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Tragedia di Francavilla, restano alcuni interrogativi. Il procuratore capo: “Andremo fino in fondo”

Tragedia di Francavilla, restano alcuni interrogativi. Il procuratore capo: “Andremo fino in fondo”

CHIETI, 23 maggio – Dopo la tragedia e lo sgomento, restano alcuni interrogativi, in merito a quanto accaduto domenica scorsa, quando Fausto Filippone ha prima ucciso la moglie Marina Angrilli, lanciandola dal balcone di una casa di proprietà a Chieti, poi ha ucciso la figlia Ludovica, di 10 anni, scaraventandola dal viadotto Alento, lungo la A14 all’altezza di Francavilla, e infine si è tolto la vita gettandosi dallo stesso cavalcavia. Uno dei principali punti oscuri riguarda il lasso di tempo intercorso tra la morte della donna e il momento in cui Filippone è andato a prendere la figlia a casa degli zii materni. Ci si chiede, in particolare, se si sarebbe potuto e dovuto trattenere l’uomo. A maggior ragione alla luce di alcune testimonianze che riferiscono di un atteggiamento “strano” da parte di Filippone, sul luogo in cui giaceva il cadavere della moglie. Il procuratore capo di Chieti, Francesco Testa, da Palermo – dove è intervenuto alle celebrazioni in ricordo di Falcone – fa sapere che non ci saranno processi, ma che si andrà fino in fondo su tutti gli aspetti della vicenda.

Queste le parole di Testa:

” In virtù dell’impatto sociale che ha avuto questa vicenda, anche se nessuno finirà sotto processo, in Corte d’Assise, perché il caso purtroppo è risolto con la morte dell’unico colpevole, il marito, è intenzione della Procura andare fino in fondo a tutti gli aspetti della vicenda per fare luce su quanto accaduto”.

A chiedere di fare chiarezza, con particolare forza, è Francesco Angrilli, fratello di Marina:

“Mi viene difficile poter credere che sia sfuggito l’atteggiamento di questa persona, distaccata, in preda ad uno stato che non aveva un aspetto di normalità. Faccio fatica a credere che questo possa essere sfuggito ad una pattuglia di polizia. Sono sconvolto dalle notizie che ho letto”.

Il riferimento è alla testimonianza di Giuliano Salvio, medico e residente nella palazzina di Chieti Scalo, il primo a soccorrere la donna. Secondo Salvio, sul luogo dove è caduta la donna a Chieti, c’era già una volante della polizia quando era ancora presente il marito. Il testimone afferma:

“Sono rimasto diversi minuti da solo con la signora e dopo aver assicurato l’intervento del 118 ho notato una persona. Non si è subito avvicinata. Pensavo fosse uno dei curiosi. Poi – ha proseguito Salvio parlando di Filippone – gli ho chiesto se sapesse cosa fosse successo e lui mi ha risposto che era caduta dal secondo piano. Non sapevo che fosse il marito. Solo quando gli ho chiesto se conosceva la signora, lui mi ha risposto: è mia moglie. Io pensavo però alla signora che si agitava sempre di più, che cercava addirittura di alzarsi e sanguinava sempre più vistosamente. Poi lui era distante e passeggiava nervosamente vicino al muro, farfugliava qualcosa ma non è che urlava o si disperava. Poi ha fatto una cosa molto strana. Mi ha chiamato, mi ha dettato un numero telefonico e mi ha detto: vado a prendere mia figlia. A me la cosa è sembrata strana, e io gli ho detto tu resti qui fino a quando non arriva il 118. Lui non mi ha risposto, è rimasto lì muovendosi nervosamente. Ho chiesto al marito come si chiamava e mi ha detto il nome, Marina. E io la chiamavo: Marina Marina! Per vedere se dava qualche segnale importante, ma lo sguardo era sempre fisso in un’unica direzione. Sono arrivate due ambulanze del 118 insieme a una Volante della Polizia, e a questo punto mi sono disinteressato di lui, ma continuava a vedere la signora e ad assistere ai soccorsi”.

Al riguardo il fratello della donna uccisa dice:

“Mi auguro che la dinamica non sia questa. Vorrei sperare che non sia così. Spero che la pattuglia sia arrivata dopo che lui si è allontanato. A me riesce difficile credere che una pattuglia della polizia presente sul posto lasci andare via una persona in quelle condizioni, cioè come Filippone è stato descritto dall’uomo che ha soccorso mia sorella”.

Francesco Angrilli inoltre fa sapere:

“Sono incredulo anche rispetto al comportamento che la polizia ha avuto con me e con l’altra mia sorella. Ho notato sempre un’attenzione, una sensibilità. Questo cozza con questo comportamento, per cui mi auguro che la dinamica dei tempi non sia proprio quella e provo ad immaginare che la pattuglia della polizia sia arrivata quando lui si era già allontanato. È chiaro che questo aggiungerebbe dolore al dolore: siccome il rapporto che ho avuto con le forze dell’ordine è encomiabile io immagino che loro siano arrivati dopo che mio cognato se n’era andato”.

Il fratello della donna, ad ogni modo, ribadisce:

“Pieno rispetto e fiducia per le forze dell’ordine. Sulla dinamica di quanto accaduto a Chieti attendo le versioni ufficiali delle fonti istituzionali preposte, a precisazione di quanto dichiarato stamani e forse male interpretato da alcuni. Non sono in grado di stabilire se ci siano delle responsabilità: saranno gli organi preposti a fare quello che devono fare. Non ho nessuna intenzione di procedere contro qualcuno, so quello che ho perso, non lo potrò riavere e cercare di fare del male a qualcuno non mi potrebbe essere di alcun aiuto”.

 

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