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Elezioni, Pd massacrato. E Di Matteo affonda la lama: “D’Alfonso deve dimettersi”

Elezioni, Pd massacrato. E Di Matteo affonda la lama: “D’Alfonso deve dimettersi”

L’AQUILA, 5 marzo – Una Regione senza testa: politicamente decapitata, schiaffeggiata dagli elettori con più determinazione che altrove. E alla ricerca di una prima risposta: D’Alfonso che farà?

Inutile girarci intorno, in questa campagna elettorale più di pancia che di testa, su un territorio che combatte con grandi temi irrisolti c’è stato prima un voto contro, poi un voto per. Un voto contro un’amministrazione regionale che non è riuscita a colmare la distanza tra i problemi reali e le iperboli verbali.

Per carità, l’Abruzzo rientra a pieno titolo nella grande sconfitta che, in generale, ha travolto il Pd, ma con la stessa carità diciamo pure che da queste parti il sapore della sconfitta si avvelena di un’amarezza in più: altro che governo a chilometri zero, la risposta del territorio alle ambizioni del presidente della Regione è un no di una chiarezza inossidabile.

Dunque che farà? per l’assessore regionale Donato Di Matteo, che con il governatore ha da tempo un rapporto controverso, la strada è una sola:

“Il risultato del Pd e del centrosinistra in Abruzzo è stato più negativo di quelle che potevano essere le previsioni e del risultato nel Paese, e per questo credo che il presidente della Regione D’Alfonso abbia un’unica strada che è quella delle dimissioni per lanciare un segnale di serietà dopo la sconfitta, dando dimostrazione di umiltà e di coerenza di fronte a questi risultati. Questo è il risultato figlio – ha detto ancora Di Matteo – di chi ha governato con arroganza la Regione. È stata sbagliata l’impostazione perché non si capito quale è il ruolo dell’amministratore regionale e oggi ne paghiamo le conseguenze con una sciagura a livello politico”.

Ci prova Stefania Pezzopane a contestualizzare lo stato di un partito demolito a colpi di voti e lo fa inserendo l’Abruzzo in uno schema antiRenzi che, però, qui sembra aver funzionato molto più che altrove:

“Il Partito Democratico subisce un arresto storico, un colpo storico: è un risultato drammatico a livello nazionale. A livello regionale avvertivo un forte distacco, una rabbia nei confronti del Partito Democratico di Renzi, una rabbia a volte talmente profonda da non riuscire a risolverla: E questa rabbia non ha trovato soluzione, è diventata voto di protesta e voto di rifiuto contro il Partito Democratico e contro Renzi”.

Chi si gode il successo dopo una discreta passata di polemiche è il coordinatore regionale di Forza Italia Nazario Pagano. E per due motivi, il crollo del Pd, ovviamente, ma anche la sostanziale tenuta del partito in Abruzzo rispetto alla Lega. In alcuni centri il sorpasso c’è stato, ma l’aggregato regionale è ancora favorevole agli azzurri.

“Forza Italia si riconferma il primo partito della coalizione di centrodestra in Abruzzo nonostante un ottimo risultato della Lega nella nostra regione, ma devo dire che questa onda anomala del M5S c’è stata anche in Abruzzo anche se non in tutta la Regione, e noi siamo,riusciti a contenerli nelle zone interne dove li abbiamo battuto nettamente nel collegio dell’Aquila con Martino è nel collegio senatoriale L’Aquila-Teramo con Quagliariello. Siamo stati competitivi e devo dire che il centrodestra oggi in Abruzzo è competitivo e oggi il centrodestra è pronto ad affrontare le elezioni regionali con la convinzione di vincerle”.

E per D’Alfonso non ammette sconti:

“Io credo che D’Alfonso che si è candidato al Senato, se eletto come penso, credo che sia giusto e opportuno che si dimetta. Nella vita politica funziona così. Se ti candidi per fare una cosa e poi ad un certo punto per tue scelte rinunci a fare quello che stavi facendo prima e che ti hanno demandato a fare i cittadini, è giusto che ti dimetta senza soluzioni levantine per tentare di tenere in piedi una Giunta che si tiene in piedi con lo scotch”.

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