia, il 15 maggio, l’uomo era stato giudicato idoneo e senza disturbi da uno psichiatra del Centro di igiene mentale di Chieti. Non è escluso che il 49enne, in un primo momento, avesse deciso di portare a termine il suo piano usando una pistola.

La squadra Mobile di Chieti, diretta da Miriam D’Anastasio, che si sta occupando delle indagini sul caso, attende i risultati degli ultimi accertamenti: gli esami tossicologici sui campioni prelevati sui tre corpi in sede autoptica, che potrebbero arrivare già nei prossimi giorni, e l’analisi di telefoni e dispositivi multimediali della famiglia.

Se la dinamica dei fatti, ormai, sembra definita, ciò che continua a non essere chiaro è infatti il movente, il perché Filippone – definito da tutti come una persona tranquilla, ma caratterialmente cambiata in seguito alla morte della madre, avvenuta nell’agosto scorso – abbia deciso di sterminare la sua famiglia.

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