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Acquisizione Tercas, le indagini su Popolare Bari: “E’ stata un’operazione troppo rischiosa”

Acquisizione Tercas, le indagini su Popolare Bari: “E’ stata un’operazione troppo rischiosa”

TERAMO, 30 agosto – Da ciambella di salvataggio a zavorra. In acque che restano comunque agitate. Non c’è pace per quelle che una volta erano Tercas e Caripe, nemmeno ora che sulle insegne si è appostato il logo bianco e rosso di Banca Popolare Bari. Non c’è pace perché l’istituto di credito pugliese, che in Abruzzo era arrivato per ripescare le due banche dal baratro di un’indagine che ha scosso l’intero sistema del credito, ora, per quell’operazione, è finito dritto dritto sotto inchiesta.

Nel registro degli indagati e con accuse pesanti sono stati iscritti il presidente Marco Jacobini, l’allora direttore generale Vincenzo De Bustis, già amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena e Deutsche Bank, i due figli di Jacobini, Gianluca e Luigi (rispettivamente condirettore generale e vice), il responsabile della linea contabilità e bilancio Elia Circelli, il dirigente dell’ufficio rischi Antonio Zullo.

L’indagine si è aperta sei mesi fa, dopo la segnalazione di un funzionario che sull’operazione Tercas non aveva mai nascosto il suo scetticismo.

Un atteggiamento che all’azienda non era piaciuto: lo hanno prima mobbizzato, racconta ai giudici, poi licenziato.

Così la Procura affida alla Guardia di Finanza l’incarico di dare un’occhiata alle carte. Non è la prima volta che le Fiamme Gialle mettono piede nell’istituto di credito. C’erano già state, nel luglio dell scorso anno, su incarico della magistratura di Ferrara per un’indagine, partita nel 2015,  che riguardava l’aumento di capitale della Carife con la sottoscrizione indiretta di azioni per 23 milioni di euro tra la Cassa ferrarese e quattro istituti di credito, tra i quali la Popolare di Bari.

Altro passaggio in dicembre, sempre nel 2016, proprio nell’attimo in cui si stava concretizzando la trasformazione in spa: gli uffici di corso Cavour, a Bari, vengono passati al setaccio, alla ricerca di ogni informazione utile a chiarire i sospetti dei procuratori Antimafia Lidia Giorgio e Federico Perrone Capano, su irregolarità commesse negli ultimi anni di gestione.

La Banca si difende e garantisce: “Vedrete, si capirà che è tutto regolare”.

Poco più di sei mesi e l’inchiesta si focalizza su quel passaggio che ha richiesto tempi lunghi ed operazioni difficili, l’acquisizione di Banca Tercas, che prima aveva inglobato la Caripe e poi era finita sotto il commissariamento di Bankitalia.

Anche adesso il presidente Mario Jacobini contrattacca:

“Le dichiarazioni rancorose di un dipendente licenziato per giusta causa è bene che siano oggetto di ogni approfondimento da parte della Procura, per consentire poi alla Banca Popolare di Bari di agire nei confronti dell’autore di tali inaccettabili propalazioni. Per la banca contano solo i fatti, gli atti, i numeri, la trasparenza delle procedure e, di conseguenza, la fiducia dei soci e dei clienti. E’ così fortemente auspicabile  che gli accertamenti (a cui vi è ampia disponibilità a cooperare) siano rapidi, per sostituire al clamore mediatico, la certezza della correttezza dei comportamenti tenuti”.

La realtà è che tre anni di documentazione, ora sono sulle scrivanie della Guardia di Finanza pugliese. Sì perché l’acquisizione di Tercas, secondo fonti investigative, è stata per Popolare Bari un’operazione rischiosa, molto rischiosa.

Soprattutto per la situazione finanziaria in cui l’istituto di credito pugliese si trovava in quel momento.

Gli accertamenti della Gdf, coordinati dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, riguardano soprattutto la gestione dei bilanci. Alla Consob potrebbero essere stati comunicati elementi non del tutto veritieri, non completamente trasparenti e comunque poco chiari, soprattutto relativamente alla quantificazione dei crediti.

Un sospetto che la Finanza sta verificando non solo attraverso le acquisizioni documentali, ma anche raccogliendo le testimonianze di azionisti e correntisti.

Settantamila soci, tremilacinquecento dipendenti: per la Puglia una realtà finanziaria decisiva, per l’Abruzzo la possibilità di una svolta. Ma Popolare Bari, nonostante le primissime dichiarazioni tranquillizzanti, in Tercas-Caripe è entrata con un accordo che ai dipendenti è costato lacrime e sangue. Un accordo durissimo sia dal punto di vista economico che sul piano dei diritti. E che, conti alla mano, oggi potrebbe non essere più l’ultima preoccupazione.

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