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Donna morta in ospedale a Pescara, difese: “Prosciogliere i medici”. Nel pomeriggio decisione Gip

Donna morta in ospedale a Pescara, difese: “Prosciogliere i medici”. Nel pomeriggio decisione Gip

PESCARA, 12 settembre 2017 – “Prosciogliere gli indagati”. E’ la richiesta formulata questa mattina, davanti al gip del tribunale di Pescara, dai legali dei tre medici indagati per omicidio colposo, in relazione alla morte di Elvira Ferri, la donna di 57 anni deceduta nell’ospedale di Pescara il 12 febbraio del 2014. La decisione del giudice Elio Bongrazio, sulla richiesta di rinvio a giudizio, è attesa per oggi pomeriggio alle 15.30.

LA DECISIONE DEL GIUDICE (leggi qui)

Nella vicenda sono indagati Giancarlo Traisci, in qualità di primario dirigente del reparto, in servizio il 12 febbraio 2014, con orario 13.15-17.25; Giancarlo Di Battista, in qualità di medico che prese in carico il caso della donna il 12 febbraio 2014, con turno 8-14; Antonio La Torre, in qualità di medico che prese in carico il caso della paziente l’11 febbraio del 2014 ed esaminò i primi due referti.

Questa mattina alle 10.30, nel corso di un’udienza durata meno di un’ora, hanno preso la parola gli avvocati dei tre indagati, Gabriele Colicchia, Giuliano Milia e Gianfranco Iadecola, che hanno chiesto il proscioglimento dei loro assistiti, puntando sul “rapporto di causalità che ha generato il decesso”.

Colicchia, legale dell’ex primario Traisci, in particolare rimarca:

“La paziente aveva problemi di respirazione ed è risultato che quando è deceduta l’impianto per l’erogazione dell’ossigeno non era funzionante. Come accertato dal consulente del pm e dai periti, in sede di incidente probatorio, il difetto nella somministrazione dell’ossigeno può avere costituito causa esclusiva dell’exitus mortale”.

L’avvocato fa riferimento alla perizia illustrata nel corso dell’udienza precedente dagli esperti Vittorio Fineschi e Mario Giosuè Blazanelli:”

“Non può tacersi, per quanto di competenza, ferme restando le criticità di condotta dei sanitari coinvolti –  è uno dei passaggi fondamentali della perizia – che la disfunzione degli impianti di ossigenazione sia stata causa del decesso della paziente, aggravandone in modo fatale la condizione, già precaria, di insufficienza respiratoria, favorendo direttamente, di conseguenza, l’innesco delle aritmie ventricolari responsabili dell’insorgenza dell’arresto cardiaco”.

I periti avevano parlato anche di “una gestione ospedaliera complessiva che può definirsi di inadeguata qualità rispetto alle esigenze gestionali del caso specifico”. A giudizio di Colicchia, però, “nel momento in cui nella genesi del decesso viene accertata una causa esclusiva, tutte le altre responsabilità vengono annullate”.

Presente all’udienza anche l’avvocato Enzo Di Lodovico, che assiste i familiari della vittima.

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