Coronavirus, in Abruzzo 221 nuovi positivi e 10 decessi. Sotto esame varianti e casi di reinfezione
PESCARA, 23 gennaio – Sono 221 i nuovi casi di contagio e 10 i decessi registrati oggi in Abruzzo. Il rapporto tra nuovi contagiati e tamponi molecolari eseguiti si attesta al 5,7%. Pescara è la città più colpita, con 41 nuovi casi di contagio.
I nuovi positivi hanno un’età compresa tra 1 e 97 anni: 11 sono in provincia dell’Aquila, 63 in quella di Chieti, 79 nel Pescarese e 46 nel Teramo. Altri 2 contagiati sono residenti fuori regione. In tutto sono stati eseguiti 3.848 tamponi molecolari e 5.399 test antigenici. Tre dei 10 deceduti sono risalenti ai giorni scorsi e sono stati comunicati solo oggi dalle Asl. Sono invece 28.768 i guariti (+299), 10.411 gli attualmente positivi (-88), 427 i ricoverati in area medica (-14), 41 i ricoverati in terapia intensiva (+1) e 9.943 in isolamento domiciliare (-75).
Nel frattempo in Abruzzo si segnalano altri casi di coronavirus, derivanti da varianti, sulla cui tipologia sono in corso accertamenti. I contagi dovuti a varianti, in base alle stime, potrebbero arrivare addirittura alla metà di quelli complessivamente accertati nell’ultimo periodo. Si registrano anche i primi casi di reinfezione. Per quanto riguarda le reinfezioni sono in corso studi sui pazienti per valutare la risposta anticorpale e capire quale variante abbia generato la nuova infezione. In un caso, ad esempio, un paziente che aveva avuto il Covid-19 tra settembre e ottobre, dopo essere stato negativo per alcuni mesi, di recente è risultato nuovamente positivo.
In Abruzzo il primo caso da variante inglese, come ricostruito dagli esperti, risale alla prima metà di dicembre. Solo a Guardiagrele, paese del Chietino di novemila abitanti, ne sono emersi una quarantina, ma i numeri salgono se si considera l’intera provincia di Chieti. Oltre a quella inglese, è stata accertata anche la circolazione di un’altra variante già nota nel Nord Europa, che si è diffusa in particolare nel carcere di Lanciano (Chieti). Due le strutture individuate dalla Regione Abruzzo per il sequenziamento: il laboratorio di Genetica molecolare – Test Covid-19 dell’Università di Chieti e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise. Le strutture in questi giorni devono anche fare i conti con la carenza di reagenti, molto richiesti a livello globale.
“Mentre all’inizio vedevamo casi da varianti concentrati in un’area o in una struttura, ora registriamo contagi sparsi. Non più focolai circoscritti: le varianti si sono intrufolate ovunque sul territorio”. Lo dice il direttore del laboratorio di Genetica molecolare – Test Covid-19, Liborio Stuppia, commentando la questione delle varianti accertate in Abruzzo e delle prime reinfezioni. La situazione di Guardiagrele, paese del Chietino di novemila abitanti in cui sono emersi una quarantina di contagi riconducibili alla variante inglese, secondo Stuppia potrebbe “non essere un caso isolato, ma piuttosto una situazione emblematica di un fenomeno più ampio, che interessa il territorio”.
“In un contesto di questo tipo – osserva l’esperto – diventa fondamentale il tracking: dobbiamo capire che percorso fa il virus, dove avviene il contagio e non basta più limitarsi ad appurare dove viva il paziente. Da questo punto di vista serve un grande lavoro da parte dei Siesp (Servizi igiene epidemiologia e sanità pubblica) delle Asl, che devono lavorare al meglio sulle indagini epidemiologiche”.
Il laboratorio di Genetica molecolare si sta occupando anche di diagnostica e sta processando fino a 6-800 tamponi al giorno, ma l’attività principale della struttura è la ricerca. Si sta infatti occupando senza sosta del sequenziamento del genoma del virus e, sul fronte reinfezioni, sta studiando la risposta anticorpale dei pazienti, perché in caso di nuova infezione all’origine del contagio potrebbe esserci un ceppo diverso. “Con il Cast (Center for Advanced Studies and Technology) dell’Università di Chieti – annuncia Stuppia – stiamo organizzando un grande progetto che prevederà tre attività principali: sequenziamento del genoma del virus, ricerca e studio degli anticorpi nei pazienti, test prognostici”.
Un test prognostico in grado di predire in che direzione andrà l’infezione da coronavirus in un paziente e, soprattutto, se il soggetto rischia di raggiungere la fase acuta, che potrebbe rivelarsi fatale. E’ ciò su cui sta lavorando il Center for Advanced Studies and Technology (Cast) dell’Università “d’Annunzio” di Chieti, in prima linea nella lotta al Covid-19, in particolare con l’attività del laboratorio di Genetica molecolare. Il progetto si concentrerà su tre aspetti: il sequenziamento del genoma del virus, la ricerca e lo studio degli anticorpi nei pazienti e il test prognostico, attività, quest’ultima, che dovrebbe partire nelle prossime settimane. “Si tratta – spiega il direttore del laboratorio, Liborio Stuppia – di un test che ci consentirà di dire in che direzione andrà l’infezione in termini clinici. E’ uno studio sui marcatori linfocitari del paziente che permette di predire la cosiddetta tempesta citochinica (reazione immunitaria potenzialmente fatale, ndr), cioè la fase acuta della patologia che può rivelarsi fatale”.