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Chieti, utilizzavano l’Università telematica come un bancomat: 5 arresti

Chieti, utilizzavano l’Università telematica come un bancomat: 5 arresti

CHIETI, 20 giugno – Le casse dell’Unidav, l’Università telematica della Gabriele D’Annunzio, utilizzate come un bancomat. Sono le ragioni alla base delle cinque ordinanze di custodia cautelare, di cui tre in carcere e due ai domiciliari, scattate questa mattina nell’ambito di una vasta indagine nella quale risultano indagate 18 persone italiane: 16 residenti tra Abruzzo, Toscana, Emilia-Romagna, Lazio e Campania e due in Svizzera e Romania.

Le attività di indagine coordinate dal sostituto Procuratore Giancarlo Ciani hanno accertato più episodi di peculato a carico di alcuni soggetti, con denaro sottratto dall’Unidav per creare fondazioni e società: in un caso particolare, poi, era stata costituita una società con oltre centomila euro che fungeva da schermo per drenare denaro con falsi contratti di formazione.

Le misure cautelari personali sono scattate per l’ex direttore generale Alberto Rimicci, per due ex consiglieri di amministrazione, per un dipendente della Da Vinci, tre imprenditori e un basista residente in Romania. Dalle prime ore di questa mattina, contestualmente alle misure cautelari, si sta procedendo al sequestro preventivo dei beni mobili, immobili e conto correnti bancari per un valore di oltre ottocentomila euro sia in Italia che in Svizzera, in Slovacchia e a Malta.

Gli inquirenti hanno accertato frodi, appropriazione e falsificazione di documenti su larga scala: l’unico obiettivo era depredare le casse dell’Università telematica Da Vinci. Circa 800 mila euro il flusso di denaro che veniva utilizzato a vari fini per la costituzione di società per il pagamento di fatture a scopo personale e per la gestione di aziende di persone collegate al consiglio d’amministrazione.

E’ stato contestato anche il reato di abuso di atti di ufficio per la nomina illegittima a professore universitario a contratto di Antonio Cilli.

“Abbiamo neutralizzato una banda di affaristi che per oltre due anni hanno depredato senza ritegno, al loro uso e consumo, i fondi dell’università – ha dichiarato il Procuratore capo di Chieti Francesco Testa – allo scopo di creare nuovi enti e nove società in Italia e all’estero: vere proprie scatole cinesi nate per accaparrarsi risorse pubbliche e fondi comunitari che avrebbero dovuto essere invece destinate alle attività di istruzione e formazione. In un caso, addirittura – spiega Testa – abbiamo accertato la distrazione di fondi per pagare i creditori di una società maltese che faceva da drenante di denaro. Le indagini sono scattate dopo alcune segnalazioni, sulla base di analisi dei documenti di governance dell’università e dei flussi finanziari: grande collaborazione dell’attività giudiziaria coordinata dal colonnello dei carabinieri Florimondo Forleo e del colonnello della Guardia di Finanza Serafino Fiore.

“Nell’ambito della cooperazione internazionale – spiega Francesco Testa- c’è stata una grande sinergia :abbiamo richiesto e ottenuto con sollecitudine collaborazione sia nell’esecuzione di ordini di indagini europee che di tradizionali rogatorie anche da paesi che non fanno parte dell’unione europea e mi riferisco in particolare a Slovacchia, Svizzera ,a Malta e alla Romania. Restano ancora da chiarire l’origine dei fondi provenienti dalla Slovacchia ed erogati dalla comunità europea così come è ancora da approfondire sono da approfondire gli aspetti dell’aggiudicazione del bando di concorso. Sono tuttora in corso 22 perquisizioni e a breve si procederà ad informare il ministero dell’istruzione circa i risultati delle indagini per fare in modo che vengano presi provvedimenti anche in un’ottica futura e non lasciati più in mano di speculatori che fa pensare ad una debolezza intrinseca”.

 

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