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Valanga di Rigopiano, Chiodi in Procura: “Sulla Carta di localizzazione ho fatto quello che potevo”

Valanga di Rigopiano, Chiodi in Procura: “Sulla Carta di localizzazione ho fatto quello che potevo”

PESCARA, 21 giugno – E’ durato circa un’ora l’interrogatorio dell’ex presidente della Regione Gianni Chiodi, indagato a Pescara nell’inchiesta sulla valanga che, lo scorso anno, ha travolto a Farindola l’Hotel Rigopiano.

“Sulla Carta di localizzazione dei pericoli di valanga ritengo di avere fatto tutto ciò che potevo e dovevo – ha detto Chiodi uscendo dalla Procura,accompagnato dagli avvocati Enrico Mazzarelli e Mauro Di Dalmazio –  Mi rendo conto che questa inchiesta attiene fatti molto dolorosi  e quindi mi auguro che, se ci sono, vengano accertate tutte le responsabilità. Per quanto mi riguarda – ha rimarcato Chiodi – anche se quell’evento non si poteva prevedere, ho attivato tutto quanto serviva a prevenire i rischi ai quali la Regione Abruzzo andava incontro, tra cui anche la Clpv”.

L’ex presidente della giunta abruzzese è poi entrato nello specifico, evidenziando di avere

“fatto una riorganizzazione della Protezione civile, creando un sistema di allertamento e per la casistica dei rischi, subito dopo il terremoto. L’ultima delibera che abbiamo fatto – ha affermato Chiodi – è proprio quella che la legge prevede, prescrivendo che sulla Clpv venga dato un indirizzo politico e che poi la Carta venga fatta dalla struttura e dal servizio, insieme a Coreneva e Forestale, con la Giunta che poi deve approvare la Carta storica, e qui c’era anche il mandato rinnovato, contenuto già nella legge,di procedere alla Clpv”.

Le contestazioni che riguardano l’ex governatore abruzzese, in particolare, vertono proprio  sulla mancata realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli di valanga (Clpv).

Quanto al fatto che la Giunta successiva, presieduta da Luciano D’Alfonso, secondo quanto sostenuto dall’accusa non abbia portato a compimento tale mandato, Chiodi ha detto:

“Non è questione che devo spiegare io, lo spiegheranno i giudici”.

Nello stesso filone d’inchiesta è indagata anche Daniela Stati, assessore regionale con delega alla Protezione civile dal 19 gennaio 2009 al 3 agosto 2010, che questa mattina è stata ascoltata per circa mezz’ora. Queste le parole del suo avvocato, Alfredo Iacone, al termine dell’interrogatorio:

“Rispetto alla vicenda della Carta di localizzazione dei pericoli di valanga, come purtroppo è noto, in quel periodo c’era il problema del terremoto, il problema di una città distrutta da ricostruire. Possiamo dire soltanto che la dottoressa Stati ha chiarito la sua posizione , evidenziando la totale estraneità rispetto a qualunque responsabilità penale per le condotte ipotizzate”.

Medesime contestazioni per Gianfranco Giuliante, assessore regionale con delega alla Protezione civile dal 31 gennaio 2011 al 25 maggio 2014, che nel pomeriggio ha chiuso la giornata di interrogatori. Giuliante ha detto:

“Io sono andato a dire quello che ho fatto, contrariamente ad altri, che devono dire perchè non lo hanno fatto”.

Il suo avvocato, Luigi Di Massa, ha aggiunto:

“Giuliante ha chiarito tutti i punti oggetto di contestazione. Ha esaurientemente chiarito tutto ciò che è stato fatto durante la sua presenza nella giunta, ovvero tutto quello che serviva per predisporre la Carta valanghe. C’era già stata una delibera regionale per l’individuazione della Carta storica delle valanghe che costituiva un documento propedeutico all’individuazione del rischio valanghe, perchè ovviamente se non si sapeva dove stavano le valanghe non era possibile sapere dov’era il rischio”.

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