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Aquilana positiva alla cannabis dopo incidente, patente sospesa ma risultato del test è sbagliato

Aquilana positiva alla cannabis dopo incidente, patente sospesa ma risultato del test è sbagliato

L’AQUILA, 12 settembre 2017 – In seguito ad un incidente stradale, avvenuto nei pressi del casello autostradale di Atri-Pineto, l’esame delle urine rivela che la conducente di una delle auto coinvolte nel tamponamento, una donna aquilana di 38 anni, ha assunto cannabinoidi. Immediatamente scatta la lunga e articolata procedura, che si rivela un autentico calvario, tra esame tricologico, colloquio psicologico al Sert, con tanto di test psicoattitudinale, sospensione cautelare della patente e la possibilità di vedersi coinvolta in una causa penale. I risultati delle analisi, però, erano sbagliati. Gli esami di secondo livello, effettuati dal laboratorio farmatossicologico del Santo Spirito, accertano la totale negatività all’uso di droghe.

La vicenda ha inizio il 7 luglio scorso, quando la donna si ritrova coinvolta in un incidente in autostrada. La sua auto è semidistrutta, ma per fortuna le persone coinvolte nel tamponamento riportano solo ferite lievi. La donna, insieme ai suoi due figli, viene comunque trasportata in ambulanza all’ospedale di Pescara.

E’ qui che la 38enne si sottopone all’esame di routine, per l’accertamento delle condizioni psicofisiche alla guida: l’alcol test risulta negativo, mentre l’esame delle urine rivela una falsa positività ai cannabinoidi. Soltanto in seguito, le controanalisi riveleranno che la donna non aveva assunto droghe.

Intanto, però, la Procura, sulla base delle prime analisi, apre un fascicolo, segnalando l’ipotesi di reato, ai sensi dell’ articolo 187 (guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti) e la Prefettura di Teramo emette un provvedimento amministrativo di sospensione cautelare della patente, notificato il 25 agosto. Parte, inoltre, tutta la procedura relativa ai controlli prevista in questi casi. Un errore in sede di accertamento farmatossicologico, insomma, è costato caro alla donna, che commenta:

“Se l’incidente avesse fatto registrare delle vittime o delle lesioni gravi, mi sarei ritrovata coinvolta in una procedura relativa al reato di omicidio stradale, pur avendo in mano le carte che dimostrano che non ho fatto uso di stupefacenti”.

La signora, assistita dall’avvocato Umberto Pilolli, è pronta a presentare opposizione al provvedimento al giudice di Pace di Atri. Il suo legale spiega che il falso positivo può essere possibile in virtù dell’interazione di una sostanza qualsiasi, anche un the alle erbe o un farmaco per lo stomaco, con gli agenti utilizzati per gli esami.

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