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Abruzzo, Federcaccia ricorre al Tar contro il calendario venatorio regionale

Abruzzo, Federcaccia ricorre al Tar contro il calendario venatorio regionale

TERAMO, 10 settembre – Non si ferma la guerra tra Regione e Federcaccia, con l’associazione che questa mattina ha annunciato di aver presentato ricorso al Tar contro il calendario venatorio 2018-19. Un ricorso “ad opponendum”,  che segue quello inoltrato al Tribunale amministrativo regionale dal Wwf, come precisa il presidente regionale Ermano Morelli, “a tutela dei cacciatori abruzzesi e nel rispetto delle leggi che regolano la stesura del calendario stesso”.

Sotto accusa le decisioni assunte dall’assessore regionale Dino Pepe e dagli uffici alle dipendenze del suo assessorato.

“Già due anni fa Federcaccia aveva ribadito che la caccia alla beccaccia, come è stato dimostrato, può essere effettuata proprio grazie ai controlli e al monitoraggio della specie effettuato sul territorio abruzzese e nazionale. Dai dati europei risulta che la beccaccia non è una specie a rischio ma che, anzi, risulta demograficamente stabile – sottolinea Morelli –  Dopo due anni la situazione è migliorata? No, anzi, l’assessore Dino Pepe non è più inesperto, come pensavano fosse allora, ma persegue un percorso che va contro le norme e penalizza attività venatorie sancite dalle Costituzione. Con il calendario venatorio 2018-19 l’assessore Pepe ha superato se stesso pubblicandone uno il 2 agosto e aggiornandolo, in versione peggiorativa, il 4 settembre”.

Tra le tante situazioni considerate  illegittime dall’associazione quella relativa alla caccia al beccacino, consentita nel mese di gennaio, solo da appostamento fisso o temporaneo, scavalcandp così per Federcaccia le “leggi regionali e nazionali”. Ma non solo.

“Tornando alla questione beccaccia l’assessore ha ristretto di sua iniziativa il periodo di caccia. In Italia si caccia anche a gennaio, mentre il calendario venatorio abruzzese prevede, nella sua ultima versione, la sottomissione alle decisioni dell’Ispra per il periodo 2019. Sarebbe opportuno9 capire su quali basi ha preso questa decisione – conclude Morelli –  Le incongruenze sono tante altre, come la regolamentazione della caccia dentro Sic e Zps, già normate a livello nazionale ed europeo, e dove eventuali divieti dipendono dall’adozione di un regolamento di gestione, ad oggi inesistente. L’unica speranza i cacciatori la ripongono in un prossimo futuro, con le nuove elezioni regionali che, ci auguriamo, premino politici capaci e conoscitori delle leggi, capaci di dialogare con chi da decenni segue le questioni così da dare indirizzi intelligenti agli uffici preposti”.

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