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Gare truccate all’Arta, Tenaglia imputato: “Mai immaginato che avrei affrontato questo dramma”

Gare truccate all’Arta, Tenaglia imputato: “Mai immaginato che avrei affrontato questo dramma”

PESCARA, 16 gennaio – E’ giunto alle battute finali il processo sulla gara di affidamento del servizio di patrocinio legale dell’Arta e sul concorso di perito elettronico, bandito dallo stesso ente, che a giudizio dell’accusa sarebbe stato truccato. Questa mattina si è tenuto l’esame degli imputati, sono stati ascoltati gli ultimi testimoni e il 14 maggio prossimo ci si avvierà verso la sentenza. L’udienza odierna, davanti al tribunale collegiale di Pescara presieduto dal giudice Carmine Di Fulvio, è stata caratterizzata dalla dichiarazione spontanea di Pierluigi Tenaglia, presidente dell’Ordine degli avvocati di Chieti e imputato nel processo con le accuse di corruzione e turbativa d’asta. “Questa vicenda mi ha devastato e ha cambiato il corso della mia esistenza – ha detto Tenaglia -. Non avrei mai immaginato di dovere affrontare il dramma del processo penale non come avvocato, ma come cittadino”.

Insieme a Tenaglia sono imputati Antonio Fernandez, ex direttore amministrativo dell’Arta; Angela Del Vecchio, ex direttore del distretto provinciale Arta di Pescara; Nicola Colonna, membro della commissione di concorso; Pietro Domenico Pellegrini, candidato precario che, secondo l’accusa, sarebbe stato il «beneficiario consapevole del concorso truccato» da perito elettronico; Ernesto D’ Onofrio, ex dipendente dell’Arta. Fernandez, Del Vecchio, Pellegrini e Colonna devono rispondere, in concorso tra loro, di rivelazione di segreti di ufficio e falsità ideologica in atti pubblici. Fernandez è accusato anche di tentata concussione, abuso in concorso, corruzione e turbativa d’asta.

Secondo l’accusa Fernandez avrebbe pilotato la gara d’appalto, relativa all’affidamento dei servizi legali dell’Arta, a favore di Tenaglia. In cambio, come contropartita, Tenaglia avrebbe promesso di assumere nel suo studio, come segretaria, la cognata di Fernandez, Carla La Menza. Sul punto Tenaglia, in aula, è stato perentorio:

“Giuro sui miei figli che non ho mai assunto e mai promesso di assumere la signora La Menza come segretaria”.

Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Chieti ha aggiunto:

“All’epoca dei fatti avevo incarichi di avvocato per l’Arta e dunque ero in contatto con le sue strutture. Fortunatamente l’Arta non era il mio unico cliente, altrimenti senza quell’incarico mi sarei trovato in rovina. Inoltre all’epoca ero componente del Cda della Caripe, ero presidente dell’ordine e avevo molti impegni e dunque il rapporto con l’Arta non era una mia priorità”.

Nel corso dell’udienza, sullo stesso filone del processo, è stato ascoltato in qualità di testimone della difesa l’avvocato Alberto Marra, che collabora con lo studio di Tenaglia dal 1995, il quale ha riferito che:

“Nel giugno 2011 si era resa necessaria la sostituzione della segretaria storica e vennero chiesti suggerimenti a più persone. Tra i curriculum che io stesso esaminai, non figurava quello della signora La Menza, tanto è vero che fu scelta un’altra persona”.

Anche l’ex direttore generale dell’Arta, Mario Amicone, inizialmente indagato e poi prosciolto da ogni accusa, è stato chiamato a testimoniare dalla difesa in merito alla gara per l’affidamento dei servizi legali.

“Furono aperte le buste davanti agli aspiranti avvocati e ci si accorse, su segnalazione di uno dei concorrenti, che c’era un requisito da modificare. Facemmo un secondo bando ma ci fu un ricorso al Tar, c’era urgenza di nominare un avvocato in quanto c’erano diversi contenziosi in atto e dunque creammo un elenco dal quale attingere”.

Sull’iter che ha portato all’emanazione dei due bandi e sull’andamento della gara è stata ascoltata – sempre in qualità di testimone della difesa – anche Francesca Fusco, membro della commissione di gara per il bando relativo alla selezione per l’affidamento dei servizi legali dell’Arta.

In riferimento all’altra vicenda al centro del processo, di particolare interesse l’esame dell’imputato Domenico Pietro Pellegrini, che a giudizio dell’accusa sarebbe il “beneficiario consapevole del concorso truccato” per il posto da perito elettronico. Nella sua abitazione gli investigatori, nel corso di una perquisizione, trovarono dei “fogli manoscritti con lo svolgimento delle tracce d’esame”. Sul punto Pellegrini, dopo avere ricostruito il suo percorso professionale da precario all’Arta, le fasi che precedettero l’emanazione del bando e l’andamento del concorso, ha fornito la sua versione:

“Avevo degli incarichi annuali di docenza presso gli istituti tecnici di Pescara e Montesilvano, e pensai che quelle tracce potessero essere utili per il mio insegnamento. Dunque, dopo il concorso, le chiesi prima al collega Ernesto D’Onofrio, che aveva fatto parte della commissione del concorso. Poi, alcuni giorni dopo, incontrai nella sede centrale Monica Ruscitti e chiesi a lei le tracce. Lei inizialmente rimase per qualche secondo interdetta e poi mi diede l’assenso. Poche ore dopo effettivamente me le fece avere”.

Monica Ruscitti, funzionaria dell’Arta, è la testimone che con le sue rivelazioni ha dato il via all’inchiesta. In merito a quanto dichiarato da Pellegrini, ha affermato di non avergli mai consegnato le tracce. Lo stesso Pellegrini, questa mattina in aula, ha compiuto allusioni a possibili dissapori personali:

“Con la Ruscitti avevo dei rapporti formali, ma alla luce di quanto accaduto dopo posso dire che non mi ero accorto di cosa covava. C’era un rapporto molto teso tra mia moglie e la madre della Ruscitti, che lavoravano nello stesso ufficio, e che una volta hanno avuto anche un acceso diverbio. Alla base degli attriti c’erano le modalità con le quali era stata assunta la madre della Ruscitti”.

Restando alla dichiarazione di Pellegrini in merito alle tracce del concorso rinvenute nella sua abitazione, a confermare la circostanza riferita dall’imputato è Ernesto D’Onofrio, anch’egli imputato e sottoposto ad esame, questa mattina, in qualità di dipendente dell’Arta e segretario della commissione di concorso:

“Pellegrini mi chiese quelle tracce, ma poi mi disse che aveva già provveduto in sede centrale”.

D’Onofrio ha riferito su tutto l’iter che ha portato alla formazione della commissione, sull’andamento del concorso e sulle fasi immediatamente successive. Sugli stessi aspetti ha reso una dichiarazione spontanea anche Nicola Colonna, membro della commissione di concorso, ribadendo la correttezza del proprio operato. Infine è stato ascoltato – come testimone – il dipendente dell’Arta Marco Cacciagrano, che ha fornito ulteriori delucidazioni in merito alla catena decisionale e alle procedure dell’ente.

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